La rapida diffusione del Sars-CoV-2 ha causato una serie di complicazioni a livello globale, compromettendo anche il proseguimento della stagione NBA 2019\20. Tale minaccia ha costretto la lega ed il suo comitato giocatori a sospendere tutte le attività legate alla pallacanestro, prima solo per un mese, e poi a tempo indeterminato fino ad ulteriore aggiornamento. Il crescente numero di contagi sul suolo statunitense e nel resto del mondo, ci ha consentito di comprendere, almeno in linea generale, le modalità con cui bisognerà agire ad operazioni riprese.
Ad oggi, gran parte delle franchigie NBA hanno riaperto le porte delle loro palestre, così da consentire ai giocatori di poter finalmente praticare il gioco all’interno di strutture regolamentari. Il passo successivo, per la lega, consisterebbe nell’effettiva ripresa della stagione, addentrandosi probabilmente già nella corsa al titolo. I piani posti sul tavolo dal commissioner Adam Silver, nel corso di questo periodo di quarantena, sono stati svariati, tuttavia, recentemente, sembra essersi trovata una soluzione che possa garantire le corrette condizioni sanitarie: una location “bolla“, dove verrebbero convogliate tutte le squadre pronte a riprendere le attività strettamente legate al gioco della pallacanestro.
In questo mix di teorie ed ipotesi, l’unico dato certo riguarda la presenza all’interno delle arene dei tifosi, la quale sarà ovviamente proibita. L’ entrata del pubblico sarà consentita solo quando si avrà a disposizione un metodo concreto per combattere il virus, probabilmente un vaccino, al momento ancora in via di sviluppo o di prova. Per giocatori, allenatori, ed arbitri, si presenterà l’ennesima nuova sfida, ovvero quella di praticare lo sport che amano in assenza di ventimila persona pronte, a seconda della loro provenienza, o a supportarli, oppure a screditare la loro professionalità.
Tale questione avrà sicuramente una ricaduta sulle trasmissioni televisive. Con l’assenza dei tifosi, all’interno delle strutture sarà presente un clima molto più silenzioso, capace di ampliare il volume di certe conversazioni tra i diretti interessati. Quest’ultime discussioni, probabilmente composte da un insieme di termini a dir poco prosaici, dovranno essere silenziate da tutti quegli operatori che lavorano nel dietro le quinte, causando un leggero ritardo nella trasmissione audio proprio a questo scopo.
.@JoelEmbiid getting the home crowd fired up ?? pic.twitter.com/Hqnj3i1iW4
— NBA (@NBA) May 26, 2020
Come riportato da Scott Foster, arbitro NBA con alle spalle ventisei anni di carriera in tale ruolo, ciascun membro che prenderà parte alla ripresa delle operazioni dovrà regolare il suo tono di voce ed il modo in cui esporrà le varie argomentazioni.
“Saranno presenti dei vice allenatori che, nel silenzio del pubblico inesistente, potranno far sentire la loro voce fino ad ora mai udita. Bisognerà fare sicuramente degli aggiustamenti, dovremo capire cosa far sentire al pubblico, e cosa invece censurare. E’ ovvio che ognuno dovrà modificare il proprio registro di voce. Considero questo avvenimento che ci attenderà come una sfida, come un’esperienza unica che coinvolgerà tutti noi”.
Se la stagione dovesse quindi riprendere, potremmo allora aspettarci dei match avvolti in un clima quieto ma intenso, dove la comunicazione tra giocatori ed il rumore delle scarpe che scivolano sul parquet avrebbero l’egemonia dei microfoni.