Con il Black Firday alle spalle, andiamo ancora più a ritroso nel tempo per scovare i cinque affari estivi NBA. Alla loro seconda occasione, pronti a giocarsi il titolo o semplicemente arrivati da trade con contratti già firmati, sono molti i motivi per cui questi giocatori si ritrovano a pesare molto più nell’economia di squadra rispetto allo spazio salariale che occupano a livello societario. In pratica, cinque affari estivi NBA che ora le rispettive squadre si coccolano con ancor più gusto, visto che nella maggior parte dei casi parliamo di autentiche scommesse (a differenza delle giornate riservate ai saldi dove l’acquirente già sa di comprare un prodotto sottocosto). Scommesse che valgono ancora di più alla luce della rivoluzione del salary cap dovuta dai diritti tv, dove Mozgov e Dellavedova (eroi delle Finals 2015 ma pur sempre semplici mestieranti) vengono pagati rispettivamente 15 e 9 milioni di dollari l’anno, e i Lakers cercano ogni giorno qualsiasi escamotage per poter liberarsi dell’ingombrante stipendio riservato a Luol Deng.
“Le opportunità in affari sono come gli autobus. C’è n’è sempre un altro in arrivo”. Parafrasando e adattando al contesto cestistico le parole di Richard Branson, fondatore del Virgin group, ecco i cinque affari estivi NBA.
1) TYREKE EVANS (Grizzlies, 3.2 milioni di dollari)
Il primo dei cinque affari estivi NBA lo troviamo nella città di Elvis. Come l’araba fenice il rookie dell’anno 2010 sembra essere rinato dalle sue ceneri. In questo inizio di stagione l’ultimo arrivato sulle sponde del Mississipi sta ripagando nel migliore dei modi tutta la fiducia riposta in lui da coach David Fizdale (esonerato martedì). Tyreke viaggia a 17.7 punti, 5 assist e 4.8 rimbalzi di media, tirando con il 50% dal campo. Dubbi, incertezze sul futuro e sulle proprie potenzialità: l’aria di casa per l’ex Memphis Tigers, pescato con la numero quattro dai Kings nel Draft 2009, sembra avergli scrollato tutta la polvere di dosso. A questo prezzo, ottimo supporto al duo Conley-Gasol.
2) AVERY BRADLEY (Pistons, 8.8 milioni di dollari)
Con tutto il rispetto per il gemello Morris, Detroit ha centrato il bersaglio in estate, scambiando Marcus con la guardia in uscita da Boston. Bradley in poco tempo è diventato una pedina fondamentale nella ricostruzione dei Pistons, accreditati come outsider ostici per Cleveland e Boston nella prossima post season dopo le vittorie in trasferta all’Oracle Arena e al TD Garden. Le statistiche (16.6 punti di media con il 43% dal campo e dall’arco) non rendono giustizia a tutto il lavoro svolto su entrambi i lati del campo. Prima o poi i Pistons sanno che Avery busserà in direzione per cifre più importanti. Per adesso, però, la squadra di Van Gundy si gongola i suoi quasi nove milioni di dollari percepiti, frutto del quadriennale da 32 milioni di dollari firmato nel 2014 con i Celtics.
3) JEFF GREEN (Cavaliers, 1.4 milioni di dollari)
Tra gli affari estivi NBA c’è anche il 31enne nativo di Cheverly nel Maryland. Per provare a vincere il titolo, Green si è messo a disposizione del Re al minimo salariale. Nell’estate dell’addio del dirimpettaio Irving, Cleveland si è mossa sul mercato per arruolare a cifre basse quel supporting cast indispensabile per arrivare alla fine della corsa. Così, oltre a Wade e D-Rose, alla Quicken Loans Arena è arrivato l’ex Supersonics (Thunder), Celtics, Clippers, Grizzlies e Magic. Per ora Jeff sta viaggiando in doppia cifra di media (10.2 punti) in uscita dalla panchina, mettendo a referto nella trasferta di Philly una doppia doppia da 14 punti e 10 rimbalzi.
4) PJ TUCKER (Rockets, 8.8 milioni di dollari)
La sorpresa nei cinque affari estivi NBA. Dopo Bradley nel 2014 con i Celtics, anche PJ Tucker firma un quadriennale da 32 milioni di dollari totali (8.8 l’anno) con gli Houston Rockets. Quello che doveva essere un piano B ad Andre Iguodala si è rivelato utile per apportare difesa e punti nel sistema di D’Antoni. Un’ala versatile perfetta per lo small ball, che viaggia con il 40% dal campo e il 36% da tre. Ora, con il rientro dall’infortunio di Ryan Anderson, PJ è costretto a ritornare in panca, pronto a ogni evenienza ad apportare il suo contributo dalla panchina. Ruolo che lo stesso giocatore ha rimarcato, dichiarando: “Amo calarmi in questa identità”.
5) KEVIN DURANT (Warriors, 25 milioni di dollari)
Anche uno stipendio monstre può risultare un’offerta in determinati contesti. L’ultimo dei cinque affari estivi NBA è lui, l’MVP della stagione regolare 2014, dell’ All Star Game 2012, delle Finals 2017, e competitor con LeBron per il titolo di miglior giocatore del mondo. Il 35 in casacca Warriors ha pensato di decurtarsi il rinnovo contrattuale, chiedendo “solo” 25 milioni di dollari , rispetto ai 35 o 31.8 milioni di dollari che avrebbe potuto chiedere, per lasciare spazio salariale e premettere alla dirigenza di bloccare due protagonisti come Andre Iguodala e Shaun Livingston. Decisione da vero leader e da ragazzo lungimirante, che sa quanto il supporting cast sia importante per la conquista finale del Larry O’Brien trophy. Mossa che, nonostante tutti gli spostamenti nella sessione estiva del mercato, pone i guerrieri della Baia come i favoriti numero uno anche per la stagione attuale. Cleveland, Boston, Houston e Oklahoma dovranno passare ancora sul corpo di Kd, Curry & Co.