Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Il grande problema della NBA (a sorpresa): ascolti bassi in TV

Il grande problema della NBA (a sorpresa): ascolti bassi in TV

di Andrea Delcuratolo

Adam Silver abbiamo un grande problema: la NBA non fa ascolti. Questo è quello che dicono i dati raccolti da Front Office Sports, i quali spiegano un problema che la lega prova a combattere da molto tempo. A nulla è servito il faraonico rinnovo dei diritti televisivi che ha portato nelle casse della Lega ben 77 miliardi di dollari e che partirà dal 2025-26. I numeri delle prime settimane parlano chiaro: sulla NBA c’è poco interesse.

Il rematch delle Western Conference Finals dello scorso anno tra Dallas Mavericks e Minnesota Timberwolves, trasmesso da TNT, ha registrato nella serata americana di martedì una media di 1,07 milioni di telespettatori. Ciò mostra un significativo calo del 17% rispetto a New York Knicks e Cleveland Cavaliers della scorsa stagione.

ESPN non se la passa meglio: il rematch delle Eastern Conference Finals dello scorso anno tra Boston Celtics e Indiana Pacers ha attirato appena 1,01 milioni spettatori. San Antonio Spurs-Oklahoma City Thunder ha fatto anche peggio: solamente 730.000 spettatori. La prima partita è scesa solo del 2% rispetto a New Orleans PelicansOklahoma City Thunder dell’anno scorso, ma la seconda è scesa addirittura del 51% rispetto al derby di Los Angeles.

Vogliamo mettere altra carne al fuoco? Le World Series della MLB fra New York Yankees e Los Angeles Dodgers, sono state viste da una media di 15,8 milioni di spettatori. La MLB ha registrato un aumento del 74% in più rispetto alle World Series dello scorso anno tra Texas Rangers e Arizona Diamondbacks, che aveva registrato a sua volta un record di ascolti.

Il commissioner della MLB Rob Manfred ha detto, durante le World Series di quest’anno, che tutto ciò è il culmine di diverse iniziative della lega, tra cui il grande marketing svolto sulle stelle del campionato come Shōhei Ōtani e una maggiore attenzione all’appeal internazionale di questo sport. Ciò ha portato a giocare partite all’estero, in luoghi dove il baseball è molto seguito come Tokyo, Londra, Seoul e Santo Domingo. Come risponde la NBA? A malapena una leggera revisione del format del proprio All-Star Game, evento già disastrato di suo.

La mancanza di un volto che sia universale e di un marketing rivedibile

Uno dei problemi della NBA è che le star che hanno dominato negli ultimi 10-15 anni invecchiano. I nomi NBA nell’ultimo decennio sono stati LeBron James, Stephen Curry e Kevin Durant. Sebbene tutte e tre le loro squadre abbiano iniziato in maniera positiva la stagione, nessuno si aspetta di vederle alle NBA Finals. Anche Team USA, per la vittoria ai Giochi Olimpici di Parigi, si è aggrappato a loro dopo la figuraccia dei Mondiali dello scorso anno.

Giovani stelle come Anthony Edwards, Devin Booker, Ja Morant e Trae Young non hanno ancora attirato lo stesso pubblico del trio sopracitato, in parte a causa della mancanza di titoli. Sono rimasti indietro rispetto a giocatori internazionali come Nikola Jokić e Giannis Antetokounmpo che, nonostante il loro successo, non sono riusciti a convincere gli spettatori statunitensi. C’è Luka Doncic ma la mancanza di un titolo, che possa essere anche l’MVP, pesa molto sul pubblico americano. 

Questa settimana potrebbe essere l’esempio migliore della situazione. LeBron, Curry e Durant saranno di scena con le loro partite proprio su ESPN. I Golden State Warriors di Curry affronteranno i Boston Celtics in una rivincita delle finali NBA del 2022. I Phoenix Suns di Durant affronteranno i Dallas Mavericks e i Lakers di James giocheranno contro i Philadelphia 76ers, che saranno ancora privi di Joel Embiid, questa volta a causa di una sospensione.

Riprendendo quanto detto sulle politiche d’espansione della MLB, possibile che Adam Silver non veda alle potenzialità di giocare altre partite all’estero oltre a Città del Messico e Parigi? Molte piazze europee sarebbero un palcoscenico molto attraente per l’NBA, se l’evento venisse gestito bene.

L’esempio perfetto è quello della NFL, che gioca partite di stagione regolare fra Londra, Monaco di Baviera, Francoforte e da quest’anno San Paolo. Le partite di regular season giocate in Germania, hanno portato la Lega del football americano addirittura ad aprire un ufficio a Düsseldorf.  Il motivo? Seguire meglio il mercato tedesco. Possibile che la NBA, al netto di un’europeizzazione della propria lega, stia dormendo?

 

 

 

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