Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsGolden State Warriors Warriors: Kevon Looney MVP per una notte, è 2-0 sui Mavs

Warriors: Kevon Looney MVP per una notte, è 2-0 sui Mavs

di Carmen Apadula
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Nessuno sa bene il perché, ma i terzi quarti dei Golden State Warriors sono sempre i migliori.

Forse Steve Kerr fa il suo miglior discorso alla squadra durante l’intervallo. Forse ci vogliono prima 24 minuti per studiare per bene l’approccio degli avversari alla partita. Forse quei 24 minuti gli servono per accendersi. Ma comunque sia, spesso e volentieri gli Warriors rientrano in campo dopo l’intervallo e fanno il botto. 

Come ieri sera, ad esempio, quando hanno rimontato ben 19 punti di svantaggio per poi vincere Gara 2 per 126-117 contro i Dallas Mavericks, alle Finali di Conference. La terza più grande rimonta negli ultimi 25 anni dei playoffs. 

Nei primi due quarti, i Mavs hanno dominato tranquillamente. Hanno segnato 15 triple tutte nel primo tempo (record di franchigia), mentre Luka Doncic e Jalen Brunson sono diventati la seconda coppia di guardie titolari NBA a segnare 20 punti a testa nel primo tempo di una partita di playoffs. 

“Ho detto ai ragazzi che se avessimo ritrovato più equilibrio nel secondo tempo, la partita sarebbe continuata da sé” ha detto coach Kerr. “Eravamo così dispersivi nel primo tempo, forse più emotivamente che altro. Sono scesi in campo e ci hanno preso a pugni. Se fossimo stati più tranquilli, non avrebbero segnato 15 triple nel secondo tempo”.

E infatti gli Warriors hanno dominato collettivamente per tutto il secondo tempo, segnando più punti nel pitturato (18) nel terzo quarto rispetto ai punti totali (13) dei Mavs. Jordan Poole ha attaccato il ferro più volte, Otto Porter Jr ha messo una tripla per dare il primo vantaggio del match agli Warriors e Steph ha realizzato 10 dei suoi 32 punti totali nel quarto quarto, compreso il colpo di grazia, che ha definitivamente chiuso i conti a favore di Golden State.  

“Non volevamo esagerare” ha detto Steph Curry. “Abbiamo migliorato il controllo della palla cercando di tenere su Luka, di chiudere i tiratori che sappiamo essere migliori, e poi di prendere i rimbalzi, in modo da schierare il nostro miglior attacco”.

Ed è quindi chiaro che il pubblico si sia riscaldato con i suoi giocatori, cominciando a intonare i soliti cori di “MVP, MVP” quando Steph è andato in lunetta. Consueto, direte voi. Ma non è stato altrettanto consueto quando in lunetta ci è andato un altro giocatore. 

Kevon Looney.  

Warriors, Looney: “Onorato di far parte di questa cavalcata”

Kevon ha detto che non tirava un libero da circa 3 settimane, e ha dovuto concentrarsi parecchio quando è andato in lunetta ieri sera. E i cori “MVP” li ha addirittura definiti “snervanti”.

Ma per una notte se li meritava tutti. 

Looney ha segnato un totale di ben 21 punti e 12 rimbalzi (la sua seconda doppia doppia in carriera ai playoffs), e 11 punti sono arrivati tutti nel solo terzo quarto, quando gli Warriors hanno ingranato.

“È solo grazie alla massima fiducia in quello che facciamo” ha detto Curry. “Non sai di cosa stanno parlando gli avversari, non senti cosa gli passa per la testa. Hai solo imposto la tua volontà. Come per noi, l’esperienza e la chimica. Abbiamo quell’atteggiamento e quello spirito che ci fa sentire come se non fossimo mai fuori gioco. Credo che solo in una partita di questi playoffs siamo stati nettamente superiori dall’inizio alla fine. Ma questa convinzione si trasforma poi in esecuzione, e si può sentire lo slancio. Siamo più concentrati su ciò che facciamo e quando abbiamo l’opportunità di dare il colpo di grazia o di bloccare l’avversario, sentiamo l’energia giusta”.

In difesa, ha invece mantenuto i Mavericks a un 9% al tiro come difensore principale, Doncic a uno 0% in particolare, essendo abituato a marcare guardie come Luka Magic. 

