L’importante è crederci, Joel Embiid.
Avvezzo com’è a “gettare sotto il tram” come si dice in inglese, compagni di squadra e coach all’indomani dell’ennesima eliminazione ai playoffs prima del tempo (un trattamento riservato a Ben Simmons, Doc Rivers e James Harden ultimamente), non stupisce che Embiid, tra il serio e il faceto abbia ora dato “tutta la colpa agli infortuni” per il fatto che oggi non si parli di lui nei dibattiti su chi siano stati i più grandi giocatori NBA di sempre. I GOAT.
“Personalmente penso di avere abbastanza talento per esserci (nel discorso, ndr). Per poterci essere ti serve però vincere un titolo NBA, e per vincere un titolo NBA ti servono i giocatori accanto a te. Non lo fai da solo. Io so che voglio maledettamente vincere e finché non accade, bisogna capire che se non succede anche se hai fatto tutto ciò che serviva, allora forse è scritto così. pensiamoci, negli anni l’unica cosa che mi abbia davvero fermato sono stati i dannati infortuni. Ogni serie di playoffs, ogni anno c’è qualcuno che mi casca sul ginocchio, o che mi spacca la faccia con un colpo – è successo due volte. Sempre infortuni strani al momento sbagliato“.
Joel Embiid ha vinto il premio di MVP NBA nel 2023, e nel 2023-24 ha viaggiato a 34 punti di media nonostante un infortunio al ginocchio che lo ha limitato a sole 39 partite. Embiid è tornato in tempo per i playoffs e i suoi Philadelphia 76ers hanno perso al primo turno in 7 partite contro i New York Knicks.
In carriera Embiid ha subito, è vero, diversi infortuni durante i playoffs o appena prima. Nel 2018 contro Miami giocò con una maschera protettiva per una frattura al volto, la stessa cosa sarebbe successa nel 2022. Nel 2021 la star di Philadelphia si procurò una lesione al menisco durante il primo turno contro Washington e giocò sopra al dolore nella serie, poi persa, contro gli Atlanta Hawks anche a causa delle papere di Ben Simmons. Di quest’anno si è già detto.
Dopo le Olimpiadi, Embiid ci riproverà con dei Philadelphia 76ers profondamente diversi, con l’arrivo di Paul George che col centrone camerunense e con Tyrese Maxey formerà l’ennesimo “big three” di belle speranze.
Da Londra dove Joel si trova con Team USA nell’ultima tappa di avvicinamento ai Giochi, Embiid ha partecipato all’episodio inaugurale del podcast “Check Ball Show” del personal trainer Drew Hanlen. E per non venire meno alla sua doppia identità di “Troel Joel” sui social, ha sparato un paio di frecciate e dichiarazioni roboanti sulla sua dimensione NBA. “Senza i raddoppi, nella NBA fare 50 punti di media a partita. A ogni possesso non dovreste far altro che darmi la palla spalle a canestro e ogni volta segnerei o andre in lunetta. Tutte le squadre hanno quanti, due o tre lunghi, e avrebbero tutti problemi di falli“.
Qualche giorno fa Jayson Tatum aveva dichiarato, scherzando ma non troppo, che i suoi Boston Celtics freschi campioni NBA “avrebbero battuto” la versione corrente di Team USA. Embiid, sempre scherzando ma non troppo ha raccontato di come ha risposto al suo compagno di squadra in nazionale e rivale storico: “Boston ha vinto perché ha un super team, io se una volta faccio 5 su 20 dal campo gli altri ci spazzano via. Se i Celtics possono essere una dinastia? Non lo so, il nuovo CBA ha cambiato molte cose e quest’anno c’erano troppi infortuni a Est, io compreso. Ma l’anno prossimo ci saremo“.