Philadelphia 76ers NBA preview 2021/22
- Record Regular Season 2020/2021: 49-23 (seed #1 nella Eastern Conference)
- Rendimento Playoffs: Eliminazione al secondo turno contro gli Atlanta Hawks (4-3)
- Arrivi: Shaquille Harrison (PG), Charles Bassey (C), Grant Riller (PG),Aaron Henry (F), Georges Niang (SF), Andre Drummond (C), Jaden Springer (PG), Filip Petrusev (PF)
- Partenze: George Hill (PG), Dwight Howard (C), Haywood Highsmith (F), Anthony Tolliver (PF), Rayjon Tucker (SF)
- Possibile quintetto: Maxey-Curry-Green-Harris-Embiid
- Head Coach: Doc Rivers (confermato)
- Numero Chiave: 23.7, il conto degli assist a partita di squadra nella passata stagione (ventitreesimi in tutta la lega). Sarà una fonte di riflessione per il coach ex Clippers, chiamato a migliorare il gioco di squadra
Nella città dell’amore fraterno è tempo di riscatto. Negli ultimi anni, complici scelte di mercato errate e una buona dose di sfortuna, i destini della squadra capitanata da Joel Embiid, hanno più volte incrociato roventi delusioni sul piano dei risultati. In primo piano le perpetue eliminazioni ai playoffs, di cui l’ultima quella incassata la scorsa stagione a opera di Atlanta. E in tempi recenti, come se non bastasse, si è aggiunto il caso Ben Simmons. Fardello di non poco conto, considerando le evidenti difficoltà a trovare una sistemazione per il forte giocatore australiano. Insomma, a Phila c’è bisogno di stabilità, componente nodale per chi vuole puntare a grandi risultati. Ricompattare il gruppo sarà dunque il primo compito per l’ex allenatore dei Clippers, che ancora una volta dovrà dimostrare le sue indubbie doti di collante.
Tante le novità di facciata. La base della costruzione invece resta la stessa. Daryl Morey ha scelto saggiamente la via della continuità, confermando un ampio blocco del gruppo che aveva degnamente figurato nella scorsa stagione. Tuttavia, è noto come spesso i playoffs si ergano a sentenze inoppugnabili, tali da etichettare una stagione come positiva o negativa. Nel caso di Phila, certamente la sorprendente uscita contro i giovani Hawks, ha creato una voragine di polemiche più grande di ciò che era lecito attendersi. Sul banco degli imputati, primo su tutti era finito Doc Rivers, autore di un disastro che aveva ricalcato la disfatta maturata l’annata precedente con i Clippers.
A fargli compagnia un Ben Simmons incapace di limare i suoi storici problemi al tiro, e il cui crescente condizionamento mentale, aveva influito pesantemente sull’esito della serie. Proprio sul futuro dell’australiano si sta giocando ormai da tempo una partita dai tratti tragicomici. Il giocatore nativo di Melbourne, aveva comunicato anzitempo la volontà di cambiare lido, a fronte di un contratto che lo legava alla città della Liberty Bell per altre quattro stagioni. Piazzarlo altrove sarà un crocevia fondamentale, per definire a tutti gli effetti le qualità del roster biancazzurro, alla luce delle entrate che inevitabilmente ci saranno.
Chi invece costituisce il presente e il futuro della franchigia è Joel Embiid, chiamato a prendersi sulle spalle il gruppo e condurlo, dopo 38 anni, al titolo NBA. Il centro camerunense è reduce dalla sua migliore stagione in carriera, archiviata con una media di 28.5 punti, 10.6 rimbalzi e 1.4 stoppate con il 51.3% alla voce tiri dal campo e il 37.7% da tre. Statistiche di pregevole fattura, che testimoniano il talento e la versatilità di un lungo che negli ultimi anni ha fatto notevoli progressi in tutti i fondamentali. Unica grana, la questione infortuni, diventata con il tempo una spina nel fianco per il numero 21.
Se Embiid riuscirà a sanare questo aspetto, le ali del talento sorrette dalla condizioni fisica, potrebbero condurlo a quel titolo di MVP tanto desiderato ma mai raggiunto. Alle sue spalle, in sostituzione di Howard tornato ai Lakers, è stato ingaggiato Andre Drummond, protagonista in passato di una serie di scaramucce proprio con il camerunense. Firmato al minimo, porta in dote grandi abilità di stoppatore e rimbalzista, anche se ai liberi lascia parecchio a desiderare.
Tra i nuovi c’è anche Georges Niang, un’ala discreta per allargare il campo col tiro da fuori, da 4 tattico, da rincalzo di Harris. A chiudere il cerchio le scelte al draft Jaden Springer e Charles Bassey: interessanti seppur acerbi, ma con ottimo potenziale.
La squadra, Simmons o non Simmons, c’è. Ora Rivers dovrà tendere l’attenzione sugli aspetti del gioco meno riusciti.
L’anno scorso a brillare è stata soprattutto la fase di tiro e le ottime percentuali sui fondamentali difensivi, Embiid e compagni, infatti, hanno tirato con il 40% da due e il 37% da tre. Numeri apprezzabili accompagnati da 655 palle rubate e 447 stoppate (secondi nella lega in entrambi i dati). Non si può dire altrettanto per la voce degli assist (23.7 a partita) e dei tiri liberi (76%), che testimoniano la tendenza ad affidarsi agli isolamenti e la scarsa mira dalla lunetta.
Detto questo, Phila si accinge a presentarsi come una vera e propria mina vagante nel selvaggio Est. Al completo, Milwaukee e Brooklyn restano superiori. Nondimeno come già accaduto l’anno scorso, la variabile legata agli infortuni potrebbe cambiare le carte in tavola. Al netto di tutto, l’obiettivo è quanto meno quello di giungere nuovamente alle semifinali di conference, tentando questa volta di non cadere negli errori passati.