Partiamo da un presupposto: un incontro tra una squadra greca e una turca non sarà mai, ad alcun livello e per alcun motivo, una partita come le altre. Troppe implicazioni storiche e culturali, troppe acredini alle spalle che vanno al di là di una singola notte in braghini sul parquet con la spicchiata protagonista. No, davvero, troppo background, anche nell’era del professionismo e delle squadre che ipoteticamente, in quanto professioniste, di tali anticaglie dovrebbero risentirne virgola. Sogni, ragazzi.
Venendo alla gara specifica, le chiavi di lettura sono interessanti. Si affrontano due compagini entrambe reduci da una sconfitta coppesca. Il Real ha maltrattato i portuali ateniesi tra le mura madrilene, mentre la grande prestazione del Mago ha innescato lo stop di un Efes generoso ma poco incisivo nell’ultimo quarto. Due prestazioni di segno opposto, che nel campionato domestico hanno prodotto risultati di segno pressoché identico: gli anatolici hanno rullato Ankara, mentre l’ Olympiacos si è tolto lo sfizio di battere il Pana, con annesse dimissioni di Pedoulakis, che per la seconda volta non riesce a finire il proprio mandato sulla panchina di OAKA. Peccato.
Entriamo più nel lato tecnico. Gli uomini del Pireo in difesa riempiono l’area sul lato forte, lasciando invece spazio ai cecchini avversari sul lato debole perché dei due è meglio coprire la penetrazione. Sui pick&roll il raddoppio rapido ha la funzione di coprire la visuale del palleggiatore, ma se questi ha successo nel passare la sfera si recupera. In generale, l’aiuto-e-recupero è una soluzione che ai biancorossi piace parecchio, così come il chiudere le linee di accesso al ferro. In attacco, invece, detto che un buon contropiede non viene mai disdegnato, se però la retroguardia avversaria è lesta a riorganizzarsi la palla torna in punta per una riorganizzazione delle consegne, che sovente (anzi, quasi sempre) finisce in un doppio stack alto centrale per l’uscita dei tiratori, dalle tacche o all’altezza del prolungamento della linea del tiro libero. Aggiungere isolamenti a piacere, con obbligatoria opzione di scarico. Olympiacos rules.
L’Efes risente invece dell’impronta slava di coach Perasovic, all’appuntamento numero due sulla panchina turca. Nella propria metà campo si copre immediatamente il lato della palla, si ingorga il centro dell’area, si cerca l’anticipo e/o si sta davanti al marcatore tentando al contempo di disturbare anche gli altri avversari vicini. Soluzione utilizzata ma non prediletta i raddoppi, si sono visti persino sprazzi di press a tutto campo. L’offensiva, sempre seguendo i dettami della scuola balcanica, prevede l’uso di pick&roll con l’obiettivo tanto di far muovere la difesa quanto di concludere direttamente, di penetra-e-scarica che portano a un tiro o a un extrapass. I giocatori accorciano e si passano la palla all’altezza delle ali, creano movimento costante e ribaltamenti, lato-lato o lato-centro.
Ma questo è solo basket. Poi c’è tutto il resto.