Quella tra Draymond Green, Jordan Poole e i Golden State Warriors è stata senz’altro la questione che ha infiammato queste ultime settimane di preseason. Alla fine, il veterano non ha ricevuto sanzioni da parte della franchigia, oltre a qualche breve ramanzina pubblica di coach Steve Kerr e di qualche compagno.
L’insider di ESPN Adrian Wojnarowski, però, ha ora rivelato quella che secondo le sue fonti sarebbe la vera ragione dietro i mancati provvedimenti disciplinari nei suoi confronti. In particolare, dietro la mancata sospensione.
“Mi hanno detto che gli Warriors hanno dato un peso non indifferente al fatto che la prima notte NBA vedrà la consegna degli anelli e l’affissione del banner di campioni. Non potevano considerarla alla pari di una qualsiasi altra sospensione in una delle altre 81 gare di stagione regolare. Nella misura in cui se l’incidente fosse avvenuto a metà stagione, ci sarebbe stata probabilmente una sospensione. (…) Non volevano punirlo a tal punto da privarlo della notte del suo quarto anello.”
Nel frattempo, anche l’ormai ex allenatore e ormai opinionista Jeff Van Gundy ha avuto da dire a riguardo. Lui si è schierato in favore della decisione da parte degli Warriors di non punire Green, al di là della motivazione: “Loro non sono una scuola di etichetta o di moralità. E devono fare ciò che è nel loro interesse per vincere. Molti dicono che quando litigò con Durant, Green fu sospeso per una partita. Questo perché KD era un grandissimo giocatore. E loro non volevano solo dimostrargli la sua importanza, ma anche convincerlo a firmare un nuovo contratto.”
Ciò che è certo è che ormai quasi tutto il mondo NBA abbia avuto qualcosa da dire in merito. Di fatto, però, Green continuerà ad essere un giocatore di Golden State. E in attesa di scoprire il futuro del suo contratto, e di quello di Poole, continuerà a lottare per portare l’ennesimo titolo nella Baia.
