Esattamente un anno fa, all’inizio della scorsa postseason, era praticamente impossibile prevedere che al primo turno dei Playoff seguenti si sarebbero affrontati i Chicago Bulls con Rose, Butler e Gasol da prime tre opzioni offensive e i Milwaukee Bucks, reduci dalla peggior stagione della loro storia. Invece, smentendo tutti o quasi, Rose è tornato (altre) due volte da altrettanti infortuni, Butler ha vissuto una regular season da All Star e forse anche da MIP e Gasol, dopo aver firmato con Chicago durante la free agency, ha vissuto una seconda giovinezza. Allo stesso tempo i giovani Antetokounmpo e Knight (poi sostituito da Carter-Williams) hanno trascinato Milwaukee a un insperato terzo posto nell’Eastern Conference. Sulla carta i Bulls partivano ampiamente favoriti e fino a ora, in effetti, hanno mantenuto i pronostici, portandosi in avanti 2-0 nella serie.
Comunque la squadra dell’Illinois non ha avuto vita facile ma, specialmente nella seconda partita, ha dovuto sudare per strappare i due successi nel proprio palazzetto.
In Gara 1 Chicago ha sofferto soprattutto nella prima parte del match, facendosi spesso sorprendere dalle scelte aggressive di coach Kidd. L’intento dei Bucks è apparso subito chiaro dai primi possessi: in fase offensiva attaccare l’anello debole della difesa avversaria, Pau Gasol, mentre in fase di non possesso praticare l’hard hedge o la trap sul pick and roll, cercando di recuperare immediatamente palla e levarla dalle mani del ball handler principale (a fine partita saranno 19 le palle perse dei Bulls).
Carter-Williams serve Antetokounmpo al gomito per un apparente isolamento del greco, ma la PG va a bloccare per Pachulia. Questi fa finta di andare verso il centro del campo, ma poi taglia in backdoor e riceve solo in area per il layup.
Dunleavy e Noah giocano un pick and roll verso l’esterno del campo sul primo possesso offensivo. Il ball handler viene raddoppiato in maniera molto aggressiva e perde palla.
Questi ultimi, invece, hanno adottato un sistema difensivo più versatile, eseguendo l’hedge e negando cioè la penetrazione, in situazione di blocco tra guardie, e praticando l’ICE, proteggendo cioè il centro del campo, in caso di pick and roll sull’asse esterno-lungo. Tuttavia la difesa di coach Thibs è andata spesso in sofferenza a causa dei matchup: accoppiando Gasol col centro avversario e Noah con l’ala grande per ovvie ragioni di velocità, il francese, di gran lunga il miglior rim protector del roster, è arrivato nella maggior parte dei casi in ritardo sugli aiuti nel pitturato, tant’è vero che le migliori azioni difensive dei Bulls si sono avute quando il numero 13 s’è trovato a marcare Pachulia o Henson.
Nel terzo quarto, invece, le difese di entrambe le squadre hanno sofferto più del dovuto, in particolare quella dei “Tori” a causa di vere e proprie amnesie (citofonare Pau Gasol), mentre quella dei “Cervi” a causa di rotazioni ristrette e forze che sono venute a mancare dopo un primo tempo ad intensità altissima.
In quest’azione Mayo esce da un blocco di Henson, “costringendo” Gasol ad aiutare per non concedere la più facile delle penetrazioni. L’ex Memphis e Dallas ribalta l’attacco con un passaggio sul lato debole, dove Bayless e Dudley giocano un pick and roll difeso bene da Brooks e Gibson. Tuttavia il catalano non ha ancora recuperato su Henson, il quale ottiene l’and-one.
Con la partita avviata verso la fine e il ritorno in campo dei titolari, nel quarto quarto l’incontro è tornato ai livelli di intensità visti nella prima metà di gioco, ma ai Bucks ciò non è bastato per recuperare il vantaggio dei Bulls.
L’inizio di Gara 2 è stato all’insegna del déjà vu, con la partita avviata sugli stessi binari del primo match: difese aggressive e intensità ad altissimi livelli hanno limitato gli attacchi a pochissimi punti nel primo quarto. In particolare Noah, come al solito in movimento sul perimetro per i suoi hand-off, ha subito la pressione avversaria, con gli esterni di Milwaukee pronti ad anticipare qualsiasi suo passaggio e le spaziature di Chicago non proprio eccellenti.
E come si attacca una difesa votata all’anticipo? Con tagli in backdoor, che più di una volta hanno premiato nel secondo quarto il mattatore della serata Jimmy Butler.
Come accaduto in Gara 1, un’intensità difensiva ridotta, unita a un maggior numero di set plays da entrambe le parti, ha determinato nel terzo quarto punteggi più alti e una fluidità di gioco migliorata.
I Bulls giocano una sorta di flex action, con Dunleavy che prima blocca verticalmente per Gasol e poi esce dal blocco verticale di Gibson. Middleton esce sul n. 34 avversario, dimenticandosi completamente di Butler, il quale riceve da Rose e mette il layup.
Dove, invece, non si riscontrano analogie con la prima partita della serie è nell’ultima frazione di gioco, questa volta iniziata in situazione di sostanziale equilibrio. I Bulls hanno confermato i miglioramenti in attacco fatti vedere in precedenza, ma soprattutto hanno spinto sull’acceleratore in difesa, forzando otto errori dal campo consecutivi dei Bucks e conquistando anche Gara 2.
Ora la serie si sposta a Milwaukee, dove i padroni di casa promettono vendetta. Non date per spacciati i ragazzi di Jason Kidd.
Per NBA Passion,
Antonio Greco