Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Sparatoria di Lewiston, Mike Brown: “Non parlerò di basket quando sono morte 18 persone”

Sparatoria di Lewiston, Mike Brown: “Non parlerò di basket quando sono morte 18 persone”

di Carmen Apadula

Mercoledì sera a Lewiston, nel Maine, c’è stata un’ennesima sparatoria in stile americano.

Secondo i rapporti locali, il 40enne Robert Card ha utilizzato un fucile AR-15 in diverse aree della città.

Intorno alle 19:00, l’ex militare e istruttore di armi ha aperto il fuoco prima nello Shemengees Bar, dove la gente del posto spesso si ritrova per mangiare qualcosa e giocare a biliardo. Successivamente, l’assassino si è recato alla sala da bowling Sparetime Recreation dove, al momento della strage, erano presenti tra le 100 e le 150 persone (di cui almeno 20 erano bambini).

Secondo il capo della polizia del Maine, William Ross: “Nel ristorante sono morte 8 persone, nella sala da bowling 7. Almeno 3 di queste sono decedute in ospedale”.

Infine, Card si è recato in un grande magazzino Walmart, per concludere il suo bagno di sangue.

“Le persone che hanno perso la vita sono 18 in totale, mentre i feriti sono 13” sostiene la governatrice del Maine, Janet Mills. “La città non meritava un attacco del genere, nessuna città lo merita. Per me Lewiston è speciale. Ci ho lavorato per anni, qui ho incontrato e sposato mio marito. Sono profondamente dispiaciuta”.

Card è stato per 20 anni nell’esercito statunitense, raggiungendo il grado di sergente, ma aveva perso il lavoro a causa di svariate patologie mentali. Spesso sosteneva di sentire delle voci e, oltre ad alcuni precedenti per aggressione, aveva precedentemente minacciato di aprire il fuoco alla base della Guardia Nazionale di Saco

La Contea di Androscoggin, dove si trova la città di Lewiston, è stata in lockdown durante la caccia al responsabile della strage. Le autorità avevano invitato gli abitanti della Contea a rimanere nelle loro case e a tenere le porte chiuse a chiave. 

L’auto di Card era stata ritrovata nella vicina cittadina di Lisbon. Successivamente, l’autore della sparatoria è stato ritrovato morto lungo un fiume nei pressi dell’impianto di riciclaggio da cui era stato licenziato di recente. Secondo la polizia, il corpo presentava i segni di una ferita da arma da fuoco auto-inflitta

La polizia ha affermato che l’indagine continuerà, poiché ufficialmente Card resta comunque un sospettato. Tuttavia, la governatrice Mills ha riferito di aver tirato un sospiro di sollievo sapendo che l’uomo non rappresenta più una minaccia per la città. 

Secondo Gun Violence, la strage rappresenta la 565esima sparatoria di massa avvenuta in America quest’anno. Secondo la CNN, l’evento è stato invece quello più disastroso negli Stati Uniti dalla sparatoria alla Robb Elementary School di Uvalde, avvenuta il 24 maggio 2022.

La Mills ha ovviamente informato Joe Biden di ogni sviluppo. Il presidente aveva infatti ordinato che le bandiere del paese venissero poste a mezz’asta per le vittime della sparatoria, definendola un “atto di violenza senza il minimo senso”. 

L’accaduto ha ovviamente riacceso il dibattito sulle armi negli Stati Uniti, e il presidente ha chiesto per l’ennesima volta ai repubblicani in Congresso di approvare il divieto per il possesso di armi d’assalto da parte dei civilil. 

Tragedia di Lewiston: in NCAA, Cooper Flagg rimanda il suo annuncio per la scelta universitaria

Alla luce di questo tragico evento, sono stati tanti i pensieri rivolti alle vittime. Soprattutto provenienti dal mondo dello sport. 

L’intero mondo della pallacanestro è pronto per l’annuncio di Cooper Flagg riguardo la sua futura università.

Futura scelta numero 1 nel Draft NBA 2025, ha ristretto il campo della scelta a Duke o UConn.

Non è esagerato suggerire che la sua decisione potrebbe essere decisiva per stabilire quale università vincerà il titolo nazionale del 2024, poiché si prevede che i Blue Devils e gli Huskies abbiano il maggior numero di futuri talenti NBA tra tutti i programmi universitari di pallacanestro per il prossimo anno.

Ma dopo gli eventi di mercoledì sera a Lewiston, Flagg ha dichiarato di volere che la decisione sul suo futuro venga dimenticata per un po’ dalla popolazione americana.

Il giocatore, originario del Maine, vuole che l’attenzione si sposti sul sostegno alle persone colpite dalla sparatoria di massa.

“Tutta la nostra attenzione dovrebbe essere rivolta a sostenere le vittime, le loro famiglie e le forze dell’ordine” ha scritto su X, piattaforma social precedentemente conosciuta come Twitter. “Tutto il resto può aspettare. Il mio cuore è con il Maine”.

Sparatoria nel Maine: la NBA non resta indifferente

E anche il mondo NBA non se n’è tirato fuori. Ma, forse, alcuni non hanno utilizzato il modo migliore per dichiarare il loro sostengo alle vittime. 

L’account X dei Boston Celtics si è infatti trovato in difficoltà dopo il contraccolpo ricevuto per un post un po’ insensibile riguardo la tragedia.

I Celtics hanno battuto i New York Knicks per 108-104 nella loro prima partita della stagione 2023/24 e hanno postato una foto di Jayson Tatum, accompagnato dal punteggio ottenuto, con la didascalia: “I nostri pensieri e le nostre preghiere sono tutti rivolti a Lewiston, nel Maine”.

Il post ha ricevuto immediatamente il disaccordo dei fan, che hanno etichettato il tweet come insensibile e inappropriato. I Celtics hanno rapidamente cancellato il post e twittato di nuovo, offrendo dei pensieri alle vittime della sparatoria senza una foto o una grafica, bloccando anche le risposte dei followers.

In tanti hanno infatti etichettato questo tweet come “uno dei peggiori di tutti i tempi”, suggerendo che il team dovrebbe essere multato dalla NBA per averlo pubblicato, e che la persona che ha postato il tweet dovrebbe essere licenziata dall’organizzazione.

Ma c’è anche chi ha dimostrato comprensione e sensibilità

I Sacramento Kings hanno battuto gli Utah Jazz nella partita di mercoledì. Ma coach Mike Brown non ha speso molte parole riguardo la vittoria per 130-114 della sua squadra in conferenza stampa post-partita. 

Quando gli è stato chiesto di parlare della partita, il coach è stato onesto.

“Non voglio parlare di basket, mi dispiace” ha detto. “Abbiamo giocato. È stato divertente. Abbiamo vinto. Ma se non riusciamo a fare qualcosa per risolvere questo problema (quello delle armi facili, n.d.r.), è finita. È finita per il nostro Paese”.

Coach Brown ha voluto lanciare un appello emotivo, chiedendo ai “piani alti” di fermare tutta questa violenza.

“La prima cosa che vorrei dire è che non so cosa stia succedendo. Non sono così intelligente, ma so che come Paese dobbiamo fare qualcosa” ha sostenuto. “Se questo non tocca nessuno di voi, non so nemmeno cosa dire. È assolutamente disgustoso e triste. Ed è triste che ci sediamo qui e guardiamo questa cosa accadere ogni volta. E che nessuno fa nulla al riguardo”. 

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