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NBA, saranno 7 i nuovi allenatori nella stagione 2021-22: ecco chi sono

di Michele Gibin
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Sono stati ben 7 i cambi di allenatore in panchina nella NBA dopo la fine della stagione 2020\21, e tra i sette volti nuovi ci saranno anche degli esordienti assoluti nel ruolo di head coach.

Dallas Mavericks, Indiana Pacers, Washington Wizards, Portland Trail Blazers, Orlando Magic, New Orleans Pelicans e Boston Celtics hanno finito per cambiare guida tecnica. Ecco chi saranno i 7 nuovi allenatori NBA che vedremo all’opera nella prossima stagione, e come arrivano nelle nuove squadre.

1. Ime Udoka, Celtics

Dopo l’eliminazione al primo turno contro i Nets, che ha chiuso una stagione deludente in casa Boston Celtics, Danny Ainge ha comunicato le sue dimissioni dal doppio incarico di general manager e presidente della squadra.

A stretto giro, Ainge ha annunciato in Brad Stevens il suo successore a capo del front office. Nel segno della continuità, Stevens ha lasciato dunque dopo 8 stagioni e 3 finali di conference raggiunte la panchina dei Celtics per prendere posto in ufficio, una decisione che l’ex coach di Butler University ha raccontato di aver preso già al termine della difficile annata 2019\20, spezzata in due dal Covid.

Il nuovo head coach sarà Ime Udoka. Di scuola Spurs, Udoka è stato prima giocatore e poi assistente per Gregg Popovich a San Antonio, quindi vice di Brett Brown ai 76ers e assistente di Steve Nash ai Brooklyn Nets, per lui sarà esordio nel ruolo di capo allenatore.

2. Jason Kidd, Mavericks

Jason Kidd riprende a Dallas la sua carriera di capo allenatore dopo gli alti e bassi delle stagioni a Brooklyn (2013-14) e Milwaukee (dal 2014 al 2018).

Ai Bucks Kidd ebbe il merito di svezzare un acerbo Giannis Antetokounmpo, ai Nets è ricordato soprattutto per la messinscena del bicchiere rovesciato apposta in campo. Dopo l’esonero a Milwaukee Jason Kidd è diventato assistente di Frank Vogel ai Los Angeles Lakers, presenza gradita a LeBron James e che ha saputo calarsi nella parte evitando riflettori e attenzioni.

Coi Mavericks Kidd ha vinto un titolo NBA nel 2011, ed è un uomo di Mark Cuban che ci tiene a tenersi vicini gli amici (Dirk Nowitzki e Michael Finley sono oggi membri dell’organizzazione a vario titolo). Il suo arrivo si è inserito all’interno di un cambiamento più ampio, che ha coinvolto anche l’ormai ex GM Donnie Nelson. Al suo posto l’ex executive Nike Nico Harrison, Jason Kidd ha intanto scelto per il suo coaching staff Igor Kokoskov (vecchia conoscenza di Luka Doncic) e Kristi Toliver.

3. Rick Carlisle, Pacers

A Indiana c’era da dimenticarsi in fretta di Nate Bjorkgren, e quale miglior modo per scacciare i momenti brutti che ripensare a quelli belli?

Dentro dunque Rick Carlisle, che ai Pacers passò 4 anni dal 2003 al 2007 e che al primo anno (2003-04) vinse 61 partite di stagione regolare. Sotto la sua guida gli Indiana Pacers sopravvissero persino alla famosissima rissa del Palace of Auburn Hills, “the Malice at the Palace“, che li privò per l’intera stagione di Ron Artest (si chiamava ancora così) e per decine di partite di Jermaine O’Neal e Stephen Jackson nel 2004.

Sotto coach Bjorkgren, arrivato per sostituire un allenatore a sua volta quotato come Nate McMillan, i Pacers hanno mancato i playoffs nonostante un roster decisamente all’altezza soprattutto nella mediocre (eccezion fatta che per il vertice) Eastern Conference. Rick Carlisle avrà a disposizione una squadra di talento con Malcolm Brogdon, Domantas Sabonis, Caris LeVert, TJ Warren e Myles Turner, che potrebbe però cambiare in corsa, con Turner e Warren potenzialmente sul mercato.

A Dallas Carlisle ha vinto un titolo (2011) e creato nelle ultime stagioni attorno a Luka Doncic uno dei migliori attacchi NBA. La sua sola presenza al posto del malcapitato Bjorkgren è un miglioramento per gli Indiana Pacers.

