Come di consueto, ecco le pagelle della squadra vincitrice nelle Finali NBA. I Los Angeles Lakers hanno chiuso al meglio una stagione travagliata, vincendo il tanto ambito Larry O’Brien Trophy, il diciassettesimo della loro storia (raggiunto il record dei Boston Celtics), grazie al 4-2 rifilato in finale a dei commoventi Miami Heat.
I Lakers si sono dimostrati la miglior squadra NBA, la più completa, un gruppo ben allenato e solido in entrambe le parti del campo. E’ la vittoria ovviamente della dirigenza giallo-viola, la quale, la scorsa estate, ha deciso di sacrificare un possibile futuro roseo per puntare dritto all’anello quest’anno. Questa è la vittoria di coach Frank Vogel, che dopo l’avventura ad Orlando sembrava essersi compromesso la sua carriera, e che invece ha saputo creare una grande chimica di squadra, ha rilanciato Dwight Howard e soprattutto Rajon Rondo, oltre ad aver fatto rendere al meglio la coppia dei sogni LeBron James-Anthony Davis, ovviamente motivo principale del trionfo dei Lakers.
4-1 a dei motivatissimi Portland Trail Blazers, analogo risultato contro degli insidiosi Houston Rockets e ancora 4-1 alla sorpresa chiamata Denver Nuggets. Ma avere la meglio su questi Miami Heat è stato ancora più duro, soprattutto da gara 3 in poi, quando la squadra di coach Erik Spoelstra ha apportato degli aggiustamenti chiave per giocarsela alla pari con i Lakers nelle successive gare, per poi essere dominata in gara 6, quando le energie sono venute a mancare. Andiamo a vedere ora le pagelle Lakers nelle finali NBA.
Lakers, le pagelle delle Finali NBA
Danny Green, voto 5: Fatica ad esprimersi al meglio per tutto l’arco dei playoffs e, se vogliamo allargare il nostro riferimento, anche nelle partite di regular season giocate all’interno della bolla non fa vedere ciò che ci si aspetta da un veterano pluricampione NBA. Infatti sbaglia tanti tiri aperti e non sono poche le partite in cui a lungo andare viene lasciato in panchina preferendogli Caruso o Rondo, specialmente per chiudere le partite. Ovviamente si ricorda la tripla sbagliata sulla sirena delle Finals in gara 5, una delle partite in cui invece gli è stata data fiducia anche nel finale, fiducia che non ha saputo però ricambiare. Deludente.
Kentavious Caldwell Pope, voto 7: Playoffs più che positivi quelli giocati da KCP. A lungo andare si rivela il giocatore più funzionale al gioco dei Lakers guidati da James e Davis, dimostrando al mondo di essere un tiratore molto più che nella media ed affermandosi come giocatore più efficace del supporting cast giallo-viola. Qualche partita la stecca anche lui (poche in realtà), ma è senza dubbio il più continuo e coraggioso dei tiratori in casa Lakers, oltre a non far male neanche nella metà campo difensiva. Concreto.
Anthony Davis, voto 9: Esordisce alle Finals con due gare monumentali, chiudendole con 68 punti combinate e tirando con il 64% dal campo. In gara 3 viene limitato dai falli e non riesce ad incidere come al solito, ma poi torna quello vero, soprattutto nella metà campo difensiva, dove è praticamente insormontabile per tutti, assumendosi anche la responsabilità di marcare la furia Jimmy Butler. In attacco viene leggermente limitato dal ritorno di Bam Adebayo, ma il suo apporto lo offre sempre, nonostante le energie che spende in fase difensiva. E se dopo una stagione così dominante, LeBron ritiene che sta solo accarezzando la superficie del suo potenziale, vuol dire che ci troviamo di fronte ad una futura leggenda assoluta di questo sport. Arma totale.
Dwight Howard, voto 5.5: Che non potesse avere lo stesso impatto rispetto alla serie contro Jokic e i Nuggets era scontato: troppi i cambi che lo portano a difendere sulle dinamiche guardie di Miami. Ma Superman non fa danni, non entra in situazioni di trash talking, è concentrato sul suo ruolo, e per questo non si merita una insufficienza piena, nonostante in gara 6 sparisce dalle rotazioni, per dar spazio a un quintetto più piccolo. Maturo.
