I Golden State Warriors vedono ancora la luce in fondo al tunnel.
Pochi minuti prima del fischio d’inizio, gli Warriors hanno annunciato che Gary Payton II avrebbe saltato la partita a causa di alcuni problemi di salute. Draymond Green, che invece è stato sospeso, ha guardato la partita in TV, comodamente seduto sul suo divano, nella sua casa di San Francisco.
Quindi, sotto per 0-2, ed in lotta per mantenere in piedi la propria stagione e la propria dinastia, gli Warriors stavano per affrontare di nuovo l’attacco più prolifico della Western Conference, senza i loro due migliori difensori. Poteva trattarsi della sfida più difficile dell’intera carriera di Steve Kerr.
Ed è finita con un risultato imprevedibile. Gli Warriors hanno vinto per 114-97.
Gli Warriors hanno tolto a coach Kerr tutti i dubbi che aveva. Hanno schierato una difesa asfissiante, sono stati impeccabili a rimbalzo ed hanno ottenuto ottime prestazioni dalla panchina.
Come sempre, questo successo si raccoglie in casa. Quando gli Warriors giocano al Chase Center, sono particolarmente letali. Lo scorso anno, gli Warriors hanno registrato un record pari a 11 vittorie e 1 sconfitta in casa, durante i playoffs. E quest’anno, per quanto terribili in trasferta, sono stati assolutamente dominanti in casa, collezionando 33 vittorie e 8 sconfitte.
“Il Chase è diverso dalla Oracle Arena, ma la dinamica è la stessa” sostiene coach Kerr. “Abbiamo tifosi fantastici nella Bay Area. È stato un ottimo campo per noi”.
Gli Warriors avevano bisogno che i loro tifosi fossero particolarmente attivi durante Gara 3. Prima della partita, coach Kerr ha detto espressamente che si aspettava che i tifosi trasmettessero alla squadra l’emozione che Green è solito portare.
Ma, durante il primo tempo, l’atmosfera al Chase Center era più tesa che gioiosa. Ormai, i tifosi degli Warriors non sono abituati ad eccitarsi per un primo turno di playoffs, ma sanno che la loro dinastia è in bilico.
Ci è voluto Steph, ad un certo punto del primo tempo, per esortare un po’ la folla. Ed infatti, nel secondo tempo, l’atmosfera è diventata più vivace. L’attacco ha iniziato a fluire, Curry si è infuocato, Looney non poteva più essere fermato, e la folla era finalmente entusiasta.
Tra le altre cose, ciò non ha neanche sorpreso più di tanto i Sacramento Kings. O meglio. Non ha sorpreso più di tanto il loro capo allenatore, coach Mike Brown. D’altronde, in pochi conoscono la mentalità degli Warriors meglio di lui.
La controversa sospensione di Green si è fatta sentire molto all’inizio della partita, con i campioni in carica privi del loro leader difensivo. Dopo aver concesso rispettivamente 126 e 114 punti in Gara 1 e Gara 2, la difesa degli Warriors ha mantenuto i Kings al 38% di realizzazione al tiro (di cui il 23.9% da 3 punti), con ben 15 palle perse.
“Ieri, durante gli allenamenti, abbiamo capito quale fosse il nostro obiettivo, e che non potevamo cambiare nulla della decisione presa dalla NBA su Draymond” ha detto Steph Curry dopo la partita, in un’intervista per Inside The NBA. “Dicono che Draymond ha dei precedenti. Beh, li abbiamo anche noi. Ma non è importante. Domenica dovremo cercare di vincere e pareggiare la serie. Ora abbiamo fatto quello che dovevamo fare”.
Questa vittoria degli Warriors in Gara 3 è stata particolarmente folle. Ed ora la serie cambia completamente.
Gli Warriors possono pareggiare domenica pomeriggio, quando Green e (probabilmente) Payton torneranno. Questa di ieri sera è stata l’occasione per i Kings di spingere gli Warriors sull’orlo del baratro. Ma la squadra si trova ora di fronte alla prospettiva di una Gara 4 con Green in campo, che giocherà in un Chase Center pieno di gente dalla sua parte.
Opportunità come questa sono il tipo di opportunità che non si vuole sprecare quando si cerca di vincere un titolo NBA. E i Kings ora possono solo sperare di non doverla rimpiangere.
Ieri sera i campioni in carica hanno ricordato a tutti chi sono. Che non sono troppo vecchi, troppo lenti, che non si sono persi in difesa, che non sono distratti dal loro problematico numero 23. E che sono ancora i campioni.