Tutti conosciamo Gilbert Arenas. L’ultima dichiarazione però fa alquanto ridere. Nell’ultimo episodio del suo podcast, Gil’s Arena, l’ex Washington Wizards ha spiegato: “giocare in NBA è diventato molto più facile per via dell’influenza europea”.
Arenas spiega poi la sua tesi affermando: “L’NBA ha eliminato l’aggressività. Hanno tolto l’aggressività per aprirsi all’Eurolega. Quando hanno iniziato ad arrivare qui, era troppo difficile per loro. Non ce l’hanno fatta. Alla fine hanno ammorbidito le regole. Non hanno ammorbidito le regole per gli americani. Le regole sono state ammorbidite per aprire il mercato internazionale”.
A cosa si riferiva? Il desiderio della lega di guadagnare popolarità a livello internazionale ha portato a modifiche delle regole che hanno cambiato il gioco, limitando la fisicità per consentire a un maggior numero di giocatori provenienti da fuori degli Stati Uniti di inserirsi. Non è andata esattamente così però dal momento che abbiamo visto gli ultimi MVP assegnati a giocatori non statunitensi.
Arenas vede nei Phoenix Suns di Mike D’Antoni del primi anni duemila il “peccato originale” NBA: “Oggi si tira tanto da tre per loro, perché si sono messi a copiare lo stile europeo. Quei Suns non difendevano, non facevano falli per andare subito dall’altra parte. Questa era la filosofia di D’Antoni e che ha influenzato tutta la NBA. A un certo punto si è voluto replicare il modello per espandersi (…) ricordate i discorsi sul ‘global game’ no? Bene, come rendi globale un gioco che è troppo fisico e atletico per certi giocatori? Lo cambi, crei più tiratori così (gli europei, ndr) possono sopravvivere“. Quindi la puntura, se così chiamarla, finale: “Chi è il giocatore europeo con le doti di palleggio migliori?“.
Che Agent Zero sia un personaggio fuori dalle righe, è risaputo. Che l’NBA abbia modificato le regole per aprirsi al di fuori dell’America, beh, non è assolutamente vero. La tesi viene smentita quando gente come Luka Doncic o Giannis Antetokounmpo, dopo partite da 60 e più punti, vanno a dire a i microfoni: “ho dovuto sfruttare al meglio le mie capacità”.