Da qualche anno ormai l’All-Star Game sta diventando sempre di meno una partita di vero basket. E per questo sempre più gente sta smettendo di guardarla. Per questo motivo il commisioner della NBA Adam Silver sta cercando qualche soluzione per far sì che la partita delle stelle possa almeno provare a tornare ai livelli di qualche anno fa. Una di queste soluzioni è la tanto vociferata possibilità di fare una partita che vedrà affrontarsi una selezioni di giocatori statunitensi contro una selezioni di giocatori dal resto del mondo.
“Non è un’idea di adesso. È solo che quando era inizialmente uscita mi sembrava ci fosse troppo squilibrio tra le due parti. Non necessariamente a causa della competizione sul campo, ma per correttezza nei confronti dei giocatori. Anche ora dove oltre il 25% dei nostri giocatori è nato al di fuori degli Stati Uniti. Quindi se da una parte puoi scegliere da un 25% e dall’altra da un 75%, potrebbe non sembrare molto giusto. Magari però riusciremo a trovar un modo per affrontare questa cosa. Si possono scegliere le due squadre All-Star e se serve si possono aggiungere qualche giocatore internazionale per pareggiare le squadre.
Quindi sono d’accordo con voi. Penso che possa essere incredibilmente interessante. Ovviamente non cominceremo subito a farlo ad Indianapolis dove si terrà l’All-Star Game perché primo dovremo parlarne con l’associazione giocatori. Penso che man mano che questo gioco diventa sempre più globale, come testimonia un altro MVP internazionale quest’anno, dovremmo sicuramente tenere conto di questa opportunità e penso anche che si sarà grande entusiasmo sia da parte dei tifosi che dei giocatori stessi.”
Non sarebbe la prima volta che potremmo assistere ad una partita tra Team USA e Team World all’All-Star Weekend. Dal 2015 al 2021, infatti, il Rising Star Challenge, la partita tra le matricole e i giocatori al secondo anno, aveva già utilizzato questo format.
Sono più di 100 i giocatori internazionali su cui può puntare Adam Silver per l’All-Star Game
Nonostante Silver abbia parlato di un discreto squilibrio tra le due ipotetiche fazioni, all’inizio di questa stagione erano 120 i giocatori internazionali che erano a roster delle 30 franchigie NBA. In più, sui 24 giocatori scelti per l’All-Star Game di quest’anno, in nove sono nati e/o cresciuti al di fuori degli Stati Uniti: Giannis Antetokounmpo, Joel Embiid, Nikola Jokic, Luka Doncic, Kyrie Irving, Shai Gilgeous-Alexander, Domantas Sabonis, Pascal Siakam e Lauri Markkanen. Oltre a questi ci sono anche tanti altri giocatori internazionali che potrebbero aiutare il Team World. Karl-Anthony Towns, Jamal Murray, Josh Giddey, Rudy Gobert, Bennedict Mathurin, DeAndre Ayton, Franz Wagner, Kristaps Porzingis sono alcuni di questi (con la speranza che possa esserci anche Paolo Banchero).
Il primo All-Star Game si è tenuto a Boston nel 1951. Fino al 2018 il format prestabilito era il tradizionale Eastern Conference vs Western Conference. Dal 2018 in poi si è passati ad un nuovo metodo in cui i due giocatori che ottenevano più voti nelle rispettive conference sarebbero poi diventati i capitani delle loro squadre e potevano scegliere qualsiasi giocatore a loro piacimento tra quelli selezionati per la partita.