Le riforme della NBA Cup dall’anno prossimo Emirates Cup, non dovrebbero limitarsi solo al nome.
La scorsa settimana in un documento citato da Associated Press, la NBA ha avanzato alcune ipotesi di riforma del suo torneo infra stagionale o in-season tournament per cercare di incentivare la partecipazione dei giocatori e il peso della competizione nel quadro più ampio di una stagione NBA completa. Tra le idee, perché di questo si tratta ancora al momento, ci sarebbe quella di assegnare il tie breaker favorevole in caso di parità in classifica e per la griglia playoffs e play-in alla squadra che si è meglio comportata al torneo.
Un’altra mossa allo studio sarebbe quella “di non contare i punti segnati ai tempi supplementari” di una partita valida anche per la sola fase a giorni del torneo, e quindi non contarli per il suddetto tie breaker. La differenza punti tra le squadre è infatti uno dei criteri con cui la NBA risolve le situazioni di parità in classifica, oltre agli scontri diretti e ai record intra-conference. Questo per evitare che, nel caso una squadra ne avesse bisogno, questa possa “mandare volontariamente una partita ai supplementari per aggiustare una differenza punti di proposito“.
NBA, dall’All-Star Game si fischiano meno falli?
Nello stesso documento, in un’altra sezione, la NBA ha negato “di aver impartito direttive agli arbitri” di fischiare meno falli e assegnare meno tiri liberi a partita, dalla pausa per l’All-Star Game, “nel tentativo di abbassare i punteggi finali“.
La lega ha quindi negato attarverso il suo competition commitee che l’effettivo calo del 12.6% di tiri liberi tentati e del 3.5% nei punteggi finali delle partite, sia dovuto a una precisa direttiva. La media punti complessiva è passata dai 115.5 nel periodo pre All-Star Game ai 111.3 da metà febbraio in poi, e i falli a partita passati dai 19.4 ai 17.5 di oggi. Di conseguenza anche i viaggi in lunetta si sono abbassati dai 22.7 pre All-Star Game ai 19.8 che si registrano oggi.
