“Ciò che stiamo mostrando in campo in questo momento è imbarazzante. C’è bisogno di un reality check. Sia in privato che collettivamente, i ragazzi devono guardarsi allo specchio e chiedersi cosa possono fare di meglio, io in primis. Devo essere un leader migliore.” queste le parole di Tyrese Haliburton dopo la sconfitta in NBA Cup contro i Raptors.
9-14 di record, 2-11 in trasferta, 8 sconfitte consecutive in trasferta, 4 sconfitte consecutive, 118.2 punti subiti a partita (quinta peggior difesa della Lega). Gli Indiana Pacers sono irriconoscibili e la squadra è la stessa che in primavera faceva le Conference Finals ed è la stessa, solo con l’aggiunta di Siakam, che faceva la finale dell’In-Season-Tournament un anno fa.
Tutti hanno notato l’involuzione di Tyrese Haliburton, ma pochi parlano di come sia cambiato il gioco dei Pacers. E qui sorge un dubbio amletico: Indiana gioca male perché Haliburton gioca male o Haliburton gioca male perché Indiana gioca male?
Il crollo di Haliburton e dei Pacers: è nato prima l’uovo o la gallina?
Partiamo con l’analisi del tracollo di Tyrese. Nelle prime 30 partite della stagione 2023/24 metteva a referto 25 punti con più del 50% al tiro, il 41% da tre, 88% ai liberi e 12 assist a partita. Lo 0 dei Pacers sembrava pronto per dominare la Lega e lottare per i premi di fine stagione. Ma poi è arrivato lo stiramento alla gamba sinistra a gennaio e da lì le medie del giocatore hanno iniziato a scendere. Nelle 68 partite successive a tale infortunio, playoffs compresi, le sue statistiche sono peggiorate su tutti i fronti: 16 punti col 44% dal campo, il 33% da tre e 9 assist. Negli ultimi incontri c’è stato qualche sprazzo da Haliburton, ma resta ancora discontinuo.
Il problema maggiore nel gioco dell’ex Kings al momento è la sua difficoltà nel creare un vantaggio per la propria squadra. Tirando col 50-40-90 Tyrese costringeva i difensori a uscire forte su di lui, per poi batterli con facilità e da lì si innescava il meccanismo di Indiana. Adesso non è minaccioso allo stesso modo e di conseguenza le difese sono meno aggressive sul suo tiro, quindi diventa più impegnativo batterle.
Haliburton non è atletico come Morant o Westbrook e non ha il gioco in post di Doncic, tutte qualità che gli permetterebbero di essere minaccioso anche senza dipendere dalle proprie percentuali. Per i giocatori con una brutta meccanica di tiro è normale avere delle shooting slump, ma questa non è uno shooting slump, è un lungo periodo di tempo in cui le percentuali sono costantemente più basse del solito.
Lo 0 dei Pacers sta combattendo con un mal di schiena non meglio specificato che lo infastidisce da settimane. Niente di grave o di compromettente, però sicuramente questo ha un impatto sul rendimento del giocatore. Si può anche ipotizzare che i frequenti viaggi in aereo peggiorino la situazione, spiegando in parte il record di 2-10 in trasferta. Ma a mio avviso questa non è l’unica motivazione.
Al di là delle speculazioni che alcuni fanno sullo stato psicologico di Haliburton, che però non possiamo conoscere e soprattutto non abbiamo le competenze per valutare, l’origine della sua involuzione la si potrebbe ricercare proprio nella squadra in cui gioca. I Pacers da quando è arrivato Pascal Siakam hanno cambiato faccia.
Ciò che aveva contraddistinto la squadra di coach Carlisle nelle prime 30 partite della scorsa stagione era il ritmo. Indiana era la peggior difesa della Lega e il miglior attacco perché non provava nemmeno a difendere, ma si preoccupava soltanto di giocare a un ritmo infernale e tirare più volte degli avversari. Questo approccio estremo aveva permesso loro di emergere in Regular Season, ma il run&gun storicamente non funziona ai playoffs.
Siakam, che è uno scorer da isolamento, è servito proprio a portare un’alternativa nel gioco dei Pacers. Durante i playoffs Carlisle era riuscito a inserire il camerunense senza snaturare la sua filosofia di gioco, ma oggi Indiana non è più riconoscibile. Il loro gioco è più ragionato, più equilibrato e forse Haliburton in questo sistema non riesce a giocare.
Infatti lo 0 non è un grande giocatore di 1vs1 e giocare sempre in transizione lo aiutava a fregare i difensori in corsa e sui close out. Questa Indiana non mette Haliburton in condizione di giocare al meglio delle sue possibilità e questo Haliburton non riesce a essere il facilitatore che servirebbe a Indiana per giocare al meglio delle sue possibilità. Quindi non nasce né prima l’uovo né la gallina; Indiana funziona se Haliburton funziona e viceversa.
Cosa ci possiamo aspettare da Tyrese Haliburton?
Precisiamo una cosa importante: anche questo Haliburton è tutt’altro che un giocatore scarso. 8.4 assist e 2 palle perse di media sono statistiche da grande point guard. Il problema è l’inefficienza nello scoring, ma non tutti i playmaker devono anche essere degli scorer a tutti i costi. E’ il discorso che si fa sempre per Trae Young e LaMelo Ball, entrambi ottimi registi e scorer talentuosi ma inefficienti: meglio porre al centro del proprio gioco la propria miglior dote, cioè quella da passatore, piuttosto che intestardirsi su quello che riesce peggio.
A questo punto però il sistema dei Pacers è fallace, perché si basa sul presupposto che Haliburton non sia solo un playmaker, ma un attaccante totale, cosa che non è. Lo abbiamo visto in quella versione soltanto quando era calato in un sistema estremamente offensivo, che però non può portarti sulla vetta dell’Est, perché ai playoffs, quando giochi sette partite contro la stessa squadra, gli avversari fanno in tempo a prenderti le misure e a trovare i tuoi punti deboli.
Indiana comunque continuerà a vincere delle partite e non saranno mai un disastro completo, semplicemente perché di talento a roster ne hanno: Siakam è un grande giocatore, Turner è tra i migliori centri 3&D della Lega, Nesmith e Toppin sono due atleti incredibili, Mathurin e Nembhard sono dei buonissimi scorer, McConnell è un sesto uomo perfetto ecc.
L’obiettivo di coach Carlisle dev’essere quello di ritrovare un’identità alla propria squadra, perché in questo momento manca del tutto, in attacco, ma soprattutto in difesa, dove sono 26esimi per punti concessi e 28esimi per rimbalzi. Il run&gun folle della scorsa stagione non funzionerà ai playoffs, ma almeno era uno stile riconoscibile. L’ideale forse sarebbe un compromesso tra quel ritmo esagerato e una copertura difensiva leggermente migliore, sfruttando l’immensa profondità del roster e l’atletismo della maggior parte dei giocatori.
Sarebbero dei Pacers più simili a quelli degli scorsi playoffs, ma con un anno in più di esperienza e delle aspettative diverse su Haliburton, che sta dimostrando di essere più bravo come point guard che come scorer.