Nel nordovest degli USA c’è una terra bagnata dal Pacifico. La vegetazione è rigogliosa grazie alla Catena delle Cascate e ai venti di Chinook; l’economia va alla grande per la presenza di aziende come Amazon, Nintendo of America, Microsoft, T-Mobile, Starbucks e tanti altri colossi dei loro rispettivi settori. Ma il popolo dell’Evergreen State ha una passione in particolare, il basketball. Privati da 10 anni della loro franchigia storica, i Seattle Supersonics, il college basketball rappresenta una delle prime attrazioni sportive del paese, ancor più per le università qui presenti. I Gonzaga Bulldogs e i Seattle Redhawks possono vantare rispettivamente di popolarità recente e tradizione storica. Ma il polo collegiale per eccellenza nella terra dei lamponi è rappresentato dai rinomati Huskies della University of Washington.
Tantissimi talenti della pallacanestro sono nati e cresciuti nello stato di Washington. Klay Thompson, Jamal Crawford, Avery Bradley, Isaiah Thomas, Aaron Brooks, John Stockton e tantissimi altri. Alcuni sono rimasti anche dopo la high school per giocare in uno dei college statali, altri preferiscono trasferirsi in California o in Arizona dove non mancano università di cotanta fama a livello nazionale. Gli Huskies, dotati di un fascino particolare, reclutano come pochi e ogni anno spediscono giovani nella NBA che hanno buone probabilità di diventare stars.
A riguardo, possono esserne selezionati i cinque migliori per talento, risultati ottenuti a livello professionistico e popolarità. Non sono stati inseriti in questa lista giocatori come Spencer Hawes, Quincy Pondexter, Tony Wroten, C.J. Wilcox che sono riusciti ad arrivare al piano superiore ma non a lasciare il segno come coloro che andremo, adesso, a menzionare. Infine, occorre precisare che è lecito un giorno aspettarsi la presenza di tre ragazzi che stanno cominciando a scalare le gerarchie dei loro rispettivi team e a farsi notare per la loro perenne crescita. Si parla di Dejounte Murray, Marquese Chriss e della prima scelta assoluta dell’ultimo draft Marquelle Fultz.
Detlef Schrempf
Nato a Leverkusen, nell’allora Germania dell’Ovest, frequenta high school e college nello stato di Washington. Dal 1981 al 1985 veste la maglia degli Huskies con cui segna 1449 punti. Sotto la guida di coach Marv Harshman il risultato migliore a livello collegiale resterà il raggiungimento delle Sweet Sixteen nel 1984. Una volta draftato dai Dallas Mavericks con l’ottava scelta assoluta non ricoprirà un ruolo di rilievo per i primi anni della sua carriera professionista. Il tedesco comincerà a far parlare di sé ad Indianapolis. Con gli Indiana Pacers sarà eletto per due stagioni consecutive miglior sesto uomo nelle annate 1991 e 1992. Il passaggio ai Supersonics, team dello stato che lo aveva cresciuto cestisticamente, lo rende un giocatore fondamentale in un quintetto stellare completato da Shawn Kemp, Sam Perkins, Hersey Hawkins e Gary Payton. Raggiungeranno la finale NBA e i loro sogni si infrangeranno, come molti altri team dei ’90, sulla muraglia di Chicago. Il suo nome rimarrà impresso nella mente degli appassionati ancora per molto tempo, essendo stato uno dei migliori tiratori oltre dall’arco dell’intera lega.
Nate Robinson
Poche presentazioni per il 3 volte vincitore dello Slam Dunk Contest. Kryptonate arriva a Washington University per giocare principalmente a football, ma sorprenderà ancor di più per le sue prestazioni con gli Huskies. I suoi 13 punti di media al college gli valgono infatti la ventunesima scelta per i Phoenix Suns che lo scambiano poco dopo con i Knicks. New York è il palcoscenico perfetto per diffondere la parabola di Nate che con le sue doti atletiche lascerà di stucco appassionati di pallacanestro in tutto il mondo. A livello di squadra non raggiungerà alcun traguardo, ma nessuno è mai riuscito a portare 175 cm in NBA per poi potere metterli a frutto in una maniera tale.
Brandon Roy
Proprio come Robinson, suo compagno di squadra, l’ex gioiello di Portland nasce a Seattle, passa da Washington University sotto la guida di coach Lorenzo Romar entrando nel basket professionistico un anno dopo rispetto a Nate The Great. Proprio nell’ultima stagione senza il suo homie, ottiene medie da brividi (più di 20 punti ad allacciata di scarpe) che gli consentono di approdare nella vicina Rip City. Decisivo in più finali di match, gli è toccato un destino atroce per un infortunio alla cartilagine di entrambe le ginocchia. Il suo conseguente ritiro ha raccolto i pensieri delle stelle dell’attuale NBA attorno al talento di Seattle. Attualmente è considerato uno dei più grandi rimpianti cestistici della storia contemporanea.
Isaiah Thomas
Ereditario della maglia numero 2 indossata da Nate Robinson. Isaiah trascorre tre stagioni con gli Huskies. Incrementa i numeri e diventa sempre più decisivo anno dopo anno in match importanti come quelli della PAC-10. Ultima scelta al draft del 2011, perché in pochi credevano che un fisico del genere potesse reggere il confronto anche con i più grandi. E proprio come Nate smentisce tutti. Già a Sacramento le sue prestazioni da più di 20 punti e più di 10 assist gli permettono di procacciarsi attenzioni di vari team. Difficile però riporre la fiducia in Isaiah in contesti da titolo quando nella lega proliferano playmaker più che affidabili. I Phoenix Suns credono in lui per poi spedirlo quando possono nella città dei fagioli in Massachusetts. Qua arriva l’exploit che la storia moderna ci ha appena finito di narrare. Il nuovo capitolo deve essere ancora scritto. In Ohio. Alla corte del Re.
Terrence Ross
Nato in Oregon, frequenta la high school a Portland per poi farsi sedurre dalla tradizione universitaria per eccellenza dello stato confinante. I suoi 8 punti di media portati in dote agli Huskies nella stagione da rookie sono raddoppiati in quella da sophomore grazie agli insegnamenti di coach Romar . Approfitta delle attenzioni nei suoi confronti per rendersi eleggibile al draft del 2012. Si sposta quindi in Canada dove alterna prestazioni di livello ad altre sottotono. In questi sei anni trascorsi nella lega solo tre volte arriva in doppia cifra per media punti, ma nell’ultima stagione ad Orlando sta dando segnali di crescita dimostrandosi un ottimo role player. Ci si ricorderà di lui per i 51 punti firmati nel match contro i Los Angeles Clippers. Nessuno ha mai segnato cosí tanto nella storia dei Raptors in un singolo incontro.