Sempre in politichese, ma Adam Silver ha di fatto messo fino all’esperimento Ignite Team della G-League dopo appena tre anni, e pochi risultati.
Alla conferenza stampa in occasione dell’All-Star Game, Silver ha messo in discussione il futuro della squadra speciale-accademia voluta dalla NBA nel 2020 per creare un’alternativa al college per i prospetti migliori in vista del draft. I risultati i campo – tre stagioni e un record complessivo di 25 vittorie e 34 sconfitte – contano relativamente, e molto meno rispetto al fatto che una squadra così concepita sia diventata rapidamente obsoleta nei suoi obiettivi.
E a rendere obsoleto il ricorso all’Itgnite Team è stata una liberalizzazione in piena regola, ovvero l’esplosione dei contratti NIL per gli atleti di college o non professionisti, gli students\athletes come li chiamano in America. I contratti “Name, Image and Likeness” che permetto alle atlete e agli atleti collegiali di sfruttare sostanzialmente i propri diritti d’immagine a fini commerciali, qualcosa che fino al 2019 era vietato dalle regole NCAA.
“Visto lo scenario, siamo oggi in un processo di revisione del progetto Ignite” ha detto Adam Silver “Perché oggi tanti dei giocatori che non volevano andare al college per un solo anno e che volevano solo l’opportunità di guadagnare giocando a basket e firmare contratti di sponsorizzazione, cosa che non avrebbero potuto fare all’università, tutto questo è diventato ora possibile. Non so ancora quale sartà il futuro dell’Ignite Team, sappiamo che era pensato per coprire un vuoto nella domanda sul mercato, mentre oggi ritengo più importante concentrarsi sulla formazione dei giocatori del futuro quando sono ancora più giovani“.
In tre stagioni complete (la quarta è in corso), Team Ignite ha prodotto dei giocatori NBA: Jalen Green, Scoot Henderson, Jaden Hardy, MarJon Beauchamp, Dyson Daniels e Jonathan Kuminga, e un totale di 12 giocatori selezionati al draft. Numero che salirà con il draft NBA 2024 dove almeno Ron Holland, Matas Buzelis e Tyler Smith sono oggi pronosticati al primo giro. Il record della stagione 2023-24 della squadra è però pessimo, di 6 vittorie e 31 sconfitte, non proprio un biglietto da visita ideale.
Silver ha dedicato un passaggio importante al tema della formazione dei nuovi talenti del basket USA: “Se guardiamo alla NBA oggi vediamo che il 30% dei giocatori è nato all’estero, ed è chiaro come ci siano programmi di formazione diversi dal nostro. Ci si concentra di più sull’allenamento, meno sulle partite, il che sembra l’esatto opposto di quando fanno i programmi di basket negli Stati Uniti. Oggi la gran parte dei giocatori che giocheranno al college finiranno per non giocare nella NBA, è dunque interesse nostro e della NCAA nello sviluppare questi giocatori, e il gioco“.
“I giocatori entrano nella NBA con grandi qualità ma questo non si traduce sempre nel diventare un buon giocatore di squadra (…) ciò che sentiamo dai nostri allenatori è che questi lamentano ad esempio l’incapacità di alcuni giocatori di difendere, perché non sono preparati come dovrebbero. E vale soprattutto per le scelte più alte al draft“.