Steph Curry segna 32 punti e rischia di mettere in piedi la personale imitazione del Chris Webber che fu, chiamando a 40 secondi dal termine di gara 4 tra i suoi Warriors e i Sacramento Kings un timeout che non aveva, regalando a Sacramento un tiro libero e possesso per riaprire la partita.
Alla fine è andato tutto bene per Golden State, che ha ritrovato Draymond Green dopo la sospensione e ha pareggiato la serie sul 2-2. Sacramento, anche grazie alla “papera” di Curry, ha avuto con Harrison Barnes la tripla della vittoria sulla sirena sul 126-125 Warriors, ed è stato lo stesso Steph in realtà a riscattarsi con una grande difesa su De’Aaron Fox all’ultimo possesso.
L’episodio ha concesso agli uomini di Mike Brown di rimontare 5 punti di svantaggio e darsi una chance di portare a casa un 3-1 che sarebbe stato inestimabile per valore. Ma nulla da fare.
“Dopo che avevamo perso il challenge (su un fallo proprio di Curry su Malik Monk, ndr) non mi ero reso conto che non avevamo più timeout” ha detto Steph Curry dopo la partita “Il coach si è preso la colpa della cosa ma la realtà è che ero convinto di aver fatto la giocata più intelligente della partita. E invece ho visto tutto scuotere la testa in panchina… una circostanza sfortunata“.
Sfortunata ma senza danni per gli Warriors, che hanno difeso il Chase Center con le triple di Curry e Klay Thompson, con i canestri del miglior Jordan Poole della serie e con la difesa di squadra nel quarto quarto contro il pericolo pubblico numero 1 De’Aaron Fox. Golden State ha limitato le palle perse (solo 11) e retto a rimbalzo contro Domantas Sabonis, che aveva iniziato alla grande contro Kevon Looney ma che con l’ingresso in campo di Draymond Green, lanciato dalla panchina da coach Kerr, si è spento.
Con un Fox da 38 punti e 9 rimbalzi con 31 tiri, l’apporto dalla panchina di Davion Mitchell e Malik Monk e una grande partita da 23 punti con 5 su 7 da tre del rookie Keegan Murray, a mancare per Sacramento è stato proprio il lungo lituano. Per Sabonis 14 punti con 7 rimbalzi e 8 assist, ma anche tanti errori nei 5 minuti finali, con una palla persa e una stoppata subite da Green che è bravissimo a leggere le sue intenzioni e anticiparlo.
Curry, Thompson e Poole hanno segnato 80 punti complessivi con 11 triple a bersaglio, Kevon Looney ha chiuso con 14 rimbalzi e 6 assist, Draymond Green ha tirato malissimo (3 su 14) ma ha catturato 10 rimbalzi con 7 assist ed è stato la consueta macchina difensiva, anche contro Fox quando Steve Kerr gli assegna la marcatura.
“De’Aaron Fox? E’ un grandissimo giocatore e continua a migliorare, quello che non vuoi fare contro di lui è concedergli un isolamento e lasciarlo giocare da lì. Bisogna fargli cedere il pallone e se qualcun altro segna al posto suo, bravo lui. La marcatura? Era una carta che sapevamo di avere e sono contento che ce la siamo giocata“, ha detto Green dopo la partita.
Green non ha poi voluto eccepire alla scelta di Kerr di farlo partire dalla panchina in gara 4 e si è detto pronto a rifarlo anche in gara 5: “Se una cosa funziona, non toccarla“. Draymond ha comunque iniziato il secondo tempo al suo posto nello starting five.
Per Sacramento continua ad avere enormi difficoltà in attacco nella serie Kevin Huerter, che non riesce a sbloccarsi al tiro. Per l’ex Hawks una gara 4 da appena 21 minuti e 4 tiri, nel secondo tempo Mike Brown gli ha preferito Monk e Davion Mitchell. La notizia positiva per i Kings nonostante la sconfitta è la prova di Keegan Murray, a sua volta in difficoltà nelle prime tre partite, e la reazione della squadra al terzo quarto da 37-23 di Golden State. Con un Sabonis in calo, senza Huerter e con un Harrison Barnes da 3 su 11 al tiro, Sacramento ha avuto comunque la palla della vittoria.
“Era un ottimo tiro e ci è mancato poco“, ha detto Fox “Era un’ottima soluzione e se proprio devi sbagliare, è meglio così“.
I momenti migliori i Kings in gara 4 li hanno avuti quando hanno potuto lanciare la loro transizione. Curry e Thompson non hanno passo e età per sprintare in difesa e Poole è sempre a rischio errori difensivi, la bravura di Golden State, con Green e Andrew Wiggins, è stata contenere Fox e soprattutto Sabonis e costringere i Kings ha giocare contro la difesa schierata.
“Continueremo a giocare veloci ma quello che non dobbiamo fare è lamentarci con gli arbitri se non arriva un fischio“, Mike Brown “E’ una grande lezione da imparare, non sprecare così dei possessi preziosi, con tiri improbabili e le proteste (…) vogliamo allargare il campo, sbagliare da tre è meglio che prendere un brutto tiro in transizione e sperare che ogni volta debba arrivare un fischio. E così facendo poi sono gli altri a correre in transizione e con il vantaggio numerico. Nel secondo tempo oggi non abbiamo fatto un buon lavoro su questo“.