Flashback.
“Dai Nick 30 secondi, siamo sopra di 5! Ci siamo, una è andata una è andata e voliamo verso le Final four!! No, ma.. Melli ma cosa stai facendo?? Ma come antisportivo ma che fallo è? Oddio, adesso ci recuperano… no, no i supplementari NO! MELLI MANNAGGIA A TE!!!”
Il Nick in questione sarei io. Per quanto riguarda l’altro Nik (Melli) invece partiamo da qui.
Sommariamente, tramite le parole del mio amico Andrea e dei “tifosi” Olimpia (vi assicuro molto ripulite), torniamo indietro a forse uno dei giorni sportivamente più duri nella carriera di Nicolò Melli: Final Eight Eurolega 2014 Olimpia – Maccabi Tel Aviv.
Inutile ricordarvi com è finita, lo so che lo sapete.
Come troppo spesso accade a Milano, c’è bisogno di un capro espiatorio e quel ragazzone di 2,05 con la faccia da bambino è perfetto.
Pochi si ricordano però lo stoicismo con cui ha giocato quella partita, un ginocchio praticamente andato, né la tripla del +13 in un momento difficilissimo per i biancorossi e ancora meno le sue statistiche: 100% da 3 punti (3/3), 4 rimbalzi e +9 di valutazione finale.
Ho scelto questo momento a differenza di altri, proprio perché già cominciavano a vedersi le reali potenzialità di Melli, ed in un certo qual modo è stata davvero una delusione che sia stato proprio lui a commettere quel fallo.
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Se di definizione pensiamo ad uno sport con gente alta, dinamica e comunque potente, difficilmente scappiamo dal pensare o al basket o alla pallavolo.
Bene, Nik nel sangue ha non solo il talento di papà Leo, ex basket Reggio come il figlioletto, ma soprattutto della madre, al secolo la statunitense Julie Vollertsen medaglia d’argento con la pallavolo ad i giochi di Los Angeles 1984.
Insomma, difficile aspettarsi un futuro diverso da quello sportivo per un bimbo extralarge, cresciuto in un contesto in cui lo sport era tutto.
Ricorda il suo coach Andrea Menozzi, che lo ha avuto nelle giovanili reggiane: «Era una forza della natura. Volendo avrebbe potuto portare palla e segnare quasi in ogni azione, ma cercavamo di ampliare le sue scelte “invitandolo” a giocare spalle a canestro».
Se non vi basta, vi ricordo che Melli è stato convocato per la prima volta in panchina in prima squadra da Fabrizio Frates.
La particolarità? Aveva solo 13 anni. 13.
No sorprende quindi che a 16 stia già giocando, sempre a Reggio, in Legadue con un abbondante 12 minuti di media la prima stagione.
Ci resterà tre stagioni, con la seconda stoppata da un infortunio al ginocchio che lo lascerà con sole 13 presenze; l’ultimo anno invece ci regala cose come 24 punti, 14 rimbalzi e 32 di +/- per una media di 10.7 punti. Mind blowing.
MILANO MON AMOUR
Ovviamente se le maggiori squadre europee ti mettono gli occhi addosso, e i più maligni aggiungerebbero se c’è un buyout da pagare, l’Olimpia Milano non può permettersi di lasciarti scappare.
Melli è chiamato al salto: abbandonare il nido e saltare via verso la maggior vetrina europea ovvero l’Eurolega.
Sfortunatamente l’Olimpia di quei tempi non era proprio la corazzata, almeno in campionato, che possiamo ammirare oggi.
Al timone c’era Piero Bucchi, che concluse nel Gennaio 2011 la sua carriera meneghina lasciando la panchina a coach Dan Peterson fino a fine stagione, conclusasi in maniera terribile.
In una squadra così allo sbando, ma comunque con ambizioni di vittoria poteva non essere il contesto ideale quindi si optò per mandare Melli in prestito a Pesaro, mai scelta fu più saggia.
Trovando un contesto, ed un allenatore ideale come Luca Dalmonte non delude le aspettative, raddoppiando il suo minutaggio a 16 minuti in campo e segnando all’ultima giornata il suo massimo di punti in serie A: 17.
Volete sapere contro chi? Bravi, proprio Milano.
Finita l’era “Mmm per me numero uno!” (se non sapete di cosa sto parlando guardate il link SUBITO) è il momento di Sergio Scariolo.
L’attuale selezionatore della roja riporta immediatamente a casa Melli, e lo mette a lavorare con Mario Fioretti (attuale vice di Repesa), che si occupava della cura dei lunghi.
Sotto Fioretti, Nik lavora soprattutto sul tiro, ancora altalenante, e sulla capacità di reggere gli urti diventando così molto più resistente sotto le plance.
Il lavoro ovviamente paga.
La ricompensa si manifesterà poi un paio di anni dopo, con Luca Banchi quando Melli e l’Olimpia disputano una delle più belle stagioni degli ultimi anni riportando a casa lo scudetto che mancava da 18 anni.
Melli è fondamentale non solo per le sue caratteristiche tecniche, che lo portano ad essere un ottimo “trait d’union” tra le varie stelle in squadra, ma molto per le sue capacità umane che lo porteranno ad essere nominato vice-capitano.
