Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsMinnesota Timberwolves Gobert escluso dall’All-Star Game: “Non vengo rispettato”

Gobert escluso dall’All-Star Game: “Non vengo rispettato”

di Riccardo Rivoli
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Negli ultimi giorni si è parlato tanto della selezione delle riserve per l’All-Star Game. Forse mai come quest’anno, i giocatori meritevoli di un posto sono tantissimi e di conseguenza sono tanti anche i grandi esclusi. I primi che vengono in mente sono Sabonis, Fox, Young e Sengun, ma non bisogna scordarsi di Rudy Gobert. Il francese sta giocando una delle migliori stagioni in carriera ed è in lotta per vincere il quarto DPOY personale. 

Rudy, insieme a Anthony Edwards e KarlAnthony Towns era tra i tre candidati in maglia Timberwolves, ma era altamente improbabile che venissero scelti tutti e tre. Antman è stato ovviamente selezionato e insieme a lui anche KAT, per cui ha giocato a favore la recente prestazione da 62 punti. Gobert ha affermato di essere contento per i propri compagni, ma riguardo la propria esclusione non si è espresso con parole felici: “Non è la prima volta che vengo dato per scontato o non vengo rispettato…Ma alla fine della fiera sono contento di prendermi un po’ di vacanze.”

Parlando propriamente della questione All-Star Game, l’esclusione di Gobert non è niente di scandaloso. Le sue medie sono ottime (13.6 punti, 12.5 rimbalzi e 2.1 stoppate a partita) e l’impatto sulla sua squadra è indiscutibile, ma mettendolo a confronto con chi è stato scelto non c’è da stupirsi. Kawhi e PG13 stanno guidando la squadra più in forma della Western Conference sui due lati del campo e Davis ha trovato continuità dal punto di vista fisico ed è sia un attaccante che un difensore migliore di Gobert. Quello più discutibile è Towns, ma anche lui è offensivamente superiore e i suoi limiti difensivi vengono mascherati dalla difesa collettiva di Minnesota. Se anche volessimo preferire il francese al dominicano, comunque ci sarebbe Sabonis, che è vicino alla tripla doppia di media ed è il vero scandalo di queste selezioni.

Le parole di Gobert però possono essere un interessante spunto di riflessione per quanto riguarda la considerazione che il mondo NBA ha di lui. Tralasciando il microcosmo italiano, in cui il francese è il giocatore più odiato in assoluto per via della sua nazionalità e di quel famoso 360 nella sfida tra Italia e Francia alle Olimpiadi, l’ex Jazz è comunque un giocatore considerato antipatico dal fandom NBA, sia per alcuni comportamenti extra-campo (per esempio quando toccò tutti i microfoni in periodo COVID) che per il giocatore che è.

Rudy è da sempre un difensore del pitturato eccezionale, un ottimo rimbalzista, ma un attaccante a dir poco limitato. Non è il prototipo di giocatore che il pubblico ama, ma i difensori tosti piacciono comunque perché sono sempre utili in qualunque squadra. Il problema è che quando vinci 3 DPOY, raggiungi uno status da stella e tutti si iniziano ad aspettare qualche successo in post-season. Di questi successi però non c’è ancora traccia e il pubblico si è stancato di aspettare. 

Dopo gli insuccessi in maglia Jazz, nessuno dava più fiducia a Gobert come giocatore adatto ad una squadra che punta al titolo. L’anno scorso, dopo il tanto discusso trasferimento ai TWolves, in effetti non è riuscito a smentire queste malelingue, ma quest’anno è tutto diverso. Minnesota è seconda a Ovest e assomiglia sempre più a una contender, anche grazie alla difesa del gigante francese. Gli Wolves sono la miglior difesa della Lega, a dimostrazione dell’importanza di avere un’ancora difensiva di livello. Gobert sopperisce alle gigantesche lacune difensive di Towns, che non è mai stato un buon rim-protector e rende l’area di Minnesota inespugnabile. 

Tutto questo però non è abbastanza valorizzato dal pubblico NBA, che, dopo tanti anni e tanti DPOY, sembra dare per scontato un simile apporto difensivo. Ciò che deve fare Gobert affinché il mondo NBA torni ad apprezzarlo è avere successo ai playoff. Questa stagione potrebbe essere quella buona per gli Wolves per andare avanti e fare un buon percorso in post-season. Tanto dipende dalla difesa del francese, che ha come tallone d’Achille la difesa perimetrale. Se coach Finch troverà il modo di nascondere le debolezze del suo giocatore, la sua squadra potrà dare dei grossi grattacapi a chiunque.

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