Non poteva che aspettarsi fischi e un’accoglienza fredda a Sacramento De’Aaron Fox, dopo le sue parole orgogliose alla vigilia del suo primo ritorno da avversario contro i Kings che ha lasciato via trade a febbraio alla deadline, direzione San Antonio Spurs.
Fox si è lasciato alle spalle una squadra in lotta per i playoffs, i Kings, per una che anche per causa di forza maggiore sarà ancora da lottery e da draft, almeno per quest’anno secondo i piani. Col rientro si spera a pieno regime di Victor Wembanyama gli Spurs mirano in alto ma questa sarà una storia per il futuro. Oggi ci sono i risultati e il 127-109 con cui i Sacramento Kings hanno battuto San Antonio senza appello, Fox ha segnato 16 punti con 8 assist e a ogni tocco di palla il pubblico del Golden 1 Center lo ha fischiato sonoramente. Salvo poi concedergli almeno l’onore di una standing ovation nel nome dei bei ricordi quando i Kings hanno proiettato un video tributo dei suoi 8 anni da point guard e star della squadra.
In campo non c’è stata partita, De’Aaron Fox sta giocando sopra a un infortunio al dito che in estate andrà operato, Zach LaVine dall’altra parte ha segnato 36 punti con 7 su 11 da tre, per DeMar DeRozan 19 punti con 9 rimbalzi e 7 assist, i Kins erano privi di Domantas Sabonis quindi la reunion con Fox è stata giocoforza parziale. Per gli Spurs sono Stephon Castle s’è fatto notare con 25 punti dalla panchina.
La reunion, Fox l’aveva preparata a suo modo con delle dichiarazioni orgogliose, con le quali aveva allontanato ogni responsabilità per la cacciata a gennaio di coach Mike Brown, anche a seguito di alcuni dissapori col giocatore, e buttato la colpa sul management dei Kings. “Ho pensato quando Brown è stato esonerato, che avrei giocato per il quinto allenatore in8 anni qui a Sacramento. E ho detto loro che non l’avrei fatto, che non avrei giocato per un altro coach ma avrei giocato per un’altra franchigia direttamente“.
Brown era stato esonerato dopo un KO contro i Detroit Pistons di inizio gennaio, quando il coach aveva criticato l’atteggiamento dei suoi e la poca attenzione, anche di Fox nei frangenti decisivi delle partite e in difesa. 48 ore dopo il front office e la proprietà avevano deciso per un cambio, promuovendo l’assistente allenatore Doug Christie come head coach. Fox era stato indicato come uno dei “mandanti“, cosa che il giocatore respinge con forza: “Ma come, cacci l’allenatore e non me lo vieni neppure a dire? Tutta la colpa me la sono dovuta prendere io ma non mi è pesato. Ma come organizzazione tra i tuoi compiti dovrebbe esserci quello di proteggere i tuoi giocatori e (i Kings, ndr) non lo hanno saputo fare. Non mi hanno supportato“.
Da qui la decisione, maturata in fretta, di chiedere la trade e di chiedere espressamente di andare ai San Antonio Spurs. “Non c’erano più le condizioni e dopo che avevano cacciato Brown, sapevano come sarebbe andata a finire una volta terminato il mio contratto con loro, e dopo che avevano deciso di esonerare l’ennesimo coach“, e sugli Spurs: “Nessuna lista, niente. Volevo andare solo a San Antonio e anche qui in tanti hanno detto che facendo così ho arrecato danno alla franchigia. Ma si tratta della mia carriera e il mio lavoro non è aiutarti a costruire una squadra decente, e io non volevo andare ovunque mi avrebbero spedito, volevo scegliere io“.
Nel suo risentimento, De’Aaron Fox ha accusato i Sacramento Kings di non avergli mai messo accanto il giocatore che lui avrebbe voluto, un’ala versatile. Sacramento ha trovato al draft un giocatore come Keegan Murray e per mesi ha inseguito Pascal Siakam sul mercato quando il camerunense era in uscita da Toronto, senza successo. Con Fox e Sabonis i Kings hanno vinto 48 partite nel 2022-23 e 46 l’anno successivo, senza però superare mai il primo turno ai playoffs. “Ho sempre e solo chiesto loro un giocatore del genere, le migliori squadre della NBA oggi a parte gli Warriors con Curry, hanno un’ala come miglior giocatore. Servono le ali per vincere nella NBA“.