Torniamo quindi all’ inizio della storia. Non tutti sanno che Nik ha giocato quella partita, ma anche la finale scudetto, con un ginocchio in condizione tremende tanto da costringerlo ad andare sotto i ferri ed un extra lavoro estivo nella stagione 2014/2015.
Questa sarà però l’ultima stagione sotto il Duomo.
Le voci sono tante: contratto non all’altezza, litigi o scarso feeling con l’ambiente.
La realtà è ben diversa come detto dallo stesso Melli nel suo discorso di commiato:
“Cinque volte “grazie” come cinque sono gli anni che ho vissuto intensamente a Milano.
I miei ringraziamenti dovrebbero essere molto più numerosi visto tutte le persone che mi hanno voluto bene, ma in poche righe è difficile racchiudere i sentimenti che sto provando.
Innanzitutto il ringraziamento più sentito va al signor Giorgio Armani.
E poi al signor Proli e a tutti i dirigenti che si sono alternati in questi anni, perchè mi hanno permesso di vivere un’esperienza lunga ed avvincente.
Ringrazio ciascun allenatore, capo o vice che sia, che mi ha permesso di crescere sia come uomo che come giocatore.
Grazie a tutti i compagni di squadra con cui ho avuto l’onore di giocare in questi anni.
Grazie allo lo staff medico che mi ha curato e seguito con grande professionalità, grazie ai ragazzi dell’ufficio con cui ho condiviso anche tanti momenti fuori dal campo e grazie ai magazzinieri e ai custodi con cui ho riso e scherzato prima e dopo ogni allenamento: porterò tutti nel cuore.
Grazie ai tifosi che mi hanno voluto bene e anche a quelli che mi hanno criticato.
Sono profondamente rammaricato che quest’anno sia finito così, ma altrettanto convinto che il futuro dell’Olimpia sarà radioso.
Ci sono tantissimi ricordi che porterò con me e che custodirò gelosamente, primo tra tutti la felicità immensa per lo scudetto vinto l’anno scorso.
Sono arrivato qui che ero un bimbo e me ne vado da ragazzo adulto felice e orgoglioso di quello che ho fatto sapendo di aver sempre anteposto a tutto il bene della squadra.
Ho deciso di vivere una nuova esperienza all’estero per crescere, augurandomi così di diventare un giocatore migliore.E un domani chissà…… Arrivederci e sempre forza Olimpia”
La verità è che ormai c’era bisogno di un altro contesto, in cui poter dimostrare di non essere un’eterna promessa ma una stella vera e propria, pronta a brillare nel firmamento europeo.
AUF WIEDERSEHEN ITALIEN
La proposta arriva dal Brose Bamberg e da una vecchia conoscenza italiana: Andrea Trinchieri.
In Germania Melli non solo trova un vero e proprio enclave italiano, presenti anche il preparatore atletico Sandro Bencardino ed il direttore sportivo Daniele Baiesi, ma anche un ambiente in cui non avverte di essere un secondo violino (es. con Gentile a Milano) ma davvero un big man.
Come ricordava lo stesso Trinchieri, Wanamaker, adesso al Darussafaka, rimase davvero colpito dalle potenzialità di Melli sin dal primo allenamento.
Ha aumentato il suo raggio d’azione con continuità fuori dall’arco, cosa comunque già vista a Milano (basti pensare alle triple in Gara-6 contro Siena) ed è pronto d essere il giocatore di riferimento per quel ruolo.
Il duro lavoro, il sistema di gioco e l’ambiente hanno portato a quella definitiva consacrazione di Giocatore più migliorato d’Europa, Miglior “4” in Eurolega ecc ecc che solo un paio di anni fa sembrava un risultato insperato.
A soli 26 anni Nicolò Melli è pronto a compiere un salto ulteriore, Real Madrid o NBA che sia è pronto a diventare il leone di questo circo cestistico.
MELLI: NOTA PERSONALE
Posso dire che Nik l’ho visto giocare tante volte quando era qui a Milano, dove abito da sempre.
Scontato che è sempre stato uno dei miei preferiti, anche se so che scrivendo questo pezzo sembra essere un po’ “da paraculo”.
In realtà il mio ricordo va a qualche settimana fa, quando Nik è tornato nella sua casa sportiva in occasione del confronto tra Olimpia e Bamberg.
Ho avuto la fortuna di scambiarci poche parole, di vederlo in spogliatoio e di respirare l’aria di festa al suo ritorno; è stato come quando rivedi un vecchio amico delle superiori che ha fatto carriera e viene a trovarti in assoluta normalità.
Melli è questo: il solido lavoratore che possiamo trovare in ogni ambito della vita, che credendo nel suo lavoro fino allo sfinimento è riuscito dove gli altri pensavano fallisse.
Siamo cresciuti insieme, visto che siamo quasi coetanei, io nel mio amore per la pallacanestro lui nel talento: quindi per questo seguirò sempre Nicolò Melli con un affetto che non potrei provare per nessun altro giocatore di questo meraviglioso sport.