Essere esclusi non fa mai piacere e fa ancora più male se si è dedicata l’intera vita per un unico scopo: essere ricordati come i migliori. La NBA per i suoi 75 anni ha stilato una classifica dei 76 migliori giocatori che si sono dati battaglia nei parquet NBA di tutt’America. Da Larry Bird a Magic Johnson, da MJ a Kobe, da LeBron a Curry, generazioni di talenti che hanno reso grande questo magnifico sport.
Eppure non sono mancate le lamentele, i posti sono solo 76 e tra tutti i nomi molti avrebbero voluto vedere il loro. Gli esclusi illustri sono tanti, dall’elite d’oltroceano come Parker, Jokic e Gasol a Ginobili e Mutombo, ma anche molti giocatori in attività come Klay Thompson e Howard. Ripercorriamo in breve il loro contributo nella NBA.
Snobbata l’Europa nella classifica NBA75?
Molti si sono lamentati della poca presenza dei giocatori non statunitensi nella classifica, in effetti ci aspettavamo di vedere giocatori come Ginobili, Parker, Gasol e Jokic.
I primi tre hanno contribuito alla nascita della dinastia Spurs e Lakers come la conosciamo oggi, insieme totalizzano 8 titoli NBA con gli Spurs e 2 con i Lakers, 1 sesto uomo dell’anno nel 2008, 1 MVP delle Finals, 1 Rookie of The Year, 8 convocazioni all’All Star Game e tanti successi con le nazionali Argentina, Francia e Spagna. Non proprio i primi arrivati.
Suona anche strana l’esclusione del MVP in carina Nikola Jokic, di premi MVP ne sono stati dati 66 da 1955 e non vedere un giocatore che ne ha vinto uno nei primi 76 giocatori della NBA sembra un po strano. È anche vero che la carriera del joker è molto acerba, avrà modo di far ricredere tutti gli addetti ai lavori che non hanno votato per lui. Anche un altro Mvp non è stato incluso nei primi 76 giocatori, stiamo parlando di uno dei giocatori più amati dal pubblico, Derrick Rose, che vinse l’MVP nel 2011 con i Chicago Bulls.
Ci hanno fatto innamorare di questo sport, sono considerate icone di una generazione che ormai sta scomparendo, Vince Carter e Tracy McGrady non hanno trovato post in questa speciale classifica.
Se si parla di longevità e atletismo con schiacciate al ferro non si può non parlare di Vince Carter. Rookye dell’anno nel 1999, vincitore delle gare delle schiacciate nel 2000, 8 volte all’All star Game, e 2 All-NBA Team. Vince ha giocato in quattro diversi decenni, diventando uno dei giocatori più longevi ad aver calcato un campo NBA.
Purtroppo non ha mai vinto un titolo, cosi come suo cugino Tracy McGrady, anche lui escluso dalla classifica. Uno dei più grandi what-if della NBA, un fisico tormentato da infortuni che non gli hanno permesso di esprimere tutto il suo potenziale. Giocatore chiave degli Orlando Magic, in cui detiene record su record. Ha vinto nel 2011 il premio di Most Improved Player, è stato miglior marcatore nel 2003 e nel 2004. Nella sua personale bacheca aggiunge 7 partecipazioni alla partita delle stelle e 7 All NBA.
Se andiamo più indietro troviamo tra gli esclusi Bernard King, 4 volte All-NBA e 4 partecipazione all’All-Star Game, niente da fare anche per il 4 volte difensore dell’anno, Dikembe Mutombo, che deve rimanere a bocca asciutta. I suoi 8 All-Star game e 3 All NBA non sono bastati.
Klay Thompson: “Sono un Top 75 All-time
Tra i grandi esclusi dei nostri giorni troviamo Dwight Howard e Klay Thompson. Il centro dei Lakers si è lamentato della decisione sui social, definendo come “dispregiativa” la sua esclusione. “Superman” può vantare 1 anello con i Lakers nel 2020, 3 premi di difensore dell’anno, 8 All star e 7 All NBA, oltre a numerosi premi individuali.
Lascia amaro in bocca anche l’esclusione del secondo Splash Brothers, Klay thompson. Thompson è uno dei miglior tiratori della storia del gioco, un tiro pulito e perfetto che lo rende una macchina da tre punti. La dinastia Warriors non potrebbe esistere senza di lui, l’anno senza Durant del 73-9 e i 3 titoli vinti con i warriors sono una dimostrazione di eccellenza. In una storia instagram è parso deluso dalla decisione dei suoi collaboratori: “Forse ho sopravvalutato la mia abilità nel giocare a pallacanestro, ma nella mia testa, appartengo a quella lista, sono un Top 75 all-time.”
Anche coach Steve Kerr ha voluto commentare le scelte: “Come si fa a scegliere? Come si sceglie tra due giocatori quando la differenza è minima. Sento come se ci fossero 50-60 giocatori che vanno in lista automaticamente, ma gli altri? Perché se ne sceglie uno e non un altro. Credo che il criterio di scelta debbano essere le vittorie, la capacità di impattare sui due lati del campo, cose che vanno oltre le mere statistiche.”
Si potrebbe continuare all’infinito, Alonzo Mourning, Grant Hill, Chris Webber, Chris Bosh e molti altri.
È solo una classifica, e lascia il tempo che trova, però essere esclusivi direttamente dalla lega può lasciare amarezza. Forse si è stati troppo frettolosi nell’inserire giocatori come Lillard, Davis, Paul e molti altri giocatori in attività che devono ancora dimostrare di esserne all’altezza, escludendo veri pilastri del gioco che hanno poggiato le fondamenta della NBA come la conosciamo oggi.