“Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova”
Non è sempre salutare in NBA il cambio di allenatore, ne sanno qualcosa Chicago Bulls, Houston Rockets ed Oklahoma City Thunder…
Via Thibodeau, dentro Hoiberg.
Via Brooks, dentro Donovan.
Via McHale, dentro Bickerstaff.
A Chicago i tifosi cominciano a rimpiangere Thibodeau: bollato come un coah prettamente difensivo, Tom, aveva un record del 61% lo scorso anno, mentre il nuovo head coach, Fred Hoiberg, arrivato sulle ali dell’entusiasmo è precipitato al 50%, fuori dalla zona playoffs, lontano dal gioco offensivo arioso, lontano da una fase difensiva almeno accettabile e con le stesse variabili relative agli infortuni del suo predecessore.
Opposto il percorso dei Thunder, almeno a livello di numeri che vanno ovviamente contestualizzati: dal 54.8% di Scott, si è passati al 68.9% frutto della presenza sia di Durant che di Westbrook in piena forma. I reali cambiamenti offensivi ad OKC non ci sono stati, senza gli isolamenti KD e RW i Thunder non riescono a segnare in alcun modo, a livello difensivo resta una squadra davvero molto fragile, ed a livello mentale nei momenti che contano Westbrook si scioglie come al solito, restando un ottimo giocatore per tre quarti, ma non di certo un vero trascinatore.
Se i Thunder sono saliti a livello di record, il crollo più pericolante lo hanno avuto gli Houston Rockets, una franchigia ormai dipendente dal solo Harden, che è si in zona playoffs, ma sembra che cerchi di fare tutto il possibile per restarne fuori. Bickerstaff ha preso in mano un giocattolo che era stato in grado di arrivare alle finali ad Ovest la scorsa stagione, ma che ad inizio della nuova RS aveva dimostrato tutti i suoi limiti, portando al licenziamento di McHale. Miglioramenti? Nessuno.
Diverso il discorso per i Cleveland Cavaliers, se è vero che Blatt la scorsa stagione ha necessitato di tempo prima di trasformare la squadra in una vera contender, arrivando a giocarsi le Finals senza Love ed Irving contro l’armata dei Warriors, il suo allontanamento dall’Ohio non ha portato reali benefici a livello di record di squadra, ma certamente ha ridato entusiasmo ad una franchigia che dopo le sconfitte con Spurs e Warriors aveva capito che il gap con le battistrada, invece che diminuire era aumentato. Così dentro Lue, alla prima esperienza da coach, record del 66.7%, lo stesso di David Blatt, ma maggior gioco di squadra, almeno a livello di numeri.
Riusciranno Lue, Hoiberg, Donovan e Bickerstaff là dove avevano fallito i predecessori?