Sepolia, quartiere situato nella zona nord di Atene, deve l’origine del suo nome ad un’antica espressione greca che significa letteralmente “fuori città“. Si tratta di sobborgo che, prima del XIX secolo, non veniva considerato neanche parte integrante della capitale stessa. Ad oggi, tale zona conta all’incirca mille abitanti, popolazione comunque in aumento rispetto a quella presente quando Giannis Antetokounmpo mosse i suoi primi passi nel mondo. Quest’ultimo, figlio di immigrati provenienti dalla Nigeria, fino ai diciassette anni prediligeva il calcio anziché la pallacanestro, sport che invece lo ha immortalato come figura di riferimento dentro e fuori dal campo.
A quell’età, il ragazzo di Sepolia toccava già il metro e novanta di altezza, nonostante ciò, il suo fisico non mostrava neanche lontanamente segni di voler fermare lì la propria crescita. Una delle maggiori figure di riferimento nel corso dell’adolescenza del greco, fu Spiros Veliniatis, allenatore che, in un primo momento, lo convinse a dedicarsi al basket, e, successivamente, aiutò economicamente la famiglia di Antetokounmpo attraverso degli assegni donati con cadenza mensile. Ciò avvenne perché, la famiglia di colui che oggi è l’MVP in carica, viveva in condizioni di estrema povertà, ed era costretta ad affidarsi alle vendite per strada come unica, e minima, fonte di reddito.
Negli anni successivi, Giannis vedrà crescere sempre di più la sua confidenza con il pallone tra le mani, abilità che lo porterà poi a sbarcare sul suolo statunitense. Sarà un viaggio lungo, transoceanico, pieno di incertezze, ricco di speranza, alimentato dalla voglia di rendere orgoglio alla propria famiglia e di mantenere salde le proprie origini. Radici lontane che si ripresenteranno anche nella scelta, da parte dei suoi futuri compagni, del soprannome da affidare ad un giovane così atleticamente dotato. “The Greek Freak“, sarà il verdetto finale dell’urna istituita tra membri dell’organizzazione Milwaukee Bucks.
“The Greek Freak”, Giannis Antetokounmpo discute le origini del suo soprannome
Una delle prime cose a cui tutti i giocatori del Wisconsin dovettero far subito abitudine, riguardò la difficoltà nel pronunciare il cognome dell’oggi venticinquenne. Essendo per la maggior parte nativi degli Stati Uniti, l’impresa nel proferire la parola “Antetokounmpo” risultò un compito alquanto arduo, perciò la soluzione più facile fu quella di definire il nuovo ragazzo con l’appellativo di “Greek Freak“.
Tale nominativo, è un chiaro riferimento alle innate capacità fisiche ed atletiche del quattro volte all-star. Tuttavia, emozioni a parte, egli non ricorda l’occasione precisa nella quale venne scelto quel soprannome:”Non ricordo la prima volta che ho sentito quel soprannome, era forse il mio primo anno da rookie. Credo di aver fatto effettuato un gesto atletico incredibile, tipo una stoppata o una schiacciata, e da quel momento tutti hanno iniziato a chiamarmi così. Mi piace che questo appellativo sia utilizzato per descrivere il mio gioco e le mie capacita“.
In un secondo momento, Antetokounmpo ha voluto sottolineare la notevole differenza tra la vita sul parquet e quella lontano da esso. Nel primo caso, al tre volte all-NBA piace essere descritto secondo i modi elencati in precedenza, egli apprezza tutti i riconoscimenti ed encomi a lui continuamente conferiti. Ciò nonostante, all’interno della sua vita privata, l’ala dei Bucks preferisce staccarsi da tutto per dedicare il proprio tempo alla famiglia.
“La cosa più importante è saper bilanciare questi due stili di vita differenti. Come giocatore, ho per contratto una serie di eventi a cui prendere parte, e faccio ciò sotto le vesti del Greek Freak. Poi, però, quando torno a casa dalla mia famiglia, preferisco allontanarmi da tutto, compreso il mio soprannome, così da dedicarmi ai miei cari. The Greek Freak e Giannis sono due cose diverse, e non lo dico per sembrare arrogante, è solo il modo in cui cerco di agire. Con la mia famiglia preferisco rilassarmi, essere me stesso”.