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Hall of Fame NBA 2021: Bosh, Webber, Pierce e Kukoc, il meglio della serata

di Michele Gibin

Si è tenuta a Springfield, Massachussets, la cerimonia di introduzione nella Naismith Basketball Hall of Fame della classe 2021, quella di Chris Webber, Paul Pierce, Ben Wallace, Chris Bosh e Toni Kukoc tra gli altri.

16 i nuovi membri in tutto, nella Hall of Fame sono entrati anche coach Rick Adelman, e per la seconda volta nelle vesti di allenatore il grande Bill Russell, 87 anni, presente alla cerimonia e presentato dall’ex presidente USA Barack Obama. E poi ancora, l’ex All-Star Bobby Dandridge, l’allenatore NCAA Jay Wright quindi le due ex star WNBA Yolanda Griffith e Lauren Jackson e l’ex allenatore Cotton Fitzsimmons, scomparso nel 2004 e introdotto da Charles Barkley e Jerry Colangelo.

Hall of Fame 2021, il meglio della serata

Paul Pierce, leggenda dei Boston Celtics e campione NBA nel 2008, ha voluto “ringraziare” nel suo discorso di accettazione le 9 squadre che al draft NBA 1998 non lo scelsero. Pierce fu selezionato con la decima chiamata dai Celtics, “e questo non ha fatto altro che darmi ancora più fuoco dentro. Ancora oggi non capisco come sia potuto scivolare fino alla numero 10, ma so che tutto accade per una ragione. E sono grato di essere andato ai Celtics“.

Pierce ha giocato per 15 stagioni a Boston, vincendo un titolo nel 2008 assieme a Ray Allen, Kevin Garnett e Rajon Rondo e con coach Doc Rivers in panchina. Paul Pierce detiene diversi record di franchigia ai Celtics ed è il secondo marcatore di sempre nella storia della squadra dietro a John Havlicek, solo il terzo ad aver segnato oltre 20mila punti in biancoverde (Havlicek, Bird).

Dopo la delusione del 2019, è arrivato finalmente per Chris Bosh il momento dell’ingresso nella Hall of Fame del basket NBA. Il due volte campione NBA con i Miami Heat è stato accompagnato nel suo discorso da Pat Riley. Durante il suo discorso, Bosh ha ricordato di come nel 2010, al momento del suo arrivo a Miami, Riley prestò come metodo motivazionale all’ex star dei Raptors uno dei suoi anelli di campione NBA, dicendogli che glielo avrebbe restituito solo quando ne avrebbero vinto uno assieme. E Bosh ha approfittato dell’occasione per restituire simbolicamente quell’anello al presidente degli Heat. Bosh è stato costretto al ritiro nel 2016 a causa di un problema di coaguli nel sangue, a soli 32. “Proprio quando ero arrivato in cima alla vetta, con ancora tanto da realizzare e tanto lavoro ancora da fare, tutto si fermò. Quello che ho imparato è che abbiamo il potere di rendere utile la nostra vita giorno dopo giorno qualsiasi cosa accada, e di trasformare le difficoltà in punti di forza. La mia carriera è stata più breve di quanto prevedessi, ma guardandomi indietro, tutto quello che ho realizzato, tutte le persone e gli amici che ho conosciuto e tutti i ricordi che abbiamo assieme, sono la cosa più importante“.

Bosh ha vinto due titoli NBA con Miami nel 2012 e 2013, alla cerimonia per assistere al suo discorso in platea anche gli ex compagni di squadra agli Heat LeBron James e Dwyane Wade.

Hall of Fame 2021, Ben Wallace alza il pugno dopo il suo discorso

“Big” Ben Wallace è diventato il primo giocatore NBA undrafted, ovvero mai scelto al draft, ad essere introdotto nella Hall of Fame. Con i Detroit Pistons tra 1999 e 2006, Wallace ha vinto un titolo NBA (2004) e per ben 4 volte il premio di Defensive Player of the Year. La sua carriera NBA iniziò nel 1996 dal basso, dagli Washington Bullets\Wizards e quindi Orlando Magic, prima dell’esplosione ai Pistons.

Il basket non è mai stato tutta la mia vita, il basket era nella mia vita, e l’ho usato per creare una via per tutti quelli che mi hanno aiutato. Ho ricevuto tanto, ho dato tanto indietro e ho segnato una via. Una via che non sarà difficile da trovare, perché la sto ancora percorrendo“.

Presentato da coach Larry Brown, Wallace ha terminato il suo discorso alzando il pugno destro come Tommie Smith e Tony Carlos a Città del Messico 1968.

Toni Kukoc è stato selezionato per la classe 2021 della Hall of Fame dal suo comitato internazionale. L’ex giocatore croato è stato una stella del basket europeo in Italia con la Benetton Treviso, e quindi 3 volte campione NBA e Sixth Man of the Year nel 1996, con i Chicago Bulls. Sul palco, Kukoc è stato accompagnato da Michael Jordan e Jerry Reinsdorf, proprietario dei Bulls.

Voglio ringraziare i due signori qui presenti, Michael Jordan e Scottie Pippen, per avermi fatto il mazzo alle Olimpiadi del 1992, motivandomi in quel modo a lavorare ancora più duramente per diventare parte importante di quei Chicago Bulls“, un episodio mostrato dalla docuserie “The Last Dance” e uno dei momenti miglior della serie evento. Nel suo discorso Kukoc ha ringraziato tutti i compagni di squadra e allenatori dell’allora nazionale yugoslava, tra cui il compianto Drazen Petrovic, Vlade Divac e Dino Radja, e la città di Chicago e i Bulls.

Un emozionato Chris Webber ha dedicato un lungo passaggio del suo discorso ai suoi genitori, presenti alla cerimonia, e ricordato gli anni della sua infanzia assieme ai suoi 4 fratelli a Detroit. Presentato da Charles Barkley e Isiah Thomas, Webber ha parlato a lungo del ruolo ispiratore che alcune figure dello sport afroamericano hanno avuto su di lui: da Bill Russell, presente in sala, all’ex giocatore di baseball Norman Thomas “Turkey” Stearnes, star della Negro League tra il 1920 e il 1940 e ricordato come uno dei migliori giocatori di sempre. Nativo di Detroit, Webber ha poi ringraziato Thomas per il suo ruolo di mentore quando Chris era ancora un giocatore di liceo, e ricordato i celebri “Fab Five” dell’università di Michigan, con Juwan Howard in platea. Uno dei passaggi più importanti del suo lungo discorso, Chris Webber lo ha dedicato a un appello per la cura della salute mentale e psicofisica degli atleti professionisti: “Le vittorie non sono garantite, le sconfitte si. Non importa cosa accada, si può essere dei vincenti come Isiah, Paul Pierce, Kevin Garnett, o solo giocatori come me, passati per la NBA e che hanno fatto il loro. ma voglio dire a tutti: l’importante è saper reagire. Prendete sul serio la vostra salute mentale e cercate aiuto, e soprattutto accettate il fatto che non ci sono garanzie, e godetevi il viaggio, vivetelo“.

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