1. Long Beach
La città di Long Beach è senza dubbio una delle più eclettiche degli Stati Uniti.
Città portuale da sempre, con il suo porto considerato, a oggi, il secondo terminal container più trafficato d’America.
Questo spirito dell’andare, del divenire e del movimento, la città lo trasferisce in tanti suoi aspetti.
È qui che hanno i natali tantissime personalità musicali (un nome tra gli altri, Snoop Dogg), è qui che ogni anno il Gay Pride raccoglie più di 100.000 persone, è qui che tanti, tantissimi sport considerati minori trovano un loro posto per mostrarsi (e infatti non a caso, Long Beach sarà il luogo dove si svolgeranno diversi di questi durante le future olimpiadi del 2028, a Los Angeles).
Ed è qui che trova i natali anche Russell Westbrook. L’infanzia di Westbrook è paradossalmente “strana” rispetto a tutte quelle storie che soprattutto la NBA ci racconta. In un aggettivo: normale, come da lui definita. Figlio di Shannon e Russell (sì, stesso nome del figlio, ma ormai ci siamo abituati), Russell Jr, e poi suo fratello Raynard, crescono senza evidenti difficoltà, nonostante la famiglia non fosse particolarmente ricca.
L’unica cosa particolare, e sembra un altro paradosso, è che mai e poi mai né la sua famiglia, né tantomeno lui, si sarebbero immaginati che un giorno non solo sarebbe diventato un giocatore NBA, ma sarebbe diventato quel tipo di giocatore NBA. Del resto è la matematica la cosa in cui è bravo all’epoca. Eppure questo sogno prende forma negli anni, e prende forma nel momento in cui, purtroppo, finisce quello della persona più importante della vita di Russell Jr: Khelcey Barrs.
2. Khelcey Barrs
Khelcey Barrs III è stato il migliore amico di Westbrook da quando erano piccoli. I due erano sempre insieme e, tra le altre, erano soliti sfidarsi su un campetto da basket. Ma mentre uno era un talento naturale, l’altro era la sua solida spalla. E il talento in questione non si chiamava Russell.
L’11 maggio 2004, però, verso la fine della quarta partita di fila giocata nel campus del Los Angeles Southwest College, Barrs si accascia a terra. Tutti gli dicono di rialzarsi, tutti pensano che stia, al suo solito, scherzando. Ma Barrs non si rialza e muore a soli 14 anni.
A nulla serve la corsa in ospedale. Il prospetto probabilmente più limpido di Long Beach non ce la fa.
E qui ci affidiamo al racconto di Chris “Ghetto Bird” Young, assistente allenatore di Leuzinger High School (il liceo di Russell e Khelcey).
E’ proprio Young, infatti, a dare la notizia a Westbrook, non presente al momento dell’accaduto e che vivrà delle giornate terribili.
Ed è Young a raccontare di come Westbrook sia diventato un uomo (e un giocatore) completamente diverso da quel maggio 2004.
Da quell’evento in poi, è come se scattasse qualcosa in Westbrook. È come se volesse vivere il sogno di diventare un giocatore professionista non più soltanto per sé stesso. È come se, ogni volta che scende in campo, non scenda più in campo da solo.
Non parlerà molto di quell’avvenimento, negli anni. Ma ancora oggi, in ogni singola partita, Russell Westbrook indossa un braccialetto con scritto “RIP KB3”.
“Nessuno capisce Russell… ma se cerchi di capirlo, non puoi prescindere dalla storia di Khelcey”
Chris “Ghetto Bird” Young