La panchina
Rajon Rondo, voto 7.5: quando il gioco si fa duro, lo sceriffo fa sempre sul serio. Prime due gare da veterano assoluto, poi delle prestazioni sottotono; ma in gara 6 è a dir poco decisivo, sfoderando una prestazione da applausi sotto tutti gli aspetti del gioco. Quando LeBron riposa, è sempre il leader emotivo del gruppo, un allenatore in campo su cui puoi sempre contare nelle situazioni di difficoltà, grazie alla sua rara intelligenza cestistica. Esperienza.
Alex Caruso, voto 7: le piccole cose ti fanno vincere i titoli, e “AC-FRESH” ne sa qualcosa. Rovista sempre nella spazzatura della partita, è fondamentale nella metà campo difensiva, lotta su ogni palla vagante e quando serve offre il suo contributo anche in attacco, prendendo sempre la decisione giusta e mostrando anche una buona visione di gioco. In gara 6 parte addirittura titolare, e se gli Heat hanno realizzato solo 93 punti, il merito è anche del “White Mamba”. Poco fumo e tanto arrosto.
Markieff Morris, voto 5.5: Nel complesso non gioca dei cattivi playoffs, ma sul suo voto pesa come un macigno la palla persa inspiegabile di gara 5 contro i Miami Heat, che ha rischiato seriamente di riaprire la serie. Gioca alcune partite di buona efficienza offensiva, in cui supera abbondantemente la doppia cifra in punti segnati in uscita dalla panchina, ma nell’altra metà campo risulta spesso dannoso, nonostante il suo fisico che potenzialmente gli potrebbe permettere di reggere contro molti giocatori nella lega. Playoffs a due facce.
Il migliore
LeBron James, voto 10: Il voto più alto delle pagelle Lakers delle finali NBA non poteva che andare a lui. Un giocatore alla sua diciassettesima stagione nella lega non dovrebbe poter risultare così decisivo, ma LeBron non è un giocatore qualsiasi. Si afferma sempre di più come miglior giocatore nella sua epoca e, forse, di sempre. A volte risulta silenzioso, ma le partite che stecca sono veramente al massimo due in tutti i playoffs. Mette in campo una leadership impressionante, oltre a dare sempre la sensazione di avere sotto controllo ogni singolo momento delle partite che gioca. Chiude i suoi playoffs con medie spaventose: 27.6 punti, 10.8 rimbalzi e 8.8 assist di media a partita, dato, quello degli assist, che sarebbe potuto essere ben più alto se i vari tiratori in casa Lakers non avessero sbagliato molti tiri aperti che il Re gli ha regalato. Rispetto al giocatore che era qualche anno fa, dimostra di essere maturato ancora di più, cercando sempre di mettere in partita i suoi compagni più importanti e di aver imparato ad aspettare la partita, gestendo il suo fisico e le sue energie in maniera perfetta e forzando raramente. Cosa non scontata invece è il suo contributo nella metà campo difensiva, visto che anche in questa categoria ha giocato degli ottimi playoffs, dando veramente l’impressione di essere un uomo in missione e dimostrando leadership a volontà dicendo a coach Vogel di marcare lui, in momenti decisivi, la star avversaria (Murray contro i Nuggets e, in qualche azione, Butler contro gli Heat).
Il peggiore
Kyle Kuzma, voto 5: Decisamente il peggiore dei Lakers in queste finali, in cui dimostra molto i suoi limiti e poco le sua qualità. In difesa è praticamente un “mismatch” a favore di ogni attaccante accoppiato con lui, non riuscendo ad essere mai concentrato per due possessi di fila. Ma anche in attacco, dove dovrebbe garantire punti e freschezza, non riesce mai ad incidere, chiudendo la serie con 8 punti di media e con il 34% dal campo. Ha ancora tanto da migliorare.
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