Stanotte comincia la stagione 2017/2018 del college basketball. North Carolina è pronta a difendere il titolo vinto l’aprile scorso – a spese di Gonzaga – ma ciò non significa che i Tar Heels siano i chiari favoriti. Alcune tra le squadre che si sono comportate bene l’anno scorso si presentano ai nastri di partenza praticamente invariate (se non migliorate, vedi Arizona con DeAndre Ayton). John Calipari a Kentucky dovrà cercare di instillare la mentalità ultra-vincente del suo programma a una squadra che è la più giovane dell’intera nazione. E poi ci sono Duke, Kansas (v. intervista del nostro Stefano Belli a Devonte Graham), Wichita State, i nuovi Hoosiers di Indiana… Tanti argomenti di interesse per una stagione che, tuttavia, non è iniziata proprio col piede giusto.
Settembre nero per il college basketball
Solo due mesi fa il mondo cestistico collegiale veniva scosso profondamente da un nuovo, esteso caso di corruzione che ha colpito diversi programmi della Division I. L’NCAA non è purtroppo nuova a questo genere di scandali, ma questa volta l’FBI è decisa ad andare fino in fondo. Tra le prime vittime illustri c’è Rick Pitino. I Louisville Cardinals hanno deciso di licenziare il leggendario coach, a causa di una ingente somma di denaro (100’000 dollari) che sarebbe stata offerta alla famiglia di Brian Bowen II nel caso avesse deciso di scegliere i Cardinals – e Adidas come sponsor tecnico una volta diventato pro. Secondo uno degli indiziati, James Gatto (importantissimmo dirigente proprio del famoso brand sportivo a tre strisce) Pitino era a conoscenza di tutto ciò.
Tutto è ancora da provare, Pitino a onor del vero non è stato incriminato ufficialmente e si dichiara innocente. Il suo allontanamento dai Cards ha comunque inflitto un duro colpo alla NCAA. Gli assistant coaches delle seguenti squadre sono stati coinvolti: Arizona, Auburn, Miami, Oklahoma State, USC e naturalmente Louisville (che ha affidato temporaneamente la panchina all’ex vice di Pitino, David Padgett). Secondo molti questi sono solo i primi passi di un’indagine destinata probabilmente a fare ancora molto rumore (l’FBI lavora a questo caso da diversi anni). In risposta, molti allenatori hanno commentato allo stesso modo: “Adesso abbiamo solo bisogno di giocare qualche partita”. Sarebbe però anche il momento di pensare a una profonda riforma del sistema sportivo collegiale, che ha già mostrato in diverse occasioni le proprie enormi pecche.
Meno male che c’è il parquet
Per fortuna – soprattutto della stessa associazione – è arrivato il momento della prima palla a due ufficiale della stagione. C’è il talento necessario per assistere a una stagione che si presenta molto affascinante e piena di temi. Duke, Michigan State, Arizona sono per molti addetti ai lavori le favorite in vista delle Final Four 2018, che avranno sede a San Antonio. Ma ci sono 351 squadre in Division I: molte sono quelle da tenere d’occhio.
Una delle più interessanti tra quelle meno rinomate è Wichita State. Gli Shockers sono praticamente gli stessi che l’anno scorso sono usciti contro Kentucky, ma giocandosela fino all’ultimo respiro. Potrebbe essere questo l’anno buono per la truppa di Gregg Marshall.
Esordio ufficiale stanotte anche per Archie Miller (fratello di Sean, coach di Arizona) sulla prestigiosa panchina degli Indiana Hoosiers. Il compito di Miller, tenuto in grande considerazione nonostante la giovane età dall’intero mondo del college basketball, non è dei più semplici: riportare Indiana ai fasti del passato. Il suo curriculum da head coach a Dayton fa ben sperare, dato che in sei anni sulla panchina dei Flyers ha ottenuto l’accesso al torneo NCAA in quattro edizioni consecutive, prima volta nella storia del programma.
Talento e stazza: la NCAA appartiene ai big man
Jeff Goodman, ESPN Insider, ha giustamente sottolineato in un recente articolo come questa potrebbe essere un’annata del college basketball dominata dai big man. E non solo a causa del ritorno di Patrick Ewing a Georgetown, in veste di allenatore. Per Mike Krzyzewski quella di quest’anno è la squadra più grande – intendendo letteralmente la stazza dei giocatori a sua disposizione – che abbia mai avuto in carriera. Wendell Carter jr., Marvin Bagley II e Marques Bolden non sono solo possenti, ma possono anche correre il campo: una caratteristica, quella della versatilità, ormai fondamentale per un lungo moderno.
Abbiamo accennato già a DeAndre Ayton, ma i nomi interessanti sono davvero tanti: Mohamed Bamba (Texas), Jaren Jackson jr. (Michigan State), Michael Porter jr. (Missouri), Kevin Knox e Jarred Vanderbilt (Kentucky). A questi freshman si aggiungono facce già note come Bonzie Colson (Notre Dame) e Miles Bridges (Michigan State). Insomma, se lo small ball dilaga, i lunghi si adattano trasformando il proprio modo di giocare. Un dirigente NBA ha dichiarato a ESPN: “Se (alla tua squadra) serve stazza, e in particolare ragazzi che siano versatili, questo è l’anno in cui vuoi avere una lottery pick“.
Mille argomenti da approfondire quindi, per una stagione assolutamente da seguire.