Steve Kerr ritiene che uno degli aspetti da migliorare, per l’anno nuovo, sia il metro arbitrale eccessivamente permissivo e generoso nei confronti degli attaccanti, nella NBA moderna.
Prima della partita, poi persa dopo un tempo supplementare contro i San Antonio Spurs del maestro Gregg Popovich, coach Kerr ha parlato di una “deriva” arbitrale, una tendenza dei fischietti NBA a premiare oltremodo quei giocatori che in attacco generano di proposito i contatti con i difensori: “Per il futuro, mi piacerebbe vedere una inversione di tendenza” Spiega Kerr “Credo che si sia andato in po’ oltre nel tutelare gli attaccanti, oggi si premiano quei giocatori che, di fatto, traggono gli arbitri in inganno“.
“Dobbiamo tornare ai tempi in cui i giocatori dovevano guadagnarsi un fischio“, Kerr solleva il problema contro la pratica, sempre più diffusa, di “gettarsi” con la palla in mano durante una penetrazione, addosso al difensore, generando un contatto falloso. Movimento di cui giocatori come James Harden, ma non solo, hanno fatto tesoro in questi anni.
Il confine tra scorrettezza e semplice abilità tecnica è labile in una situazione del genere, ma per Steve Kerr “un giocatore deve guadagnarsi il fallo battendo il difensore e provocando un contatto falloso in una maniera più naturale, senza simulare (flopping, ndr), agitare le braccia ed agganciare quelle del difensore. Ma se gli arbitri concedono questo, allora i giocatori fanno bene a sfruttare tale possibilità. Voglio dire, se ad esempio la squadra che gioca contro Chris Paul è in bonus, e gli arbitri riconoscono come un fallo il mulinare braccia e palla sotto quelle del difensore anche a centrocampo, allora Paul fa bene a fare quello che fa, tanto di guadagnato“.
Quello che dobbiamo decidere, come NBA, dobbiamo considerare falli cose che in una qualsiasi partitella non lo sarebbero mai? Qui casca l’asino, ed è una cosa che è andata un po’ oltre, secondo me
I Golden State Warriors di Steve Kerr hanno ceduto per 117-113 all’overtime contro gli Spurs, senza D’Angelo Russell ancora fuori dopo il colpo al capo subito domenica contro i Dallas Mavericks di Luka Doncic.
Agli Warriors non sono bastati i 28 punti dell’uomo mercato Alec Burks (con 4 su 5 al tiro da tre punti), e la quasi tripla doppia di Draymond Green (10 punti, 10 rimbalzi e 9 assist).