È incredibile come sia strana l’esistenza. Più tu fai progetti e organizzi le cose alla perfezione, più la vita ti smentisce. Questo ragionamento si può tranquillamente applicare anche nel basket. E più precisamente nel basket NBA. Un vecchio saggio un giorno disse (così sembra ancora più epico): “10 minuti sono tantissimi, se sai come utilizzarli, ma durano niente se sei un cretino”. Prendete questa massima, molto più affidabile di quanto si pensi, e collegatela al primo mese e mezzo di stagione dei Minnesota Timberwolves. Un progetto favoloso, giovane, fresco e senza olio di palma. E, per noi che siamo giovani, vedere giovani al potere ci rende belli carichi. Poi mettete un coach vincente e di esperienza, e anche una panchina tutto sommato decente. Il risultato è presto detto… Playoffs, ma non dei semplici playoffs. Playoffs con canditi, mandorle e panna montata. Invece no.
CI AVEVAMO TANTO CREDUTO
Ma perché no? No, perché è veramente troppo facile e riduttivo fare i pronostici ad ottobre. E perché (come dico sempre) ammassare talento, senza una logica difensiva, non è mai una grande idea. Almeno non un’idea da Nobel. Perché nonostante l’approdo del miglior (se non il migliore, top 3) coach difensivo dell’ NBA, ci siamo presto accorti come il materiale che aveva coach Thibs per lavorare sulla difesa fosse scarso. Oddio scarso… Inguardabile. Se dovessi scegliere una squadra da campetto, cioè 3 0 5 realizzatori micidiali, che però non difendono nemmeno con la pistola alla tempia, probabilmente prenderei il quintetto di Minnesota. I Wolves hanno tutti gli ingredienti perfetti, per non difendere bene. Eseguono pessimi rientri in difesa, concedono grosse percentuali agli avversari di turno e così facendo mettono in ritmo chiunque.
I GIOCATORI
Wiggins è il peggior difensore dell’intera lega, nel suo ruolo. Per statistiche, solo Muhammad (guarda caso altro giocatore dei Timberwolves) ha real plus-minus inferiore. Una cosa sinceramente inaccettabile. Poi ci va aggiunto il problema playmaker di cui abbiamo già parlato. Ricky Rubio e suoi problemi legati al tiro. Imbarazzo totale. Però la cosa più grave è che le alternative non sono meglio dell’ex niño spagnolo. Dunn ha fatto vedere progressi, ma leggeri come il petto di pollo a pranzo, e Tyus Jones, titolare di una franchigia NBA, “nun se pò vedè“.
Poi c’è anche l’intoccabile KAT. Lo abbiamo elogiato miliardi di volte, anche oltreoceano lo fanno con costanza. Per lui si sono già scomodati paragoni importanti. Però per adesso è parecchio dietro rispetto agli atleti presi in considerazione, in ambo le metà del campo. Tralasciando la difesa (dove deve migliorare e allo stesso tempo essere aiutato da UN DIFENSORE, cosa che Dieng non è), in attacco finora lo abbiamo apprezzato solamente come highlight-guy. Categoria effimera, perché significa essere un’attrazione, ma quanto un’attrazione è realmente utile alla squadra? Towns deve crescere, ed il “ball movement” è la base. Nell’ NBA moderna è diventato obbligatorio muovere velocemente la palla. KAT spesso staziona a 5 metri dal canestro, esasperando l’1vs1, che molto spesso va a segno, ma quando sbaglia, Minnie non ha alcuna chance di rimbalzo.
Il rientro di Bjelica dovrà convincere Thibs a cambiare assetto, o almeno a provarci. L’unico giocatore che merita consensi, per il lavoro che sta facendo (e i risultati si vedono), è Zach LaVine. Ha lavorato parecchio sul suo tiro da tre (link della gara da 7 triple) che ora è affidabile, però deve togliere l’abitudine di fare il play. Non è la sua specialità, non riesce a coinvolgere tutti, soprattutto Wiggins, e perde potenza ed imprevedibilità in attacco.
TANKING?
Ora che si fa? C’è una parola americana che funge da via da consiglio ai Timberwolves. TANKING. Parola orribile. Ora non è che Minnesota deve iniziare a perdere, però il tempo per provare a guadagnare i playoff sta scadendo. I Blazers, ottavi, hanno fatto vedere di essere avanti anni luce rispetto ai Wolves e tra le due franchigie ci sono già 6 vittorie di differenza, oltre che 5 squadre. O si scambia in fretta (pacchetto giocatori per un uomo utile), o i concetti di Thibs vengono assimilati a breve, o un’altra stagione da 25-30 al massimo si è già profilata all’orizzonte.