I Sacramento Kings hanno rinunciato ai diritti su Dejan Bodiroga.
Vista la cadenza ironica assunta da questa rubrica, avrei già cesellato tutti gli elementi per costringere (vanamente) il boss Tarantino a dare alle stampe il terzo capitolo con solo la frase d’apertura.
Basta e avanza.
Per i pochi o più che purtroppo non hanno tutti gli elementi a disposizione per capire cosa ci sia di così ironico, Dejan Bodiroga è un grandissimo talento serbo, alto sui 2 metri e 5 con la proprietà di palleggio di Magic Johnson e titolare del già ben famoso Bodiroga move, un geniale palleggio incrociato che sbilancia il difensore (inutile spiegarvelo, cercate su YouTube ed anche il vostro mondo non sarà più lo stesso, come il mio dopo l’Elbow Pass di J-Will). Ha giocato pure in italia, dove ha vinto il tricolore con Milano oltre ad aver indossato la casacca del Barcellona e del Panathinaikos. Nella sua carriera ha collezionato numerosi trofei che spaziano tra riconoscimenti personali, competizioni nazionali ed internazionali. Se abbiamo messo gli artigli su Bogdanovic, dandogli pure un numero elevato di dollaroni, per Bodiroga avremmo anche potuto fare follie.
C’è solo un problema: Bodiroga si è ritirato nel 2007.
Pausa scenica.
Probabilmente, nella capitale californiana, il tempo è un concetto astratto. Una piccola minuzia tecnica di poco conto. Ci sta, non potrei saperlo non essendo avulso di quelle zone, fatto sta che se ho imparato bene a contare, essendo nel 2017, ci differenziano ben Dieci anni Dieci con la comunicazione di ritiro del Dejan. Provo vergogna oltremodo se puntiglio che effettivamente i Kings lo hanno scelto nel Draft del 1995 alla cinquantunesima uscita di Stern. Il che dilaterebbe lo spazio da dieci a ventidue (22, in numeri arabi) anni di sostanziale ritardo.
Mi immagino Vlade Divac alla sua scrivania che scartabella i tanti fogli nei cassetti, accorgendosi che i Kings non hanno mai rinunciato ai diritti su Bodiroga.
Beh, dopo aver preso Carter e Randolph, magari una telefonata gliela poteva anche fare.
Realmente, qualcuno gli dica che quest’anno non è il 2003.