I Brooklyn Nets hanno perso la loro decima partita di fila a Washington contro gli Wizards per 113-112, ma tutta l’attenzione prima e dopo la gara era spostata sulla trade che ha spedito James Harden e Paul Millsap ai Philadelphia 76ers, in cambio di Ben Simmons, Seth Curry, Andre Drummond e due scelte al draft.
Una trade che coach Steve Nash aveva negato potesse accadere appena 48 ore prima della trade deadline di giovedì, durante le quali però Harden è uscito allo scoperto chiedendo di essere ceduto a Philadelphia, per raggiungere Joel Embiid, Doc Rivers e la sua vecchia conoscenza Daryl Morey.
E Brooklyn, Nash in primis, non ha potuto che prenderne atto e trarre il più possibile in termini di giocatori dalla trade.
“Nelle ultime ore era diventato più evidente“, spiega Nash del desiderio di Harden di cambiare aria “Ma non sono veramente sorpreso, e quando vi ho risposto che non ci sarebbe stata una trade ero sincero. Non c’erano ancora colloqui tra le due squadre. Se ci sono rimpianti? Beh, se pensiamo che eravamo avanti 2-0 contro i futuri campioni NBA lo scorso anno, senza James (Harden, ndr) e Jeff Green, quindi senza Irving, e trascinarli comunque alla settima partita e ai supplementari, di se e di ma ce ne sono parecchi. Ma la vita è così, si guarda avanti e mai indietro“.
“Harden? C’è rispetto ed è stato un onore e un piacere allenare uno dei grandi, un giocatore storico“.
Parla di rispetto per una decisione personale anche Kyrie Irving, visto come l’elemento che con la sua assenza prolungata a causa del suo rifiuto di vaccinarsi, e delle norme restrittive tuttora in vigore a New York, avrebbe messo ancor più a dura prova la pazienza già di per sé labile di James Harden: “Non si può mai sapere che cosa passi per la mente di ciascuno di noi, né di quali saranno le decisioni di un’altra persona. Ma va rispettata la volontà altrui ed è ciò che faremo. Harden? Diciamo che c’erano state delle avvisaglie, in spogliatoio (…) noi gli auguriamo solo il meglio e aspettiamo con entusiasmo i nuovi arrivati“.
“Convincere gli altri a restare non è il mio ruolo“, prosegue Irving “Forse Harden non è riuscito a cogliere la nostra situazione per come è davvero, anche col mio status in campo, forse anche questo ha avuto il suo ruolo. Ma chi lo sa, non possiamo parlare per lui, aspettiamo che lo faccia (…) non ci scordiamo che anche io in passato ho chiesto di essere ceduto per cui lo capisco, e non starò certo qui a parlare male di lui, James è una bella persona e voglio solo che abbia il meglio, che sia contento“.
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Per i Brooklyn Nets l’addio di Harden segna la fine di un esperimento puramente teorico, quello di far giocare assieme tre giocatori tra i primi 10-15 della NBA per vincere. Ora con l’arrivo di Ben Simmons, Seth Curry e Andre Drummond, Steve Nash si ritrova con una squadra più profonda, in attesa dei rientri di Kevin Durant, Nic Claxton e LaMarcus Aldridge, con Joe Harris che potrebbe invece saltare il resto della stagione.
Un Simmons tutto da recuperare prima di tutto dal punto di vista mentale, dopo mesi difficili passati anche lontano dal campo di gioco, e senza allenarsi con dei colleghi NBA in maniera stabile. Patty Mills, connazionale di Simmons, si offre come tutor per una missione non semplice, solo l’ultima della serie di missioni complicate cui Brooklyn sembra essere attratta: “Io sono qui per aiutarlo come ho sempre fatto, e sono felice di averlo qui“.
Per vedere Simmons in maglia Nets in campo occorrerà del tempo, Nash spera invece che Drummod e Curry possano essere della partita già sabato contro i Miami Heat, quando Brooklyn giocherà per evitare l’undicesima posizione in classifica: “Stanno arrivano dei pezzi nuovi e che ci piacciono, di certo il tempo per mettere tutti a proprio agio ci manca, non possiamo certo permetterci di rallentare ancora“.