1 novembre 1946. In un mondo che si stava leccando le ferite dalla Seconda Guerra Mondiale e che cercava di riprendersi in tutti modi, a Toronto si giocava una partita che era già storia. Al Maple Leafs Garden di Toronto, in un’arena lontana anni luce dalla ScotiaBank Arena che tutti noi conosciamo, andava in scena la prima vera partita della storia della NBA, che all’epoca si chiamava ancora BAA, Basketball Association of America, e che avrebbe cambiato nome tre anni più tardi, per non cambiarlo più. Sul parquet del Garden si affrontavano infatti i New York Knicks contro i canadesi dei Toronto Huskies, “antenati” degli odierni Raptors.
La cornice della partita, finita con il risultato di 68-66 per i Knicks, era il Maple Leaf Gardens, casa degli Huskies nella loro unica stagione di sempre, conclusasi con un record di 22-38 e un modesto sesto posto nella Eastern Division, antenata della Eastern Conference, fuori dai playoffs poi vinti dai Philadelphia Warriors, precursori dei Golden State Warriors, che vinsero le prime NBA Finals della storia battendo 4-1 i Chicago Stags. Per gli Huskies, la stagione fu molto travagliata: 4 cambi di allenatore, (fra cui addirittura Robert Rolfe, allenatore di baseball campione MLB con i New York Yankees), l’esclusione dai playoffs e l’addio dei giocatori più importanti come Ed Sadowski che fu ceduto ai Cleveland Rebels, portarono la franchigia canadese allo scioglimento.
Le aspettative per un grande incontro c’erano tutte, e sulle gradinate del Garden si contavano addirittura 7.090 spettatori, un’ottima cornice di pubblico, se si considera che in Canada l’hockey era lo sport di punta e il basket, come detto, si giocava più a livello collegiale, senza avere un’idea precisa di professionismo. Le aspettative non vennero tradite grazie a un match giocato ad altissimi ritmi e con le squadre guidate dai loro migliori marcatori: Ossie Schectman, autore di 11 punti per i Knicks e la coppia George Nostrand Ed Sadowski (che di quella squadra fu anche allenatore), autori rispettivamente di 16 e 18 punti. Tra le fila degli Huskies c’era anche un po’ di Italia, con Hank Biasatti, nato a Beano, frazione di Codroipo in Friuli Venezia Giulia, e che sarebbe diventato di fatto il primo giocatore internazionale della futura NBA, e che in carriera sarà l’unico canadese a giocare da professionista sia a basket, che a baseball con i Toronto Maple Leafs.
Un altro aspetto molto curioso furono i prezzi dei biglietti, molto popolari: li si poteva acquistare per un prezzo che viaggiava tra i 75 centesimi e i 2 dollari e 50, una miseria praticamente. E per i mezzi dell’epoca, la partita venne pubblicizzata anche in maniera massiccia ma anche con un pizzico di originalità: chi era più alto di George Nostrand, giocatore di 203 centimetri della squadra di casa, aveva la possibilità di entrare gratuitamente.
Nel 1946, con un mondo completamente da ricostruire, c’era da ricostruire anche l’idea di sport: da sportivi che andavano poi in guerra a sportivi che si guadagnavano da vivere giocando. E un episodio molto buffo occorse proprio ai Knicks: vedendo persone dal fisico imponente, un addetto alla frontiera, rimase spiazzato dall’aspetto dei giocatori e quando venne a sapere che aveva dinanzi giocatori di pallacanestro, rimase piuttosto stranito, probabilmente perché non aveva mai sentito parlare dei Knicks stessi e soprattutto del basket professionistico. Azzardò anche una previsione: “la pallacanestro non andrà molto lontano”.
Peccato che 75 anni dopo, la NBA sia More than Just a game e che quella semplice partita abbia creato la lega più spettacolare al mondo. L’anniversario verrà celebrato ampiamente durante la stagione. I festeggiamenti si sono aperti con il cortometraggio “NBA Lane” con 30 giocatori fra leggende e giocatori in attività, proseguendo con la lista dei migliori 75 giocatori di sempre. Il calendario offrirà poi le Classic Games, partite fra le franchigie già esistenti nella prima stagione del 1946-1947 fra cui: Warriors vs Celtics (17 dicembre), Knicks vs Celtics (18 dicembre) e Lakers vs Hawks (7 gennaio). Per l’occasione, Nike ha presentato delle divise celebrative che richiamano lo stile delle prime divise della storia.