Tutti almeno una volta nella vita abbiamo sognato di essere gli eroi di una partita o di una serie nonostante la consapevolezza di essere solo degli spettatori di quel grande spettacolo rappresentato dalla NBA. In questa rubrica elogiamo tutti quei giocatori che, nonostante il loro ruolo marginale all’interno del roster, sono stati, anche se per una singola notte, degli eroi.
NBA Finals 2010
Iniziamo questa rubrica con un caso emblematico di cosa significhi essere classe operaia: l’ultimo quarto di gara quattro delle NBA Finals del 2010. Ad affrontarsi in quella che poi risulterà una delle più belle serie di finale di sempre c’erano i Boston Celtics ed i Los Angeles Lakers. Le prime due gare si sono chiuse sull’1-1, mentre in gara tre i Lakers, grazie ad un canestro al limite del miracolo di Fisher, hanno portato via una vittoria importantissima. Arrivati a gara 4, i Celtics si trovavano di fronte un’unica scelta, vincere per poter sperare di allungare la serie. Boston gioca una partita da Celtics ma no riescono proprio ad allontanare i Lakers che, nonostante delle percentuali bassissime, sono in gara e anzi, all’inizio dell’ultimo quarto sono avanti 62-60, con i titolari dei CS che stanno facendo una fatica enorme a segnare anche il più facile dei tiri. Coach Rivers, nella classica intervista prima del quarto quarto aveva dichiarato:
I ragazzi stanno giocando bene, stiamo sbagliando tiri costruiti benissimo; sono molto fiducioso per la fine della partita.
In realtà le facce di Rondo, KG e compagni erano tutt’altro che fiduciose e, mentre riposavano come al solito all’inizio del quarto quarto, non sapevano che quel riposo sarebbe stato più lungo del solito.
Unexpected Heroes:
I Celtics entrano in campo con questo quintetto: Robinson, Tony Allen, Ray Allen (disastroso fino a quel momento), Glen “Big baby” Davis e Sheed. Sarà stata la magia del Garden, sarà stata la voglia matta che quella panchina aveva di buttare il sangue sul parquet, ma i Celtics hanno posto li le basi per la vittoria finale di quella gara. Big Bay è incontenibile: due giochi da tre punti, un canestro impossibile e un 2/2 con un libero che è entrato dopo aver rimbalzato più volte sul ferro; Wallace inizia a spiegarla in difesa imballando letteralmente Gasol e Odom, Tony Allen si francobolla a Kobe e lo marcherà anche in doccia, Ray Allen si sveglia e Robinson con la sua mole di energia infinita da una carica a compagni e tifosi tale da far vibrare le fondamenta del TD Garden. Il momento dei Celtics si può riassumere in un momento: dopo il primo gioco da tre punti, Davis si gira ed inizia ad urlare aizzando la folla; nel frattempo Robinson gli sale sopra e festeggia con lui. I titolari rientrano solo negli ultimi tre minuti del quarto quando in grosso del lavoro era fatto. Quei Celtics perderanno quella seria finale dopo aver disputato sette gare al limite della perfezione, ma quell’ultimo quarto, che potete trovare qui sotto, ha dimostrato una volta per tutte cos’è il Pride.