La vita di DeMarcus Cousins è un pozzo di esperienze che giocano sul filo labile dell’equilibrio. Il talento cestistico,che per anni lo ha visto tra i principi dei cosiddetti “lunghi”, si è progressivamente sgonfiato. Questo si è adagiato alla dura realtà che accoglie una duplice rottura del legamento crociato, e si è ulteriormente disfatto grazie alle continue vicende comportamentali del nativo di Mobile, Alabama.
Un carattere burrascoso e mai domo, invincibile ai fatti e restio al miglioramento. Per Cousins un certo modo di approcciarsi è stato l’hybris della sua ultradecennale carriera, trascorsa in numero variegato di franchigie.
Tra queste, centrale è l’esperienza ai Sacramento Kings, la squadra che lo scelse al draft 2010 e che gli consentì di mostrare al grande pubblico le sue indubbie doti di cestista.
In sette anni passati in California, Boogie colleziona prestazioni convincenti a scivoloni del tutto evitabili. Celebre è il doppio litigio che consuma nella stagione da rookie, con staff e coach Westphal, che gli vale la nomea di giocatore fumantino.
Tuttavia, almeno sul campo, i numeri sono tutti dalla sua parte. Ogni annata vede in perpetua progressione il fondamentale del tiro dove nella campagna 2016\17 riesce a toccare picchi che sfiorano il 50% da due e il 40% da oltre l’arco.
Se per Cousins il livello continua ad alzarsi, la stessa cosa non può dirsi per l’intera organizzazione societaria, che balla nell’incertezza di un flusso continuo di cambi nell’area tecnica e dirigenziale.
Ad anni di distanza, nell’intervista rilasciata a Andscape, l’attuale centro dei Nuggets è tornato sul periodo poco gratificante passato ai piedi del (oggi) Golden 1 Center:
“Facevano schifo prima che arrivassi. Facevano schifo quando ero lì. Hanno fatto schifo dopo che me ne sono andato. Cosa ha fatto Sacramento per me? Oltre a dire il mio nome il giorno del draft? Ho fatto più io per loro piuttosto che loro per me. Questo è solo essere onesti. Essere onesto al 100%. Ho avuto due proprietari, tre GM, sette allenatori in sette anni. Non c’è molto altro da dire”.
Sono parole che rispecchiano perfettamente la spavalderia del personaggio, sempre diretto e conciso in ogni uscita. In tale occasione lo è stato talmente tanto da meritarsi le attenzioni dell’allenatore che lo guidò nella stagione 2015\16: George Karl.
Tra i due ci furono numerosi screzi durante il periodo di permanenza dell’ex allenatore tra le altre del Real Madrid, condite successivamente da alcune provocazioni via web. In questa occasione, Karl ha risposto per le rime alle invettive lanciate da Cousins a tutta l’organizzazione di Sacramento.
“Ti hanno pagato circa 50 milioni di dollari e ti hanno dato l’opportunità di giocare a basket da professionista, per mantenerti”