Negli ultimi anni, la Openjobmetis Varese ci aveva abituato ad essere una costante: dal ritorno in panchina nel dicembre 2016 di coach Attilio Caja, che traghettò la squadra a disputare dei playoff a dir poco impronosticabili, i biancorossi sono sempre stati una squadra solida, capace di vincere facendo valere il concetto di squadra, quasi insuperabile fra le mura amiche di Masnago e spesso fastidiosa, seppur con discontinuità, anche in trasferta. L’esonero del coach pavese a stagione appena iniziata è arrivato proprio nel momento in cui il binomio Caja-Varese era diventato quasi scontato: un fulmine a ciel sereno, da cui è giusto partire per redigere un primo bilancio della squadra guidata da pochi mesi da coach Massimo Bulleri, a cui dopo le esperienze da assistente (anche a Varese, nella prima stagione post ritiro da giocatore) è stato affidato il timone della Openjobmetis.
Luis Scola, un fuoriclasse senza età
Quando ad agosto il nome di Luis Scola venne accostato ai colori biancorossi, molti tifosi varesini non credettero alle proprie orecchie. Di questi tempi, non capita tutti i giorni di vedere sotto il Sacromonte un giocatore con un pedigree del suo calibro, capace di rappresentare un punto di riferimento per i giovani e per il gruppo.
Varese si è trovata fra le mani un campione assoluto, capace anche a 40 anni di viaggiare a 22.9 punti di media con il 51,2% da tre punti (migliore nel torneo) e 7,4 rimbalzi, ma ha dovuto impiegare tempo per trovare un’alchimia di squadra che potesse supportare adeguatamente il fuoriclasse argentino, portato spesso a forzare conclusioni nei momenti chiave delle partite, perdendo lucidità e non coinvolgendo adeguatamente i compagni. Le due vittorie con cui è stato inaugurato il campionato contro la Leonessa Brescia e Fortitudo Bologna, squadre sulla carta nettamente più quotate, sembravano presagire ad una stagione di alto livello, ma dopo nove partite, notando le difficoltà delle avversarie in questione, si è capito che i due successi erano poco attendibili.
Varese ha infatti attraversato un periodo nerissimo: cinque sconfitte in fila, le prime contestazioni a Bulleri, trovatosi a dirigere una squadra con un roster costruito per un altro allenatore, i cali di prestazione di alcuni giocatori chiave, gli infortuni. Prima quello a De Vico, poi il problema capitato a Ferrero, e infine quello tanto assurdo quanto terribile del nuovo arrivo Jalen Jones, per cui la società aveva appena compiuto un grosso sacrificio economico: 31 secondi in campo, penetrazione sulla linea di fondo, tiro sporcato, smorfia di dolore, rottura del tendine d’achille, stagione finita. Una sequenza agghiacciante che riportava alla mente la sciagurata stagione 2007/08, terminata con una dolorosissima retrocessione dopo l’infortunio di Mate Skelin, possente centro vecchio stile che con il suo arrivo aveva spostato decisamente gli equilibri.
Coach Bulleri è riuscito però a rimettere la squadra in carreggiata: le ultime due vittorie contro Roma e sul difficile parquet di Trento, da cui mai prima d’ora Varese era tornata con due punti in tasca, hanno riportato entusiasmo in quel di Masnago, dove i biancorossi torneranno il prossimo weekend per sfidare la corazzata Milano. Una sconfitta che pare annunciata, ma che sarà quasi indolore dopo le recenti soddisfazioni che permettono ai tifosi di sperare in un’inversione di tendenza.
