Ci sono (al momento) più di 90 giocatori NBA fermi a causa del Covid, o perché positivi al virus o perché “semplicemente” inseriti nell’health and safety protocol della lega e in attesa di via libera.
Una situazione che ha investito la NBA nelle ultime due settimane e partita nei giorni successivi alla festa per il Giorno del Ringraziamento in America a fine novembre, dopo la quale la lega aveva deciso di intensificare i controlli anche sui giocatori vaccinati. Da qui la scoperta di focolai di Covid dapprima a Chicago e Charlotte, con Bulls e Hornets decimate, e quindi a Sacramento, Brooklyn e in breve tempo praticamente in ogni roster NBA.
Sono (sempre a oggi) 7 le partite rinviate, tra cui 2 per i Bulls e 2 per i Nets, e che verranno recuperate in seguito, probabilmente in primavera. La NBA ha concesso dopo un accordo con il sindacato NBPA dei giocatori, alle squadre di mettere sotto contratto con dei contratti di 10 giorni (rinnovabili) tanti giocatori quanti quelli che nei roster principali risultassero positivi ai test.
Un provvedimento che impedirà alle squadre di trovarsi senza il numero minimo regolamentare di 8 giocatori disponibili per disputare una partita NBA. E che sta avendo l’inevitabile effetto di vedere in campo dei carneadi, giocatori selezionati dalla G-League e che hanno alle spalle alcune presenze nella NBA e tanti inviti ai training camp negli anni passati.
Non la soluzione ideale, ma una soluzione, soprattutto considerato che l’alternativa sarebbe stata quella di rinviare partite su partite (lo scorso anno furono più di 30), fermare la regular season per almeno due settimane, per giunta con il Natale e il Christmas Day NBA di mezzo, o addirittura come paventato da chi fa progetti in aria con le leghe altrui, di tornare in una “bolla” come quella dell’estate 2020 a Orlando, Florida.
Spoiler: non accadrà.
L’obiettivo della NBA di Adam Silver resta quello di “giocare tutte e 82 le partite” come riporta USA Today. E di farlo “restando assolutamente all’interno della finestra ottobre-giugno“, come da tradizione. Lo scorso anno, giocare le NBA Finals a luglio inoltrato fu letale soprattutto per gli ascolti TV, la stagione NBA 2020\21 finì inoltre a ridosso delle Olimpiadi di Tokyo.
Già all’inizio di dicembre, gli esperti avevano fatto la facile predizione di un picco di casi positivi per la fine del mese-inizio di gennaio. Esattamente ciò che sta accadendo anche in virtù del numero alto di test effettuati. La NBA ha per ora trovato il modo per provare a “tirare avanti” in attesa che gli oltre 90 giocatori al momento fermi, tra cui vi sono i pezzi da 90 Giannis Antetokounmpo, Kevin Durant e James Harden per fare alcuni nomi, rientrino ciascuno a tempo debito.
Con la crescita dei casi sono inoltre tornate le regole di condotta previste dal protocollo anti Covid: mascherine obbligatorie, distanziamento e terza dose di vaccino “ampiamente caldeggiata” (non esistono obblighi per i giocatori) entro gennaio, per tutti. Il regime di contratti da 10 giorni cui le squadre potranno provvedere per rinforzare le fila a roster resterà in vigore fino al 19 gennaio, con la possibilità di estensione qualora la situazione lo richiedesse.
NBA Christmas Day 2021: le partite in programma, e chi non giocherà
Una situazione che farà del Natale NBA 2021 un Natale sottotono, anche in campo. Sono 5 le partite in programma per l’NBA Christmas Day:
- Hawks-Knicks
- Celtics-Bucks
- Warriors-Suns
- Nets-Lakers
- Mavericks-Jazz
Ciascuna delle 10 squadre ha al momento giocatori fermi a causa del Covid. Atlanta è priva di Trae Young, risultato positivo a un test sabato e che salvo “miracoli” non sarà in campo il 25. I Knicks sono senza RJ Barrett, Immanuel Quickley, Obi Toppin, Quentin Grimes, Kevin Knox e Miles McBride.
Giannis Antetokounmpo è stato inserito la scorsa settimana nel protocollo, e potrebbe non scendere in campo per Natale così come Donte DiVincenzo, Wesley Matthews e Bobby Portis. Khris Middleton è alle prese con un infortunio al ginocchio destro. E i Celtics? Non stanno certo meglio, con Grant Williams, Al Horford, Jabari Parker, Juan Hernangomez, Josh Richardson e Sam Hauser fuori.
I Golden State Warriors hanno perso Jordan Poole e Andrew Wiggins, e come noto Klay Thompson non sarà in campo. Per lui esordio previsto per metà gennaio.
Nets-Lakers rischia di rappresentare il più grande flop natalizio per la NBA. Brooklyn ha al momento ben 10 giocatori inseriti nel protocollo anti Covid tra cui Durant, Harden, Aldridge e persino Kyrie Irving, che non ha fatto neppure in tempo ad annunciare il suo rientro dopo 3 mesi di (di fatto) auto-esilio da non vaccinato a New York. I Lakers non avranno probabilmente Talen Horton-Tucker, Dwight Howard, Malik Monk, Austin Reaves, Kent Bazemore, Avery Bradley e persino coach Frank Vogel, e non avranno sicuramente Anthony Davis che si è infortunato.
Così sottotono da non meritarsi neppure di giocare a Natale, i Dallas Mavericks saranno senza Maxi Kleber, Reggie Bullock, Josh Green e quel che è peggio probabilmente senza Luka Doncic, che ha un problema alla caviglia sinistra che necessita di riposo e terapie. Per lo sloveno a oggi sole 21 partite giocate in stagione.