Metta World Peace, ora si fa chiamare così, ma c’è stato un tempo in cui il principe del Queensbridge era conosciuto come
Ron Artest, personaggio a dir poco controverso del palcoscenico NBA, un giocatore bivalente, in grado di scatenare una delle più grandi e famose risse di sempre e allo stesso tempo autoproclamatosi ispiratore di pace per tutti gli esseri umani.
Artest in NBA ci arrivò nell’ormai lontano 1999, scelto come 16^ scelta del primo turno dai Chicago Bulls, ha militato nelle file dei Pacers, dei Kings, dei Rockets e dei Lakers al fianco di Kobe Bryant.
In questa puntata andremo a rivivere la stagione e i Playoffs del 2010, Ron Ron arrivato ad L.A. proprio nell’estate 2009
dopo aver firmato un quinquennale da 33 milioni di dollari, era pronto a giocare in una contender e far vedere che meritava
anche lui un anello al dito.
Per tutta la durata della stagione 2009-10, Artest e i Lakers giocano bene e fanno registrare il miglior record stagionale con
57 vittorie nella regular-season (primo posto ad Ovest), piazzandosi davanti ai Mavs e ai Suns, Metta in quell’annata viaggiò su cifre importanti per una “spalla”, con 11 punti di media, 4.3 rimbalzi, 3 assist e 1.5 palle rubate.
Ad Est le squadre più gettonate erano i Cavs di LBJ, gli Orlando Magic e gli Atlanta Hawks (rispettivamente secondi e terzi), ma in realtà come vedremo nessuna di queste 3 squadre arrivò alle Finals, furono i Celtics ad avere la meglio su queste franchigie, eliminarono prima i Cavs al secondo turno e poi nelle finali di Conference batterono i Magic per 4-2, anche i
lacustri giocarono bene nelle fasi iniziali dei Playoffs, eliminando facilmente Thunder, Jazz e Suns.
Metta nell’annata che stiamo analizzando giocò ben 100 partite (regular season + playoffs) partendo in tutte come titolare,
nei Playoffs fu una pedina fondamentale per Coach Zen il quale gli diede molta fiducia, aumentando anche il suo utilizzo in
campo e ne venne ripagato discretamente, World Peace nelle 23 partite di post-season mise a referto 11.2 punti a partita,
recuperò 4 rimbalzi e rubò in media 1.5 palle a serata.
Alle Finals prese vita per l’ennesima volta uno degli scenari più belli di questo sport, una sfida epica che racchiude in sè orgoglio, passione e voglia di vincere, da un lato i Celtics e dall’altro i Lakers, le due franchigie con più titoli vinti di sempre, nomi come Bill Russell e Wilt Chamberlain (solo per citarne due) avevano avuto l’onore di poter vestire quelle divise anni prima, questa volta in campo ci sono Bryant, Gasol e Artest contro Pierce, Garnett e Allen.
Lo scontro è a dir poco fenomenale, in un alternarsi di vittorie, si arriverà ad una soffertissima Gara 7, una di quelle gare che sogni fin da bambino di giocare nella vita (o almeno di poterla guardare in tv), Kobe e il catalano salgono letteralmente di livello finendo una spanna sopra tutti gli altri, il Black Mamba mette a referto 23 punti e Gasol strappa la bellezza di 18 rimbalzi, i bianco-verdi si piegano inesorabilmente alla devastante potenza dei giallo-viola.
Metta può finalmente prendere posto anche lui nell’Olimpo dell’ NBA indossando il suo primo (e unico) anello, la franchigia
degli angeli scrive un altro importante tassello, questa volta preceduto dal numero 16 e Doc Rivers è costretto a rodersi il
fegato per il resto dell’estate.
Qui un piccolo assaggio di quella meravigliosa Gara 7:
per NBAPassion,
@LucaNikoNicolao