4. Willie Green, Pelicans

Esordiente assoluto per i Pelicans, che come i Pacers hanno fatto retromarcia e licenziato Stan Van Gundy dopo una sola stagione.

Dentro allora l’ex giocatore NBA Willie Green, che in campo gli anni migliori li visse ai Philadelphia 76ers. Green, 40 anni, sarà uno degli head coach NBA più giovani di sempre ma ha fatto scuole eccellenti: assistant coach prima di Steve Kerr ai Golden State Warriors, poi di Monty Williams ai Phoenix Suns fino alla scorsa stagione.

Dopo il mezzo disastro Van Gundy, i Pelicans hanno perso sul mercato Lonzo Ball e acquisito via trade Jonas Valanciunas, Devonte’ Graham, Tomas Satoransky e Garrett Temple, e soprattutto rimesso sotto contratto Josh Hart. A Willie Green il compito di riuscire dove Alvin Gentry e Stan Van Gundy hanno fallito, costruire un sistema attorno a Zion Williamson, già oggi uno dei giocatori NBA più dominanti in attacco.

Agguantare i play-in l’anno prossimo è l’obiettivo minimo.

5. Jamahl Mosley, Magic

Con i Magic in rifondazione completa, coach Steve Clifford ha detto stop e si è dimesso.

Tempo di un allenatore esordiente, che possa crescere con la squadra allora per Orlando che ha scelto l’ex assistente di Carlisle a Dallas Jamahl Mosley. Mosley, 43 anni, era l’assistente più vicino a Luka Doncic ai Mavs, ora ai Magic dovrà guidare la terza squadra NBA più giovane per età media (24.1 anni) e che dopo ere geologiche a cercare una point guard presentabile in quintetto base, ora ne ha addirittura tre.

Markelle Fultz, Cole Anthony e soprattutto Jalen Suggs su cui si punta tutto, o quasi. Fultz e Jonathan Isaac rientreranno da due infortuni gravi alle ginocchia, Chuma Okeke e RJ Hampton hanno mostrato talento e potenziale. Mo Bamba avrà ancora una possibilità di dimostrare di non essere un bidone, un bust come li chiamano in America, l’altro rookie a disposizione sarà Franz Wagner, ala da Michigan che giocherà assieme al fratello maggiore Moe.

Mosley è stato assistente allenatore a Denver (2010 al 2014) e Dallas.

6. Chauncey Billups, Trail Blazers

Esordiente si, ma non come gli altri. Chauncey Billups è stato una delle migliori point guard della sua epoca ai Detroit Pistons, con cui ha vinto un titolo NBA e il premio di MVP delle finali, e al pari di Damian Lillard grandissimo giocatore da clutch time, tra i migliori.

A Portland Billups porta tutto il suo carisma, in una squadra che sta cercando però di capire quanto a lungo sia ancora opportuno puntare sul gruppo costruito attorno a Lillard nelle ultime stagioni. La prima parte di stagione sarà già decisiva soprattutto per l’umore di Dame, che ai Blazers ha accordato la più classica delle fiducie a tempo.

Il quintetto base è di talento: Lillard-McCollum-Powell-Covington-Nurkic. La panchina è corta ma è appena arrivato Larry Nance Jr, giocatore perfetto nello spot di ala per allungare le rotazioni e dare versatilità, buon difensore e passatore. Nance Jr potrebbe essere per i Blazers quello che Zach Collins non è potuto diventare a causa degli infortuni.

Chauncey Billups comanda rispetto ma resta comunque un esordiente come head coach. Quale sarà l’impatto col nuovo ruolo e con una superstar altrettanto carismatica come Damian Lillard?

7. Wes Unseld Jr, Wizards

Se esistesse, gli Washington Wizards dovrebbero vincere il premio “squadra NBA più interessante che non abbia ancora giocato un minuto”.

La trade che ha portato a DC Kyle Kuzma, Montrezl Harrell e Kentavious Caldwell-Pope ha si privato gli Wizards di una superstar come Russell Westbrook, ma alzato il livello medio del roster. L’arrivo via sign and trade di Spencer Dinwiddie è una mossa sulla carta perfetta: l’ex Nets è un giocatore in ascesa, realizzatore e atleta di vaglia, e un tipo interessante, brillante anche fuori dal campo.

Per la panchina, salutato Scott Brooks, Washington ha puntato sul nome importante: Wes Unseld Jr, figlio del compianto Wes Unseld che degli allora Baltimore Bullets è stato leggenda, MVP e campione NBA. Unseld Jr era un quotato assistente allenatore dei Denver Nuggets e la sua carriera era iniziata proprio a Washington nel 2005.

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