Nei giorni scorsi DeMar DeRozan, stella dei Chicago Bulls, è stato intervistato giornalista dal giornalista di The Athletic David Aldridge. Nella chiacchierata il cestista californiano trattato diversi argomenti: dalla lite Poole – Green, agli anni sotto Popovich, passando per un meritato e commovente tributo al compianto Kobe Bryant.
Bulls, DeMar DeRozan: “Ho scoperto che Kobe si allenava alle 5 del mattino vedendo The Redeem Team”
Parlando di Kobe, DeRozan, spiega come da lui, anche se in maniera indiritta, ha preso l’abitudine di svegliarsi all’alba per allenarsi.
“L’abitudine di iniziare l’allenamento alle 5 del mattino l’ho imparato da Kobe. Sai il suo modo di allenarsi pazzesco. Qualche mese fa, mentre guardando The Redeem Team faceva vedere come lui si alzava sempre alle 4 per allenarsi alle 5 del mattino. Dopo aver scoperto questa cosa mi sono detto: è così devo fare. Questa è una cosa che ho iniziato a fare in preseason e la porto avanti tutt’ora che è iniziata la stagione. Fa ridere pensare che io l’abbia scoperto così, ma è veramente una cosa che funziona. L’etica del lavoro di Kobe la conoscevo già, ma questo particolare no e sperimentandola sulla mia pelle ho scoperto l’importanza“.
L’ex Spurs spiega il vantaggio dell’iniziare l’allenamento alle 5 del mattina. Ma soprattutto rivela di aver trascinato in mento metodo di allenamento anche il giovane compagno di squadra Patrick Williams.
“Fare gli esercizi alle 5 del mattino è diverso che farli alle 10/11. Ti rimangono impressi in maniera diversa e ti fanno iniziare meglio la seduta. Io ormai sono vecchio e quindi potrò migliorare meno, però quest’estate ho provato ad insegnare questo stile a Patrick Williams che quest’estate si è allenato con me. Io l’ho costretto ad alzarsi alle 4 del mattino tutti i giorni. Fare così è un vantaggio mentale. Noi alle 10 abbiamo terminato addirittura due o tre allenamenti, mentre la maggior parte dei ragazzi si sta alzando dal letto. Questo è un enorme vantaggio mentale. Già solo questo da solo fa molto, capire che lavori più di chiunque degli altri giocatori che si alleneranno oggi, compagni e avversari. Quando loro iniziano tu hai già finito la routine, quindi hai tempo per fermarti, riposa e poi tornare per fare del lavoro extra. Ti puoi concentrare di più sul dettaglio come sala pesi, tenuta fisico o stile e abilità di gioco“.
Il rapporto con Popovich “mai cambiato da quando me ne sono andato”
Nel proseguo dell’intervista DeMar ha speso parole al miele anche per il suo ex coach, ai tempi di San Antonio, Gregg Popovich. La prima domanda è stata su quando è stata la prima volta che è rimasto colpito dallo storico coach NBA e che ha capito che non era come tutti gli altri allenatori.
“Si è vero tutti quelli che vanno a San Antonio ricordano la prima volta che sono stati rimasti colpiti da Pop. Il mio… probabilmente è stato il primo giorno di allenamento. Sì, è stato proprio quello. Perché rimasi colpito da quanto pretendesse dai suoi giocatori. Al primo allenamento entri nel parquet e sai che anche un passaggio corretto o sbagliato farà la differenza ai suoi occhi. Se sbagli si interrompe l’esercizio, lui ti spiega perché e dove hai sbagliato e fidati che tu capirai alla prima spiegazione l’errore, e solamente a quel punto riprendi rifacendo l’esercizio. Tutto ciò in loop finché non lo fai bene. Ovviamente io penso ciò sia una cosa fantastica e molto utile. Lui vuole solo che tu sia perfetto, si aspetta da tutti il massimo e che tutti siano perfetti, però ti spiega anche come esserlo, fin dal primo giorno. Quindi si sono abbastanza sicuro che la risposta giusta si il primo allenamento”.
Allora Aldridge ha insistito sull’argomento chiedendo: “In quel momento, però, c’è stata una parte di te che ha detto: ma come diavolo ha fatto Timmy (Duncan) a sopportare questo pazzo per 20 anni?“
“Sì. Sì. L’ho pensato, ma lui è un altro personaggio pazzesco come Pop. Io penso che i due si siano trovati bene perché Duncan è una persona meravigliosa e il coach, per quanto possa sembrare pazzo agli occhi degli estranei, è ancora meglio fuori dal campo. Questo però lo capisci quando ci giochi. Io ricordo ancora ora, cosa pensavo prima di giocare con gli Spurs e vedevo fare certe cose a Pop e non capivo. Ora, dopo aver giocato per lui, Pop il coach fare quelle cose lo adoro. Lo adoro. Questo è Pop e lo puoi solo amare quando lo conosci bene. Quindi è stato molto bello per me giocare per lui e mi sento grato. Ho un bellissimo rapporto con lui e ancora oggi, ogni tanto mi chiama, mi messaggia e controlla che faccio sempre del mio meglio. Ovviamente io faccio lo stesso con lui. Il nostro rapporto non è mai cambiato da quando me ne sono andato“.
L’ultima domanda ricade sul caso Draymond Green – Jordan Poole. Il giornalista americano chiede a DeMar un suo pensiero sull’accaduto.
“Prima di tutto non sappiamo precisamente cosa sia successo e cosa si sono detti. Però mi è successo spesso di vedere litigi o alterchi seri durante un allenamento tra due ragazzi o di un gruppo di giocatori. Ci sono passato molto volte e tutte le volte i ragazzi, una volta chiariti, sono torni a giocare insieme tranquilli e ancora meglio di prima, sopratutto se si chiariscono e si scusano“.
“Una lite non è niente di raro, in NBA come nella vita. Non sto dicendo che succeda sempre, o non sto dicendo che sia il modo giusto. Ma quando hai a che fare con i migliori giocatori della nostra lega e di questo gioco, può succedere. Io da piccoli litigai con i miei cugini giocando ai videogiochi. Ciò finì in rissa e rompemmo il tavolo della sala da pranzo di mia nonna. Sai cosa ci dissero? Siete cugini datevi la mano e fate pace. Due settimane dopo, litigammo di nuovo e rifacemmo pace. Questo è ciò che fanno le famiglie“
DeRozan, però, rimarca la gravità del fatto che il video della lita sia uscito dal centro di allenamento degli Warriors e che sia stato venduto a un sito come TMZ.
“Detto ciò, per me che sono fuori da quello spogliatoio, credo che la cosa più grave e brutta per la squadra e per i ragazzi è sapere che quel problema sia diventato pubblico. Che qualcuno della franchigia ha venduto quel video e ha fatto uscire dallo squadra una problema che doveva rimanere interno. Ora tutti dicono la loro e a me questa cosa fa schifo“.