Seconda sconfitta consecutiva e momento molto critico per gli Houston Rockets, caduti sotto i colpi dei Portland Trail Blazers tra le mura amiche: al Toyota Center, gli ospiti – peraltro reduci a loro volta da un periodo tutt’altro che positivo (appena tre successi nelle precedenti undici gare disputate) – si impongono per 117-107, mandando tutto lo starting five in doppia cifra. L’ex di turno Carmelo Anthony si prende una sorta di rivincita con una bella doppia doppia da 18 punti, 12 rimbalzi e un assist con un ottimo 70% dal campo (7/10) e un più che positivo 50% da dietro l’arco (1/2).
“In tutto il tempo che ho passato lontano dalla lega ho vissuto tutte le emozioni possibili. Mi interrogavo per capirne il motivo, ma soprattutto lavoravo duramente per mettermi alle spalle quella situazione e dimostrare ai miei detrattori che sbagliavano sul mio conto.”, le parole del dieci volte All-Star, che sta viaggiando a medie di 16.3 punti, 6.3 rimbalzi, 1.4 assist e una palla recuperata col 44% al tiro e il 40% da tre in 27 apparizioni stagionali. Il suo contratto è diventato garantito fino al termine della stagione poche settimane fa, con i Blazers convinti dall’incoraggiante rendimento dell’ex Nuggets, Knicks e Thunder.
Il miglior scorer per gli uomini di Terry Stotts è Damian Lillard, che fa registrare 25 punti, 7 rimbalzi, 7 assist e 2 palle recuperate, pur non andando oltre il 40% dal campo (8/20) e un misero 12.5% dalla lunga distanza (1/8). Poco male, perché anche C.J. McCollum supera ampiamente quota 20 punti, facendone registrare 24 con 6 assist, 2 palle rubate e una stoppata e tirando decisamente meglio del suo compagno di backcourt: 50% sia dal campo (9/18) che da tre (3/6).
Hassan Whiteside non è da meno e con la sua doppia doppia da 18 punti, altrettanti rimbalzi e 2 stoppate dà il suo contributo alla vittoria dei Blazers in quel di Houston e si aggiudica il duello sotto canestro con Clint Capela: l’ex Miami Heat, insieme al sopracitato Melo, si è rivelato l’ideale sostituto dell’infortunato Jusuf Nurkic e di Enes Kanter, che la scorsa estate aveva salutato l’Oregon per trasferirsi, da unrestricted free agent, ai Boston Celtics. Un altro interrogativo risolto per i ragazzi di Stotts, pronti a rimettersi in marcia per conquistare l’accesso ai playoff per il settimo anno consecutivo. Sul fronte opposto, invece, tanti dubbi per Mike D’Antoni.
“Ogni nave viene scossa prima o poi ed è esattamente quello che ci sta accadendo ora. Appena due settimane fa eravamo in un’ottima posizione e vivevamo un gran periodo. Bisogna stare attenti e in questo momento siamo un po’ altalenanti, ma abbiamo i veterani e i giocatori giusti che ripareranno la nave. Sono certo che ci metteremo alle spalle questo momento. I problemi fisici possono rappresentare un’attenuante, ma non bastano certo a giustificare tutto questo. Si tratta di un momento delicato, ci è già capitato l’anno scorso e due anni fa: ne verremo fuori.”, ha dichiarato il coach della franchigia texana al termine della gara persa in casa contro Portland.
Rockets ancora ko, gran serata per il quartetto dei Blazers
Have a night, 0️⃣0️⃣ pic.twitter.com/0Z7planHg5
— Portland Trail Blazers (@trailblazers) January 16, 2020
Dopo il ko maturato sul campo dei Memphis Grizzlies, i Rockets erano chiamati a rispondere immediatamente e dimostrare sul campo che l’inaspettato ko in Tennessee (senza Westbrook) fosse soltanto un caso. Il ritorno sul parquet di Russell Westbrook per la seconda partita del back-to-back, però, non coincide col ritorno alla vittoria, nonostante proprio il numero 0 risulti il migliore in campo e l’unico con un plus/minus positivo (+1) tra le file dei texani: The Brodie mette a referto una tripla doppia, la sua settima stagionale e in maglia Rockets, da 31 punti, 11 rimbalzi, 12 assist e una palla recuperata col 50% dal campo (11/22) e il 40% da dietro l’arco (2/5).
Ampiamente deludente, invece, la prestazione di James Harden, che offre la sua peggior prova stagionale e chiude a quota 13 punti, 8 rimbalzi, 7 assist e 2 stoppate con pessime percentuali al tiro (25% dal campo con 3/12 e 17% dalla lunga distanza con 1/6). Il Barba non viveva una serata così difficile addirittura dal 7 dicembre 2018, in occasione del match perso 118-91 a Salt Lake City contro gli Utah Jazz, in cui mise a referto appena 15 punti, 6 rimbalzi e 2 assist, seppur in appena 28′.
“Ognuno ha un carattere diverso e analizza una situazione in base alla sua opinione, sia individualmente che come gruppo. Per cui è bene dire le cose come stanno, mettere in evidenza un problema e scrollarselo immediatamente di dosso. Ora ci attendono partite difficili e dovremo affrontarle nel modo giusto. Lo faremo. Momenti del genere capitano a tutte le squadre, a noi sta capitando ora.”, le parole di Harden, raddoppiato costantemente dalla difesa dei Blazers e protagonista, suo malgrado, della peggior gara della sua stagione sin qui storica. “Penso che la soluzione ai nostri problemi sia molto semplice: giocare duro, il resto verrà da sé. Abbiamo abbastanza talento, esperienza e conoscenza del gioco, dobbiamo solo impegnarci duramente ogni notte. Il valore di un uomo si vede proprio nei momenti più complicati, sono certo che tutti i miei compagni la pensino alla stessa maniera.”, il commento di Westbrook, uno dei pochi a salvarsi nella debacle dei suoi Rockets.
In uscita dalla panchina, si fa valere soltanto Eric Gordon, autore di 20 punti, 2 rimbalzi e un assist col 46% da dietro l’arco (6/13), mentre non danno l’apporto richiesto Danuel House e Austin Rivers e Isaiah Hartenstein resta in campo meno di un minuto. 17 punti, 2 rimbalzi, un recupero e una stoppata col 38.5% da tre (5/13) per Ben McLemore, partito ancora una volta nel quintetto titolare, e doppia doppia da 14 punti e 18 rimbalzi col 50% dal campo (7/14) per Clint Capela.