Home NBA, National Basketball AssociationNBA News Caso Sarver, PayPal lascia da sponsor dei Phoenix Suns a fine stagione

Caso Sarver, PayPal lascia da sponsor dei Phoenix Suns a fine stagione

di Michele Gibin
suns paypal

Iniziano le prime prese di posizione nette, e influenti, contro il proprietario di Suns e Mercury Robert Sarver dopo la sospensione di un anno comminatagli dalla NBA per il caso molestie sul posto di lavoro.

PayPal, sponsor principale dei Phoenix Suns, ha annunciato tramite un comunicato a firma del CEO e presidente Dan Shulman, che non rinnoverà il contratto con la franchigia in scadenza alla fine della stagione NBA 2022\23. Nel comunicato, Shulman prende le distanze da Sarver: “PayPal è un’azienda basata sui valori e vanta una solida esperienza nella lotta al razzismo, al sessismo e a tutte le forme di discriminazione. Abbiamo esaminato il rapporto dell’indagine indipendente della NBA sul proprietario dei Phoenix Suns Robert Sarver e abbiamo ritenuto che la sua condotta fosse inaccettabile e in conflitto con i nostri valori“.

La sponsorizzazione di PayPal con i Suns scadrà alla fine della stagione in corso. Alla luce dei risultati dell’indagine della NBA, non rinnoveremo la nostra sponsorizzazione se Robert Sarver dovesse rimanere coinvolto nell’organizzazione dei Suns, dopo aver scontato la sua sospensione. Sebbene respingiamo fermamente la condotta di Robert Sarver, rimaniamo favorevoli alla squadra, ai suoi giocatori e ai talenti esperti e diversi che ora guidano l’organizzazione, tra cui il capo allenatore, Monty Williams, il general manager James Jones, la vice-general manager Morgan Cato, e il senior vice president of people and culture Kim Corbitt“.

PayPal, sponsor tra i più importanti nella NBA da quando la lega ha aperto alle sponsorizzazioni per le squadre e alle patch visibili sulle divise da gioco, rinnova nei fatti la fiducia al management dei Suns tra cui figura Morgan Cato, assunta dalla squadra a giugno e prima vice-general manager nera e donna nella NBA, e lascia da parte la figura ormai diventata ingombrante e indifendibile di Sarver.

La lega ha sospeso Robert Sarver per un anno da ogni attività legata a Suns e Mercury e a NBA e WNBA, con una multa di 10 milioni di dollari. Un’indagine di oltre 8 mesi condotta a seguito di un’inchiesta di ESPN pubblicata a novembre 2021, ha riconosciuto Sarver come uno dei principali responsabili di un clima generalizzato di abusi e discriminazioni sul luogo di lavoro, di stampo sessista e razzista. A “salvare” Sarver da conseguenze ancora peggiori la motivazione che tale condotta non fosse motivata da convinzioni personali e mentalità “apertamente” razziste e sessiste, quanto a semplice “insensibilità“, per quanto incredibile possa sembrare.

All’indomani della decisione della NBA sulla sanzione a Sarver, sono iniziate le prime prese di posizione. Il sindacato dei giocatori NBA si è detto per voce della direttrice esecutiva Tamika Tremaglio “in disaccordo” con Adam Silver, e ha chiesto che il proprietario di Suns e Mercury “non possa più ricoprire in futuro una posizione dirigenziale nella nostra lega. La sua condotta non può avere spazio in nessun ambiente di lavoro“. LeBron James e Chris Paul, che dei Suns è star e leader, hanno manifestato via Twitter la propria delusione per una sanzione giudicata troppo mite.

Nella giornata di giovedì, a chiedere le dimissioni di Robert Sarver è stato il co-proprietario dei Suns Jahm Najafi, in una lettera aperta.

Pressione pubblica che potrebbe indurre Sarver a un passo indietro definitivo, e alla cessione della franchigia? E’ possibile che se sia tra i circoli NBA e la comunità dei giocatori, che tra gli sponsor più importanti e influenti si affermi la convinzione che la sanzione adottata dalla lega sia stata troppo morbida, la “morsa” attorno al 60enne imprenditore di Tucson possa stringersi fino a un ostracismo de facto.

In un caso dai connotati in parte analoghi, quello che nel 2014 coinvolse l’allora proprietario degli LA Clippers Donald Sterling, decisiva nella sua cacciata fu la pressione e la minaccia di un boicottaggio da parte dei giocatori. Nella sua conferenza stampa di mercoledì, Adam Silver ha voluto marcare una linea netta di separazione tra il caso Sarver e il caso Sterling. Nel 2014, il ban per Donald Sterling fu decretato da atteggiamenti “chiaramente razzisti contro un determinato gruppo di persone. Tutti noi sentimmo quelle parole. Nel caso di Robert Sarver, si tratta di una totalità di circostanze nell’arco di ben 18 anni (…) ripeto, condotta e linguaggio sono inaccettabili oltre ogni dubbio, ma si tratta di due casi diversi“.

Silver ha anche aggiunto in conferenza stampa “di non avere il potere“, da commissioner NBA “di togliere la franchigia dalle mani di Robert Sarver” in modo unilaterale, e definito la sanzione “adeguata”.

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