Le Olimpiadi hanno regalato la prima medaglia all’atletica azzurra, ma è anche Pietro Arese a prendersi la scena con uno spaziale record italiano nei 1500, distruggendo il precedente limite che a lui stesso apparteneva da qualche mese. Una finale pazzesca, ricca di colpi di scena e con un risultato a dir poco incredibile vista la sconfitta del favoritissimo. Nella notte del tracollo del gigante c’è spazio per un ragazzo piemontese che è andato a stampare un crono che sembrava utopia fino anche solo ad un anno fa, quando ci si avvicinava a quel 3’33” basso che veniva festeggiato un po’ ovunque con grande gioia.
Prima di entrare nel dettaglio del meraviglioso primato nazionale dei 1500 diamo tre risultati degli azzurri impegnati in gara oggi: Luca Sito si è battuto alla grandissima nelle semifinali dei 400 perdendo forse qualche metro solo nell’ultima parte di gara, ma il suo 45″01 certifica la qualità del giovane velocista nonostante l’eliminazione. Nei 400hs buona prova di Ayomide Folorunso, quinta nella sua semifinale con un 54″92 di voglia e carattere. Peccato per Sara Fantini, che chiude solo 12° nel martello con un modesto 69.58: la peggior gara della stagione arriva in finale olimpica.
Olimpiadi, atletica: dentro il record di Pietro Arese nei 1500
La finale dei 1500 alle Olimpiadi è una di quelle da cerchiare in rosso per il programma dell’atletica vista la presenza del fenomeno Jakob Ingebritsen, ancor più da evidenziare da quando all’ultimo atto si è qualificato quel Pietro Arese che sta riscrivendo sempre più i limiti del mezzofondo italiano, di quei 1500 appartenuti fino a pochi mesi fa ad un grande atleta come Gennaro “Genny” Di Napoli. Il 30 maggio ad Oslo il fortissimo atleta piemontese ha registrato un crono di 3’32″13, sfilando il primato al mezzofondista napoletano, due mesi e mezzo dopo lo ha migliorato nuovamente. Siamo davvero in un’altra dimensione.
La finale si imposta su passaggi pazzeschi, con Jakob Ingebritsen che si porta quasi immediatamente in testa alzando i ritmi in maniera imponente: 54″9 ai 400, 1’51″5 agli 800, 2’47″3 ai 1200, battendo sempre in prima posizione. Il norvegese – però – inizia a cedere negli ultimi 100, non resiste alle alabardate americane ed all’attacco incalzante di Josh Kerr e scivola indietro chiudendo in quarta posizione. Delusione per il vero favorito, che è fuori dal podio con 3’28″24. Si impone Cole Hocker con un grandissimo 3’27″65 da Record Olimpico davanti al neozelandese Kerr che fa 3’27″79 con record nazionale ed all’altro americano Nuguse che fa il personale con 3’27″80. Record d’Olanda per Niels Laros, sesto con 3’29″54.
Per ciò che riguarda Pietro Arese, la sua gara è pulita e con un ritmo alto, a seguire la locomotiva Ingebritsen e gli altri attaccanti: passaggio ai 400 in 56″0, secondo 400 in 57″0 per un complessivo 1’53″0 agli 800. Terzo giro messo giù in 56″6, appena meglio del secondo giro: ai 1200 il piemontese transita in 11° posizione con il crono di 2’49″6. Gli ultimi 300 sono a tutta, con quelle energie rimaste, chiusi con un pazzesco 41″14. L’azzurro ha ripreso l’ex vice campione olimpico Cheruiyot, naufragato in undicesima posizione dopo il passaggio in seconda piazza al 1200, andando a chiudere in 3’30″74: siamo in un’altra dimensione nel mezzofondo, siamo in un’altra dimensione con il fuoriclasse di San Mauro Torinese.