“Ho lo stesso approccio di sempre“ ha detto Looney. “Solo un po’ più collaudato. Le prime volte che giocavo su un grande palcoscenico come questo, non so se nemmeno i miei compagni di squadra avessero fiducia in me. Ma mi hanno messo in campo e l’ho gestita abbastanza bene. Ora sono un po’ più intelligente e un po’ più fisico. Quindi sono in grado di contenere questi ragazzi un po’ meglio. Luka, Brunson, Dinwiddie sono tutti tipi diversi di giocatori. È un po’ difficile doverli marcare, ma penso di aver fatto un buon lavoro stasera. Sarà una lunga serie, quindi devo continuare così”.

E infatti la difesa di Looney è stata un punto forte degli Warriors. Ma in Gara 2 contro i Mavericks è stato il suo attacco a rubare la scena, perché con i suoi 21 punti Kevon è diventato il primo centro degli Warriors a segnarne almeno 20 nei playoffs dagli anni ’70.

Inoltre, nonostante in questa stagione regolare Looney non abbia schiacciato moltissimo, contro i Mavericks, che non hanno un giocatore che protegga particolarmente il ferro o che stoppi parecchi tiri, il pitturato è rimasto aperto per Kevon, con tutta l’attenzione difensiva rivolta a Curry, Poole e Klay Thompson.

“Giocare come centro dei Warriors è un qualcosa di diverso rispetto alle altre squadre” ha detto Looney stesso. “Molte delle marcature e altre cose, non abbiamo bisogno di farle. Si tratta di impostare schemi e fare cose diverse. Per me una partita del genere è fantastica”.

Spesso quando si parla degli Warriors, il nome di Looney non viene pronunciato, ma la sua squadra sa benissimo quanto sia importante e il continuo sviluppo che sta avendo. 

“È stato enorme” ha detto coach Kerr. “La nostra squadra è cambiata parecchio. Abbiamo perso molti talenti, molti veterani. Quindi, avevamo bisogno della leadership di Loon. La sua forza fisica, la sua conoscenza del gioco, la sua saggezza… Loon è stato una parte importante di 2 campionati. Non so dove saremmo senza di lui”.

Kevon è cresciuto moltissimo come giocatore, imparando tramite l’osservazione del gioco di Andrew Bogut o Zaza Pachulia, ma le sue capacità sono spesso state messe in dubbio. Al suo primo anno ha avuto a che fare con degli infortuni ad un’anca, mentre negli ultimi anni ha affrontato dei problemi ai nervi e allo stomaco. Ma, cambiando la sua dieta e le sue abitudini in allenamento, ha giocato tutte e 82 le partite di questa stagione. 

Quando il suo minutaggio è diminuito nei primi turni di questi playoffs, non si è lamentato, ma è rimasto pronto. E già in Gara 6 contro Memphis, oltre che ieri sera contro Dallas, ha fatto la differenza.

“È qualcosa per cui ho preparato il mio corpo tutto l’anno” ha detto. “Quando il mio minutaggio cambia da una serie all’altra o da una partita all’altra, mi tengo pronto mentalmente. È una cosa che ho fatto per tutta la mia carriera. Per me è abbastanza facile giocare così ora. Qualche anno fa forse non lo sarebbe stato, ma il mio corpo ora è pronto per questo”.

E Kevon ha lavorato senza drammi, senza lamentarsi mai del suo ruolo e rispondendo presente quando veniva chiamato. 

“Si è semplicemente adattato alle cose che gli sono state proposte” ha detto Curry. “Quest’anno, essere disponibile era la cosa più importante per lui, e abbiamo visto il lavoro che ha fatto per realizzarlo. Ha tanta compostezza ed esperienza“.

E da dove nasce questa etica del lavoro? Fa parte proprio del DNA di Kevon, che dice di averla imparata da suo padre. 

“Crescendo, l’ho visto lavorare sette giorni su sette e non lamentarsi mai di nulla” ha detto. “Andare al lavoro, timbrare il cartellino, uscire, tornare a casa e avere ancora tempo per me e per la famiglia è stato il modo in cui ho imparato a essere un professionista”.

Beh, in tal caso papà Looney non può non essere fiero. 

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