Shaquille O’Neal: “Nella NBA di oggi segnerei 50 punti a partita”. Il centro più dominante di sempre sostiene che non avrebbe fatto alcuna fatica ad adattarsi all’odierno stile di gioco, fatto di alto numero di possessi, tiro da tre punti e lunghi mobili.
Shaq ha partecipato all’ultimo episodio del podcast ufficiale del Los Angeles Lakers, squadra con cui tra 2000 e 2002 ha vinte tre dei quattro titoli NBA conquistati in carriera.
Il giudizio espresso da O’Neal sui suoi ipotetici pari-ruolo ed avversari nella NBA del 2018 è – come tipico del personaggio – netto.
Lol what? They would be BBQ chicken for Shaq. https://t.co/jh2XM2kagP
— Lakers Nation (@LakersNation) September 15, 2018
In una epoca distinta da grandi big-men che hanno aggiunto alla presenza a centro area una dimensione perimetrale – giocatori come Joel Embiid e Karl-Anthony Towns – Shaq non avrebbe comunque modificato il proprio stile di gioco.
Shaquille O’Neal: “I lunghi NBA di oggi sono soft, il mio stile di gioco non cambierebbe”
Le parole di O’Neal – che da una parte rientrano nella stucchevole questione su quale pallacanestro fosse la migliore, la più fisica o la più ricca di talento individuale – hanno il pregio di spiegare alcuni tratti della visione dello Shaquille O’Neal giocatore, e del suo modo di intendere il proprio ruolo.
O’Neal è stato uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, nonché uno dei più sicuri dei propri mezzi:
“Se giocassi oggi, di certo non mi ridurrei a tirare da tre punti. Non è questo ciò che un lungo deve fare. Oggi, nella NBA, segnerei 50 punti a partita, e senza tiri liberi. I giocatori di oggi non giocano in modo fisico. Si lamentano, piagnucolano. Ed io ne approfitterei ogni volta (…) tutti questi lunghi potranno anche segnare da tre punti, poi però dovrebbero difendere su di me, dall’altra parte, e con 3, 4 falli a carico, li farei pagare dazio (…) in carriera, ho sofferto qualche volta contro giocatori che si allontanavano da canestro, ma ho battuto tutti sotto canestro. Oggi ne farei 40 di media, facili”
– Shaquille O’Neal sui lunghi NBA moderni –
Nel corso delle ultime 2-3 stagioni, anche lunghi “classici” come Marc Gasol o DeMarcus Cousins hanno in parte adattato il proprio gioco, allargandolo oltre la linea dei tre punti.
Lo strapotere fisico di Shaquille O’Neal si affermò in un’era ricca di uomini d’area fisici come Patrick Ewing, Hakeem Olajuwon, David Robinson, Dennis Rodman, Alonzo Mourning, Dikembe Mutombo o il primo Tim Duncan.
Di sicuro, nella NBA moderna la presenza di un giocatore “alla O’Neal”, restio a lasciare l’area dei tre secondi, creerebbe dei problemi difensivi alla propria squadra.
“The Big Aristotle” si dice sicuro che eventuali problemi di accoppiamento difensivo sarebbero però “annullati” nella metà campo offensiva, dove la sua fisicità dominante si rivelerebbe un valore aggiunto su avversari non abituati ad un gioco fisico d’altri tempi:
“Un sacco di gente dice: ‘oggi il gioco è così diverso…’ Ed è quando c’è una tendenza ben precisa che tu devi fare qualcosa di diverso. Tutti tirano da tre punti? Io vado a giocare in mezzo all’area (…) Correre e tirare costa fatica: tanti giocatori cercherebbero di condurmi fuori dall’area dei tre secondi, per tutta la partita. Nel quarto periodo pagherebbero però la fatica di dovermi marcare. Ed io sarei il giocatore fisico di sempre, farei sentire loro il fisico con contatti duri, per tutto il tempo, avanti e indietro (…) è una questione psicologica: loro saprebbero che ad ogni azione ci sarà un contatto duro“