3. UCLA
Il “nuovo” Westbrook deve comunque fare i conti con il suo limitato atletismo giovanile (fa sorridere vero?): è cosa risaputa che fino a 18 anni non avesse mai schiacciato. Eppure qualcosa si muove e qualcosa per forza c’è, e Ben Howland, ex allenatore degli UCLA Bruins dal 2003 al 2013 si interessa a lui.
Si presenta nella palestra della Leuzinger per vederlo dal vivo, ma trova soltanto un ragazzino magro che sta pulendo il campo.
Arriva allora il capo allenatore di Leuzinger, Reggie Morris, che spiega a Howland che la persona che sta cercando è proprio lui, il ragazzino che pulisce.
Howland è perplesso, poi però vede Westbrook che, una volta finito di pulire, prende da parte tutti i compagni di squadra e li carica per l’allenamento. Li carica come se stessero per giocare una finale.
“Questo ragazzo è un leader” primo pensiero di Howland: vero. “Potrebbe essere un’ottima riserva per Darren” secondo pensiero di Howland: vero ma non troppo.
Il Darren in questione è Darren Collison, l’allora point guard titolare di UCLA e sicuro prospetto NBA. Il futuro in NBA per Collison effettivamente c’è stato (discreto giocatore, ritiratosi nel 2019 per motivazioni religiose), ma è abbastanza inutile parlare di quale tra i due avrà l’impatto migliore sulla lega.
4. Collison e… Farmar
Eppure a quel tempo Howland non aveva torto, anzi era già abbastanza strano che fosse andato a Leuzinger per vederlo di persona.
Dietro il suo viaggio, però, c’è un’altra persona: Kerry Keating, assistente allenatore di Howland a UCLA.
Keating, incredibilmente, seguiva Russell Westbrook da almeno un paio d’anni, fatto che agli occhi di molti suoi colleghi rimaneva abbastanza insensato. E Keating va a vedere Westbrook giocare sei volte nel suo ultimo anno alla high school (il massimo consentito dalle regole NCAA), e nonostante Russell sia cresciuto sia in altezza che a livello di gioco (un ultimo anno da 25,1 punti e 8,3 rimbalzi a partita), è costantemente l’unico osservatore a vederlo dal vivo.
Ma Keating non si abbatte e convince Howland che devono reclutare quel ragazzo, perché c’è qualcosa in lui. Lo devono reclutare nonostante non sanno se sia una point guard, una shooting guard. Non sanno cos’hanno tra le mani.
E a questo proposito è curioso sentire quale fu la caratteristica che più impressionò Howland durante la firma per UCLA a casa Westbrook: “le sue mani e i suoi piedi, si vedeva sarebbe cresciuto ancora”.
UCLA è decisa, manca solo l’ultimo tassello: si deve liberare un posto di point guard allora occupato da… Jordan Farmar. Il futuro bicampione NBA con la maglia dei Lakers (non esattamente titoli da protagonista), un po’ a sorpresa si dichiara eleggibile per il draft 2006 e allora il destino si compie.
Il destino, sì. Perché UCLA era l’università che sognavano Khelcey e Russell da bambini, anche se solo per il primo sembrava fosse a portata di mano.
E così, adesso, in qualche modo anche Khelcey ce l’aveva fatta.