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Nets, perché Kyrie Irving non può ancora giocare al Barclays Center?

di Michele Gibin
kyrie irving

La NBA ha multato i Brooklyn Nets per 50mila dollari per aver consentito a Kyrie Irving di entrare negli spogliatoi durante l’intervallo della partita di domenica al Barclays Center contro i New York Knicks.

Atto che ha costituito una violazione dell’health and safety protocol della città di New York: Irving non è infatti ancora autorizzato, da non vaccinato contro il Covid, a entrare al Barclays Center in qualità di membro e dipendente dei Nets, ma solo come spettatore. Nella partita contro i Knicks, Irving si era accomodato assieme ai familiari in prima fila per assistere alla sfida.

Dal 7 marzo scorso, la città di New York ha revocato l’obbligo vaccinale per l’accesso ai luoghi pubblici come cinema, ristoranti, teatri e arene NBA, ma restano ancora in vigore le restrizioni sui luoghi di lavoro, sia pubblici che privati. Gli spogliatoi delle arene NBA come il Barclays Center sono da considerarsi aree ad accesso riservato agli addetti ai lavori, nelle quali con le regole vigenti Kyrie Irving non può ancora entrare.

Nets, perché Kyrie Irving non può ancora giocare in casa?

Il sindaco di New York Eric Adams aveva annunciato a febbraio la fine progressiva delle restrizioni anti Covid introdotte in città a ottobre dall’amministrazione De Blasio, tra cui l’obbligo di vaccinazione (la proof of vaccination) e l’obbligo di indossare la mascherina al chiuso.

Dal 7 marzo tali obblighi non sussistono più per i luoghi pubblici come le arene NBA, per il pubblico. Ed è per questo motivo che pur non vaccinato, Kyrie Irving ha potuto presentarsi da spettatore sia alla partita del torneo della ACC (NCAA) giocato al al Barclays Center, sia alla partita tra Nets e Knicks.

A New York restano però tuttora in vigore gli obblighi per i lavoratori dei settori pubblici e privati, ed è questo che impedisce ancora a Irving di scendere in campo – quindi di presentarsi al lavoro – a Brooklyn e New York, al Barclays Center così come al Madison Square Garden. Prima di rivedere Kyrie in campo in casa con Brooklyn, bisognerà dunque attendere che anche il settore privato abbandoni le restrizioni attualmente vigenti.

Al momento, ai datori di lavoro pubblici e privati è richiesto dalle norme anti-Covid di “assicurare che i propri dipendenti siano vaccinati“. Accogliendo Kyrie Irving in spogliatoio, i Nets hanno violato tale norma, da qui la multa comminatagli dalla NBA.

Dopo la partita contro i Knicks, Kevin Durant si era scagliato contro il sindaco Adams, parlando di una “persona in cerca di attenzioni” ed esortandolo a “fare qualcosa” per sbrogliare una situazione logica dal punto di vista normativo come quella di Irving, ma di certo straniante con un giocatore sano, abile e arruolabile ma impossibilitato a giocare, a pochi metri dai suoi compagni di squadra e seduto in prima fila all’arena.

Due giorni dopo KD ha fatto retromarcia, dopo aver realizzato quanto tale materia dipenda più da accordi sindacali tra datori di lavoro del settore privato e dalle decisioni delle autorità sanitarie locali: “Gli ultimi due anni sono stati duri per la città“, così Durant in un comunicato “E sono tempi molto confusi con tutte queste norme in continua evoluzione. Io apprezzo il difficile compito che il sindaco ha davanti a sé, la mia personale frustrazione non cambia il fatto che sarà sempre in prima fila per aiutare la comunità in cui vivo e gioco“.

Al momento non esistono tempi certi per l’abbandono delle norme restrittive per gli ambienti e luoghi di lavoro, a un mese dalla fine della stagione regolare, appare sempre più probabile che anche ai play-in ed eventuali playoffs i Brooklyn Nets dovranno fare a meno di Kyrie Irving per le partite in casa. E c’è di più: se la stagione finisse oggi, i Nets se la vedrebbero con i Toronto Raptors ai play-in, in Canada, dove le persone non vaccinate non possono entrare.

Naturalmente, ogni discorso andrebbe a cadere nel momento in cui Irving decidesse di vaccinarsi.

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