La legge di gara 7, e di Wardell Stephen Curry, si abbattono sui Sacramento Kings che vengono eliminati al primo turno dei playoffs NBA per 4-3 dai Golden State Warriors.
Gara 7 al Golden 1 Center finisce 120-100, Curry mette la sua firma sulla partita con una prestazione sensazionale, da 50 punti, talmente immensa vista la pressione e l’importanza della partita che è quasi a sé stante sul resto della gara. Steph è a un livello diverso dagli altri 9 giocatori con cui si trova a dividere il campo, compagni di squadra compresi che – Jordan Poole, Draymond Green, anche Klay Thompson – mostrano il “braccino” da gara 7 in diversi momenti.
I Sacramento Kings reggono la pressione inusitata, cui non sono avvezzi, per un tempo. Nel terzo quarto l’enormità dell’occasione e di Stephen Curry li mandano completamente in confusione, Kevon Looney svetta senza soluzione di continuità a rimbalzo d’attacco su un Domantas Sabonis frastornato garantendo un extra possesso dietro l’altro agli Warriors, in un “balletto” che diventa frustrante da vedere, figurarsi da vivere in campo per i giocatori di Sacramento.
Il terzo periodo finisce 35-23 per Golden State, ma soprattutto 22-8 a rimbalzo con 14 (!) rimbalzi offensivi per gli ospiti. Looney, novello Moses Malone, chiude a quota 21 rimbalzi, la terza volta nella serie in cui sfonda quota 20 palloni catturati, i Kings sono a un certo punto completamente incapaci di controllare un pallone, non riescono mai a lanciare la loro transizione e sfruttare la differenza di energia e rapidità così preziosa in gara 6.
E col ritmo della partita che si abbassa, il terreno è quello di caccia ideale per Stephen Curry, che gioca pick and roll su pick and roll, trova i cambi difensivi che cerca e attacca una difesa a quel punto immobile e sfinita, che lascia quasi fare.
Canestro dopo canestro Steph raggiunge quota 50 punti e infila l’ennesima prestazione gigante di una carriera leggendaria, nessuno prima di lui aveva mai segnato 50 punti in una gara 7 dei playoffs NBA. E trova anche il tempo di aggiungerci 8 rimbalzi e 6 assist.
Dall’altra parte il suo rivale diretto De’Aaron Fox paga il suo tributo da esordiente in gara 7. Per lui 5 su 19 dal campo per 16 punti con 5 palle perse, e troppe esitazioni, per quanto comprensibili. Ma è tutta Sacramento a esitare forse schiacciata dalla pressione, sicuramente stanca e in down di energie mentali dopo gara 6. Sabonis accumula buona parte del suo bottino, 22 punti con 8 rimbalzi e 7 assist, nel primo tempo, Harrison Barnes è un fantasma in 14 minuti, Kevin Huerter non segna un tiro e Malik Monk non è quello di gara 6. Gli Warriors chiudono con 18 rimbalzi offensivi di cui 10 per il solo Looney.
Curry e Looney a parte, nessuno gioca una grande gara 7 in casa Golden State. Klay Thompson sbaglia tanto ma infila un gioco da 4 punti quasi allo scadere del terzo quarto che mette i campioni in carica sul +10 (91-81), Andrew Wiggins trema un poco in lunetta e sbaglia qualche tiro aperto di troppo (1 su 5 da tre) ma dà una mano a rimbalzo, Poole è impalpabile e Draymond Green fa il suo, senza neppure esagerare dal punto di vista emotivo.
La partita, mentalmente ancor prima che tecnicamente, è di un uomo solo: Stephen Curry che chiude con 20 su 38 dal campo e 7 su 18 da tre punti, il modo perfetto per presentarsi davanti ai Los Angeles Lakers di LeBron James per le semifinali di conference.
Gli Warriors eliminano così la testa di serie numero 3 a Ovest dopo essere stati in svantaggio nella serie per 0-2. Avranno il vantaggio del fattore campo contro i Lakers e un viatico chiaro verso il ritorno alle finali di conference contro un’avversaria temibile ma alla portata per quanto visto in questi playoffs, finora. E con la consapevolezza di avere il giocatore migliore della serie dalla loro parte.