La chiave dell’Openjobmetis Varese: intensità difensiva
In questa prima parte di campionato, Varese si è dimostrata in alcuni frangenti anche brillante, riuscendo, soprattutto grazie alle giocate individuali di Scola, Strautins e Douglas, ad essere piacevole e prolifica. E’ stata la costanza difensiva a mancare: Varese ha infatti concesso finora 86,4 punti di media a partita agli avversari. Si tratta di una cifra insolita per una squadra che aveva fatto dell’intensità nella propria metà campo la chiave per galleggiare serenamente nella zona tranquilla della classifica. L’organizzazione difensiva degli ultimi anni, fatta di aiuti e rotazioni tempestive, non si è vista finora: anche la presenza di Scola, non di certo un lungo dinamico “alla Cain”, giusto per citare il miglior pivot visto sotto il Sacro monte negli ultimi anni, non aiuta a sopperire alle carenze difensive individuali dei piccoli, non di certo per mancato impegno, ma per pure difficoltà fisiche. Gli esterni varesini sono infatti “undersize” rispetto agli omologhi delle altre squadre e, spesso, perdono il confronto atletico con i pari ruolo. Per questa ragione Coach Bulleri ha sfoderato l’arma della difesa a zona, permettendo a Scola di dominare l’area senza sforzo, garantendo contemporaneamente più equilibrio sugli esterni: nella trasferta di Trento, proprio la zona è stata la chiave del successo biancorosso, e potrà essere il tasto da continuare a pigiare per uscire con più brillantezza dalle situazioni di difficoltà.
Top & Flop
Citare Luis Scola come miglior elemento del roster biancorosso è fin troppo scontato. Per questo è interessante valutare l’impatto di altri due giocatori: il primo è sicuramente Arturs Strautins, firmato in estate con un triennale che non convinceva tanti appassionati, ma che si è rivelato essere un elemento di importanza capitale per Varese. Il giovane lettone di formazione italiana è passato dai 2,1 punti e 1,7 rimbalzi della stagione scorsa a Trieste, ad una media di 14,3 punti e 8,7 rimbalzi in più di 30 minuti di impiego. Una crescita che, se confermata per tutto il resto del campionato, varrebbe il titolo di Most Improved Player, se solo esistesse anche al di qua dell’Atlantico.
Altro giocatore che è importante citare è Niccolò De Vico: l’impatto dell’ex giocatore di Reggio Emilia e Cremona è stato davvero notevole, e non è un caso che le difficoltà per Varese siano iniziate quando De Vico ha rimediato l’infortunio durante il derby contro Cantù, che ha visto Varese subire una brutta rimonta nell’ultimo quarto.
Ad aver deluso le aspettative sinora è stato in particolar modo Denzel Andersson, che ha ritrovato il posto in rotazione in seguito all’infortunio di Jones. Lo svedese si è dimostrato ancora troppo acerbo per un campionato fisico come quello italiano, e ha bisogno di ritrovare fiducia per rendersi utile alla causa biancorossa.
Il bilancio: una partenza a luci ed ombre per l’Openjobmetis Varese
Insomma, per l’Openjobmetis Varese i primi mesi di questa stagione sportiva sono stati particolarmente intensi. Un bilancio in chiaroscuro quello che si può redigere per la società di Piazzale Gramsci, che ha mostrato comunque fiducia nel lavoro di Bulleri a lungo termine. Come già espresso, il coach di Cecina sta facendo i conti con il nuovo ruolo, e sta già mostrando progressi sotto il punto di vista tattico. Dopo il problema occorso a Jones, pare difficile che la società si muova ancora sul mercato, soprattutto con le voci relative ad un possibile blocco delle retrocessioni nel campionato corrente, che scongiurerebbero in automatico il pericolo più temuto dalle società con poco budget a disposizione in Serie A.
La classifica recita 4 vittorie e 5 sconfitte: probabilmente alla vigilia questo score sarebbe stato un obiettivo verosimile, ed è stato raggiunto. Un po’ di rammarico in casa biancorossa nasce dal fatto che i punti sono stati raccolti contro avversari ritenuti sulla carta superiori (in pochi avrebbero pensato di espugnare la Unipol Arena di Bologna), salvo poi cedere nel derby, perdere inaspettatamente contro Cremona e giocare una brutta gara a Pesaro. Varese finora ha avuto l’alibi degli infortuni, che non hanno sicuramente dato una mano a Bulleri nel trovare una quadratura definitiva alla squadra. Ci si auspica che con il rientro di De Vico e Ferrero, capaci di portare energia e fisicità, la Openjobmetis possa trovare la fisionomia definitiva per condurre un buon campionato da metà classifica, concedendo a Luis Scola un ultimo anno di attività all’altezza delle aspettative.
Se vi siete persi la puntata del nostro LBA Monday Night Show con ospite coach Massimo Bulleri la trovate qui.