Le Olimpiadi di Leonardo Fabbri, Larissa Iapichino e Gianmarco Tamberi non è andata secondo i piani, ma l’atletica è sport che regala sempre una seconda opportunità di riscatto e così è successo sabato 14 settembre allo stadio Re Baldovino di Bruxelles, in occasioni delle finali di Diamond League, il circuito più importante dell’atletica mondiale. 14 tappe di gare dal 20 aprile fino al 5 settembre: i migliori 8 atleti nelle corse ed i migliori 6 nelle corse, quelli che hanno totalizzato più punti da Xiamen a Zurigo, si qualificano per la finalissima che è andata in scena in Belgio, nello storico impianto noto anche come Heysel. All’ultimo vero grande atto si azzera tutto, nessuno parte avvantaggiato, i punti raccolti precedentemente si azzerano: chi vince si porta a casa il diamante.
Chi vince si porta a casa il diamante, dicevamo: così è stato in una serata fredda in terra belga di sabato 14 settembre. Mai nella storia l’atletica azzurra si era portata a casa 3 diamanti nell’arco di un paio d’ore, mai nella storia i protagonisti del track and field italiano hanno conquistato più di un diamante in una due giorni di finali. I protagonisti? Leo Fabbri, Gianmarco Tamberi e Larissa Iapichino. Per il campione del salto in alto è il terzo diamante della carriera, per i due fiorentini si tratta della prima storica affermazione. E – va detto – le prestazioni di tutti e 3 sono state ottime, considerato periodo dell’anno e temperature non oltre i 13-14 gradi centigradi.
Fabbri, Tamberi, Iapichino, tris per l’atletica azzurra a Bruxelles
Leo Fabbri, Gimbo Tamberi e Larissa Iapichino, è un urrà triplo per l’atletica azzurra in quel di Bruxelles! Un sabato sera fantastico per chi a Parigi alle Olimpiadi non era riuscito a conquistare una medaglia come i 3 sopra citati: se nell’alto mancava Barshim e nel lungo mancavano Tara Davis e Malaika Mihambo, nel getto del peso c’era tutta la contraerea americana con Crouser, Kovacs ed Otterdahl, oltre al jam Campbell. Ma – come si è sempre detto – chi è assente non ha mai ragione, motivo per cui non si può certo sminuire i successi azzurri.
Va detto comunque che nel salto in alto c’erano l’argento olimpico McEwen, l’ucraino Doroshchuk ed il coreano Woo, un terzetto di altissimo livello che poteva creare grossi problemi a Gimbo. Nel lungo contro l’argento europeo fiorentino erano presenti le due americane Nichols e Moore, due che di personale rispettivamente vantano 6.98 e 7.03: livello altissimo comunque. Per quel che riguarda il peso, era presente tutto il podio olimpico, basta questo per raccontare la difficoltà della gara.
Ed eccoci al racconto delle gare: il primo a scendere in pedana è Leo Fabbri: pronti via ed il pesista azzurro mette subito la glassa sulla torta sparando la sua palla di ferro da 7kg e 260gr a 22.98, misura che in un colpo solo vale record personale, record del meeting e soprattutto record italiano! Dopo un primo lancio nullo la reazione di Crouser è furibonda con una serie spaventosa: 22.55, 22.39, 22.79, 22.66 e 22.43, 5 lanci spaziali che però non detronizzano il gigante fiorentino, che ha cancellato la delusione olimpica da campione.
Secondo in pedana è Gimbo Tamberi: il campione di tutto entra agilmente in gara a 2.12 e prosegue nel percorso netto sino a 2.25 come Doroshchuk, unico in grado di contrastare il fenomeno anconetano. L’americano McEwen esce di scena malamente a 2.17, Woo non è brillante ed a 2.28 abbandona la lotta per il diamante, misura che l’azzurro e l’ucraino fanno al secondo tentativo. A 2.31 è nuovo equilibrio con i due che saltano al primo tentativo. Tre centimetri più su arrivano 3 nulli per l’atleta giallo-blu, con l’oro di Tokyo che dopo aver piazzato 2 nulli si prende il diamante al terzo ed ultimo salto: un salto fantastico che consegna a Gimbo il terzo diamante.
Ultima emozione la regala la fantastica Larissa Iapichino: dopo il quarto posto a 5 cerchi che l’ha delusa nonostante la misura ottima (6.87) la fiorentina allenata da papà Gianni Iapichino ha trovato al Re Baldovino il primo colpaccio che significa diamante portato a casa e messo in saccoccia. La classe 2002 in una serata fredda e non proprio idonea per trovare misure di altissimo livello ha disintegrato la gara con i primi 2 salti: 6.77 e 6.80 sono più che sufficienti per conquistare un successo che vale tantissimo in termini di morale e – soprattutto – per lasciare a debita distanza Moore e Nichols.