Nato a Trieste nel 1993, Michele Ruzzier non è più una promessa ma rappresenta il presente di una nazionale in ricostruzione in cabina di regia. Dopo aver debuttato tra i grandi con la squadra della sua città, ha cominciato a girare piazze importanti della penisola fino ad arrivare alla Vanoli Cremona. Sotto la guida di coach Romeo Sacchetti ha trovato la sua dimensione, tanto da conquistare sia la Coppa Italia nel 2019 che la nazionale nel febbraio scorso.
Abbiamo avuto la fortuna di poterlo intervistare in un momento difficile per tutti, analizzando il suo passato e riflettendo su un futuro ancora troppo incerto. Andiamo a leggere le interessanti dichiarazioni rilasciate per il nostro sito da Michele Ruzzier.
L’intervista a Michele Ruzzier
- Partiamo da questo periodo di quarantena: come lo stai vivendo e hai cambiato qualche tua abitudine con la parziale riapertura delle attività?
“Più di tanto non ho cambiato le mie abitudini, giusto qualche giro all’aria aperta ma la mia routine da vita casalinga da quarantena è rimasta pressoché uguale”.
- In questa stagione siete partiti in modo po’ altalenante, ma dopo l’arrivo di Happ avete incannellato una striscia di 10 vittorie nelle ultime 14. Cosa è cambiato dal suo arrivo?
“Si, non siamo partiti molto bene siccome non avevamo ancora tutti i tasselli al posto giusto, ma dall’arrivo di Ethan le cose sono migliorate molto. È stato super sia dentro che fuori dal campo e da lì in poi abbiamo incannellato tante vittorie in fila battendo in casa anche squadre come Milano o Bologna”.
- L’ultima partita giocata è stata la sconfitta in Coppa Italia contro Milano. Come hai vissuto la partita e quanto tenevate a difendere il titolo?
“Arrivare alla Coppa Italia da campioni uscenti è stato super emozionante, sono venuti a galla tanti ricordi della passata stagione. La partita con l’Olimpia non è andata come volevamo, ci hanno messo in difficoltà da subito con la loro aggressività e il loro talento e hanno meritato la vittoria ampiamente”.
- Si parla ultimamente dell’idea legata a “Club Italia” promossa dalla tua società. Cosa ne pensi a riguardo e quanto è diverso giocare con i connazionali rispetto agli stranieri?
“Mi sono informato a riguardo, e credo sia un’idea molto intrigante e una novità che possa portare giovamento al movimento del basket italiano. Sono due cose molto diverse e la più grande differenza penso sia il linguaggio. Dopo parecchi anni che sono in serie A reputo il mio inglese molto buono, ma parlare italiano in campo credo faccia la differenza”.
- Come premio della tua stagione è arrivata la convocazione in nazionale. Quale sensazione provi a giocare per il tuo paese e che rapporto si crea tra i vari componenti della squadra in soli 10 giorni di raduno?
“L’esordio in nazionale è stato qualcosa di super emozionante che sognavo fin da bambino. Giocare con la scritta Italia sul petto è motivo di grande orgoglio e penso sia il sogno di ogni sportivo. Per quanto riguarda il rapporto, alla fine siamo tutti giocatori che ci conosciamo tra le varie nazionali giovanili e le partite tra i club, perciò abbiamo già un buon rapporto di base che non fa altro che consolidarsi”.
- Parlando sempre di nazionale hai disputato l’europeo under-20 nel 2013 vinto dall’Italia. Che manifestazione è stata e quali momenti ricordi con più piacere?
“L’europeo under-20 è stata la mia prima vera competizione con la nazionale giovanile ed ha rappresentato un sogno enorme. Concluderlo inoltre con l’oro di campioni d’Europa è stato incredibile perché dopo due mesi di convivenza con quei ragazzi che erano diventati la mia famiglia, finire il tutto con una vittoria è stato il finale perfetto. Quell’esperienza me la ricordo tutta nei minimi dettagli, dagli allenamenti pre-torneo alle partite fino a tutti i momenti fuori dal campo. E’ stato veramente speciale”.
- Prima di arrivare a Cremona hai disputato una stagione in A2 con la Fortitudo Bologna perdendo la semifinale proprio contro Trieste, tua città natale. Come è stato giocare da avversario e che ricordi hai dell’accoglienza ricevuta?
“È stata la mia prima serie da avversario contro la mia città e ricordo i calori di entrambi i palazzetti che infondevano una carica enorme. È stata una serie intensissima, super tesa che si è conclusa solo in gara 5 a Trieste. E giocare partite così di fronte alla mia famiglia e ai miei amici è stato strano e super emozionante”.
- Nel periodo bolognese hai anche avuto la possibilità di giocare il derby, probabilmente il derby più sentito in Italia. Da giocatore che effetto fa giocare in un clima così sentito e che livello di soddisfazione c’è stata dopo la vittoria in casa?
“Ho molti ricordi soprattutto del primo derby di Bologna, quello atteso da 7/8 anni in cui giocammo in casa della Virtus all’ex Pala Malaguti davanti a più di 9.000 persone. Trovavamo tifosi di entrambe le squadre già al palazzetto circa tre ore prima della partita, a testimoniare l’elettricità che c’era stata in tutta la città da oltre una settimana. Peccato poi che non siamo riusciti a portarla a casa anche se ci siamo vendicati al ritorno in casa nostra. È stato incredibile vedere la Fossa trainarsi dietro il pubblico e noi giocatori durante la partita ed è stata stupenda anche l’invasione di campo finale con baci e abbracci da parte di tutti. Sono esperienze che porterò sempre con me”.
- Hai anche giocato per due anni alla Reyer Venezia con ben due semifinali scudetto ma lo scudetto è arrivato solo l’anno in cui sei passato alla Fortitudo. Provi un po’ di rammarico e avresti voluto rimanere a Venezia oppure era la scelta più giusta per la tua carriera?
“I due anni alla Reyer sono stati i primi anni via da casa ma mi sono ambientato subito grazie alla super organizzazione della società. Sono stati due anni di cui ho ottimi ricordi, ma in quel momento la scelta più giusta è stata andarmene anche se con il senno di poi vincere lo scudetto sarebbe stato bello. Sono comunque contento così”.
- Come ultima domanda ti vorrei chiedere dove ti vedi fra 5 anni e quali sono i tuoi obbiettivi per l’anno a venire?
“Non so come mi vedo fra cinque anni onestamente, spero di consolidarmi ancora di più come giocatore. Stessa cosa vale per l’anno prossimo, voglio continuare a migliorare il mio gioco e cercare di vincere qualcosa con la nazionale se ne farò parte e con il club”.
Ringraziamo ancora Michele Ruzzier per la sua disponibilità e la Vanoli Cremona per aver reso possibile l’intervista.
Per leggere l’intervista in esclusiva realizzata con Giampaolo Ricci clicca qui.