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NBA, le regole per i roster: un nuovo giocatore per ogni caso positivo in squadra

di Michele Gibin
NBA

Un nuovo giocatore a roster per ogni giocatore positivo al Covid, è questo l’accordo raggiunto da NBA e sindacato NBPA dei giocatori per fronteggiare l’ondata di contagi e giocatori fermati dal protocollo di sicurezza della lega, e limitare al minimo possibile in futuro le partite rinviate.

Partite rinviate che sono già diventate 7 in totale in stagione, con 5 gare rinviate solo domenica per le numerose assenze per Cleveland Cavs, Brooklyn Nets e Philadelphia 76ers soprattutto, oltre alle due partite dei Chicago Bulls rimandate la scorsa settimana. Da oggi fino al 19 gennaio – almeno – le squadre NBA potranno dunque sostituire a roster con un contratto da 10 giorni ogni giocatore che risultasse positivo a un test per il Covid, e che secondo il protocollo in tal caso resterebbe fermo almeno 10 giorni o fino a guarigione attestata da due test negativi in 24 ore.

Ogni giocatore chiamato a rimpiazzo dovrà tassativamente “essere disponibile a scendere in campo già dalla prima partita” che la squadra in oggetto dovrà giocare dopo aver chiesto di utilizzare la speciale procedura. Come in passato già stabilito, i contratti dei nuovi giocatori non peseranno sul monte salari delle squadre, né sulla luxury tax per i team che la pagheranno. Annullato viste le circostanze anche il termine di massimo 50 giorni che un giocatore sotto contratto con un two-way contract potrà passare aggregato al roster del suo team NBA: scaduti i 50 giorni, il contratto di ogni giocatore con un two-way contract che fosse ancora a roster sarà adeguato.

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